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16 Giugno 2016 - 11:38
Libero Ciuffreda
Sono contrario alla fusione dei due comuni e spiego il perché. I vantaggi della fusione per incorporazione sono legati esclusivamente ai contributi/agevolazioni che i Comuni “fusi” ricevono dallo Stato e dalla Regione. I vantaggi economici sono “garantiti” dalla ragioneria dello Stato solo per i primi 3 anni e poi si vedrà... Gli svantaggi sono purtroppo evidenti: mettere insieme i problemi dei Comuni senza risolvere i problemi dei cittadini. Del resto, anche a livello nazionale, ci raccontano che l’Italia non può permettersi 8 mila comuni... Sicuri? Sono anni che raccontano che la ripresa economica è imminente eppure fabbriche e negozi continuano a chiudere. Ci ripetono che le tasse devono diminuire ma la pressione fiscale aumenta. Una classe politica che ci racconta dell’inefficienza delle proprie aziende pubbliche per poi vantarsi, al termine della campagna elettorale, d'aver fatto assumere i propri “amici”. Chi ha creato il danno non può risolverlo. Se guardiamo il resto d’Europa la direzione è completamente diversa dalla italica fusione. Sia la Francia che la Germania “superano” abbondantemente l’Italia. Senza voler approfondire troppo l’impressione è comunque chiara: gli 8.000 comuni italiani non sono troppi. L’italica volontà di “fondere” i Comuni non è neanche nel “tagliare i costi della politica” come qualcuno vuole insinuare o di diventare più grandi per contare di più. Come al solito, il problema non è nella dimensione (lo sanno anche gli adolescenti), ma nei modi in cui i comuni italiani erogano funzioni e servizi ai cittadini. Se è vero che i comuni di Francia e Germania sono di più, è anche vero che hanno strutture e funzionamenti differenti. Perché raccontarci che il Chivassese, fondendosi in un unico Comune, conterà di più rispetto a Torino? Per saperlo chiedete ad un torinese quanto conta la sua circoscrizione – ognuna amministrata con un Presidente e da un consiglio democraticamente eletto dai torinesi – rispetto alle decisioni prese dal Consiglio Comunale di Torino. Poco o nulla! In Francia, a differenza dell’Italia, ci sono 36.000 comuni, oltre il 95% di essi fa parte di un ente (l'EPCI) che riunisce più di dieci Comuni, per un totale di circa 20.000 abitanti. All’interno di questo ente le scelte politiche vengono prese da un’assemblea eletta dai Comuni che ne fanno parte. L’ente dispone di bilancio finanziario e personale dedicato, ed è sostanzialmente il reale amministratore del territorio. In Germania ci sono 12.000 comuni, organizzati in comunità di lavoro intercomunale, le unioni di scopo e i "comuni complessi". E in Italia si può fare? La Città Metropolitana di Torino è suddivisa in zone omogenee caratterizzate da contiguità territoriale e con una popolazione non inferiore a 80.000 abitanti. La sfida è dare autonomia economica alle zone omogenee dotandole di governo rappresentativo dei Comuni membri, sul modello franco-tedesco e non su un progetto d’impoverimento identitario che mira all’allontanamento dei cittadini dalla politica della città. E se un Sindaco si è stancato di fare il Sindaco si dimetta e non proponga l’estinzione del proprio Comune! Se vogliamo dare un futuro a questo paese non basta aspettare e sperare, occorre partecipare! Che ognuno si impegni in prima persona se vuole che le cose cambino, perché solo insieme possiamo farcela!
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