Si chiude con la conferma della prescrizione, per l'ex premier Silvio Berlusconi e per suo fratello Paolo, editore del quotidiano 'Il Giornale', il processo Unipol nel quale Piero Fassino si è costituito parte civile per la vicenda della pubblicazione illegale della telefonata con Giovanni Consorte, nella quale l'ex segretario Dem si complimentava per la scalata, poi fallita, alla Bnl dicendo "abbiamo una banca". La Cassazione ha infatti respinto i ricorsi dei due fratelli Berlusconi che volevano il proscioglimento nel merito anziché la dichiarazione di "non luogo a procedere per intervenuta prescrizione" emessa al termine del processo di appello, il 31 marzo 2014, dalla corte di Milano. Diventa definitivo, quindi, il diritto di Fassino, attuale sindaco di Torino, ad essere indennizzato con 80 mila euro per i danni subiti. Nella sua requisitoria, la procura della Cassazione rappresentata dal pg Francesco Salzano, aveva messo in evidenza come, da parte di Silvio Berlusconi, ci fosse "la piena consapevolezza che si trattava di una telefonata coperta da 'omissis' che avrebbe avuto un impatto enorme sui mass media, tanto che la frase 'abbiamo una banca' è rimasta nella memoria collettiva". Il pg inoltre ha ricostruito la cena svoltasi ad Arcore, la vigilia di Natale del 2005, durante la quale all'allora premier fu fatta ascoltare l'intercettazione trafugata contenuta in una chiavetta audio. Il 'regalo' di Natale gli fu portato dal fratello Paolo e da Raffaelli e Favara, altri due coimputati in questa vicenda che sono stati giudicati separatamente, uno con patteggiamento e l'altro con rito abbreviato. "Si era nell'imminenza di una rilevante tornata elettorale nella quale i sondaggi ipotizzavano una netta vittoria della coalizione politica guidata da Romano Prodi", ha ricordato l'avvocato Carlo Grosso, difensore di Fassino che di quella coalizione rappresentava il partito maggiore. "Evidentemente quella notizia era molto succosa - ha proseguito Grosso - e nessuno poteva mai pensare che una notizia di tale rilevanza politica potesse essere pubblicata senza l'avvallo di Silvio Berlusconi che era la persona che ne avrebbe avuto vantaggio politico". Quella pubblicazione, avvenuta il 31 dicembre del 2005 e protrattasi per alcuni giorni sul quotidiano della famiglia Berlusconi, "esplose e rimbalzò anche sui media internazionali", ha ricordato Grosso. Le elezioni furono vinte da Prodi con un margine risicatissimo di poco più di centomila voti e in molti attribuirono anche all'intercettazione Fassino-Consorte, resa nota, il cattivo risultato elettorale. Senza successo i legali di Silvio Berlusconi hanno sostenuto che durante quella cena l'ex premier si "addormentò" e al risveglio non mostrò nessun interesse per quella intercettazione. Respinta anche la tesi della competenza territoriale di Monza rispetto a Milano. Silvio e Paolo Berlusconi sono stati difesi dagli avvocati Niccolò Ghedini, Piero Longo e Federico Cecconi.
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