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27 Novembre 2015 - 10:56
Marijuana (foto d'archivio)
Una sola varietà di marijuana, potente e geneticamente modificata, sta spodestando la vecchia 'erba' nel mercato del narcotraffico italiano: è quanto emerge da uno studio realizzato dal mensile Il Test Salvagente, che ha condotto test di laboratorio su campioni prelevati in piazze di spaccio a Roma, Milano, Torino, Monza e Perugia.
"Ci troviamo di fronte a una marijuana dopata che ha poco a che vedere con la cannabis che circolava 10 o 15 anni fa", ha spiegato il direttore de Il Test Salvagente, Riccardo Quintili, aprendo il dibattito a cui hanno partecipato vari parlamentari, tra cui numerosi firmatari del ddl 3328 il cui esame è iniziato oggi nelle commissioni riunite Giustizia e Affari Sociali della Camera. "Quella di oggi, se escludiamo il campione che abbiamo acquistato a Monza, è molto potente ed è difficile definirla 'droga leggera', con il suo contenuto del 10% di Thc". Inoltre, ha sottolineato, "la marijuana testata è praticamente uguale a prescindere dalla piazza di spaccio in cui è stata acquistata e in ogni caso, oltre a non avere nessuna delle caratteristiche tipiche dell'erba coltivata all'aperto, è chiaramente il frutto di una selezione genetica intensa, probabilmente associata alla modificazione transgenica. La politica basata sulla repressione delle droghe leggere - ha detto ancora Quintili - è una strada senza uscita e lo dimostra la storia di questi anni e la scelta che molti altri paesi stanno facendo verso vie alternative allo spaccio clandestino".
"La ricerca de Il Test Salvagente rovescia un luogo comune - ha spiegato il senatore dem Luigi Manconi - che il proibizionismo ha cercato di diffondere per bloccare le opportunità derivanti dalla legalizzazione. Qual è il trucco? 'Voi - ci dicono - parlate di legalizzazione di una sostanza che è diventata micidiale': ma queste trasformazioni sono il prodotto - ha detto Manconi - del regime di illegalità in cui queste sostanze sono vissute". Da parte sua Rita Bernardini dei Radicali Italiani ha evidenziato come in Italia "finora non si sia tenuto neanche un dibattito in sede istituzionale sulla denuncia della Dna, rilanciata dalla Commissione Antimafia, sulla impossibilità di contrastate lo spaccio delle droghe leggere". Roberto Saviano, intervenuto con un videomessaggio, ha chiesto al governo, "che non è stato eletto, di prendersi la responsabilità di decidere la strategia per avviare la legalizzazione, che però dovrebbe essere fatta da subito. Non senza - ha concluso - iniziare un confronto con chi legittimamente è contrario alle ipotesi di legalizzazione". Per il capogruppo M5S al Senato, Alberto Airola (e secondo firmatario a Palazzo Madama del ddl 3328) "la legalizzazione della cannabis - termine che sarebbe preferibile utilizzare - aiuterebbe a rompere un muro di disinformazione totale, aprendo la strada all'utilizzo di queste sostanze per scopi terapeutici". Da ultimo per il senatore Benedetto della Vedova (Gruppo Misto) "legalizzare significa aprire a un mercato legale, capace di contrastare quello illegale, che sottrarrebbe la marijuana alle mafie, su cui inoltre si potrebbe anche applicare una tassa che finirebbe nelle casse dello Stato".
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