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Favria
03 Giugno 2023 - 15:29
La lingua russa.
Il 6 giugno è la giornata mondiale della lingua russa istituita nel 2010 dalle Nazioni Unite e viene festeggiata con eventi culturali, letture, conferenze, concerti e spettacoli dedicati alla storia, alla letteratura e alle tradizioni della Russia. È stato scelto il 6 giugno in occasione della ricorrenza della nascita di Puskin, considerato l’innovatore della lingua e il fondatore della letteratura russa moderna.
Pensate che il russo è l’ottava lingua più diffusa al mondo, oltre ad essere la lingua ufficiale della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, il russo è una delle sei lingue ufficiali delle Nazioni Unite e lingua obbligatoria per tutti coloro che lavorano presso la Stazione Spaziale Internazionale. Insieme all’ucraino e al bielorusso, il russo fa parte delle lingue slave orientali, tutte scritte in alfabetici cirillico La lingua russa si originata a partire dal XIII secolo dallo slavo orientale, il russo è stato lingua di comunicazione ufficiale nell’impero zarista e quindi nell’Unione sovietica. Per questo ancora oggi si può lavorare a Tbilisi o a Baku, ad Astana, Minsk utilizzando il russo.
Come tutte le lingue, anche quella russa è uno straordinario veicolo di cultura. E se la cultura e la storia russe sono segnate dai paradossi, il russo è uno di questi, una lingua tanto viva e duttile, quanto morta e sclerotizzata. Il russo vivo ha saputo accogliere in sé sia la raffinata tradizione spirituale greco-bizantina, sia la componente asiatica dei tataro-mongoli con la loro pratica pagana del potere e del commercio; ha poi ospitato le lingue dei suoi riferimenti culturali e politici: i prestiti dalle lingue del nord Europa introdotti da Pietro il Grande, il francese della corte di Caterina II e della società cosmopolita di inizio Ottocento, l’italiano degli architetti e dei musicisti, fino ai tanti anglicismi entrati dopo il crollo dell’Unione sovietica. La lingua russa dimostra questa capacità di arricchirsi facendo trasparire l’esperienza dalla forma stessa delle parole, per cui l’orso è chiamato “mangiatore di miele” e l’avverbio “sufficiente” indica ciò che arriva al livello del desiderio.
Accanto a tanta vitalità emerge il rigor mortis dell’ideologia parlata dalla propaganda, che uccide i significati delle parole vive o le sopprime del tutto, è stata chiamata anche “lingua di legno” per il suo carattere rigido, burocratico e astratto.
Questo è successo alla lingua nell’età sovietica, e la resistenza si è combattuta nel russo stesso, quello della letteratura clandestina e della poesia, ma anche degli affetti e dell’intimità quotidiana. Oggi il russo è occupato dall’ideologia della guerra. Ma ha scritto uno scrittore russo: “Non c’è niente che sia del tutto morto: ogni senso avrà la sua festa di resurrezione”.
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