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01 Settembre 2015 - 17:54
Expo 2015
Il cibo contiene in sé quell'elemento di sacralità che può portare al dialogo universale. E' su questa base che undici rappresentanti delle maggiori religioni del mondo hanno firmato oggi a Expo la Carta di Milano, il documento che rappresenta la vera eredità di Expo Milano 2015 e che impegna governi, imprese e società civile ad attuare delle azioni concrete per combattere la fame nel mondo. In occasione della 'Giornata per la salvaguardia del creato' buddisti, induisti, cristiani, ortodossi, evangelici, imam, rabbini hanno firmato il documento simbolo di Expo e condiviso i loro cibi tradizionali, nel segno del dialogo e del confronto su un tema, come quello dell'alimentazione, che è sacro per ognuno di loro. Nel corso della cerimonia 80 rappresentanti dei Paesi che partecipano a Expo hanno sfilato con i loro piatti tradizionali, poi benedetti dai rappresentanti religiosi e condivisi al termine dell'evento. A Expo il cibo è diventato così dialogo e condivisione come ha sottolineato il commissario unico dell'evento, Giuseppe Sala: "ogni religione ha a che fare con il cibo in relazione ai momenti, ai simboli e ai riti più alti della sua pratica - ha detto nel suo discorso di saluto -.
Ognuno di voi è qui in nome della sacralità del cibo proprio per fare un passo verso gli altri, per non chiudersi nel proprio recinto di convinzioni ma per aprirsi a una dialogo che trova proprio nel cibo un suo linguaggio trascendente e dunque universale". Oltre a quella religiosa il cibo ha avuto anche una benedizione laica, in italiano, inglese e francese. A recitare le parole dedicate al cibo e al nutrimento, di un monaco taoista tibetano, sono stati alcuni giovani provenienti da Ucraina, Egitto, Croazia e Burundi. "Questa giornata è carica di significato perché fa riflettere sulla sacralità e la potenza del cibo per il dialogo globale - ha commentato il ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina -. Il cibo è strumento di comunione tra esperienze religiose diverse ha una potenza che ci racconta anche la Carta di Milano, grande sfida per il futuro rivolta alla comunità internazionale e anche ai rappresentanti delle maggiori religioni del mondo". Oltre ai rappresentanti di 80 Paesi anche cinque membri della società civile hanno portato il loro cibo in segno di condivisione, a tutti loro si è aggiunto lo chef stellato vegetariano, il primo in Europa, Pietro Leemann che ha cucinato del riso basmati con verdure. "I valori della Carta di Milano trovano dei custodi nei rappresentanti delle religioni del mondo - ha detto il vicario episcopale della Diocesi di Milano, monsignor Luca Bressan - perché il diritto al cibo deve essere patrimonio condiviso".
Ogni rappresentante religioso ha raccontato il valore del cibo nella sacralità dei propri riti: per il buddismo "se il cibo non c'è non si può esprimere la spiritualità dell'uomo", ha spiegato l'abate del Monastero Zen, Carlo Tetsugen Serra. Per il pensiero ebraico il compito dell'uomo è invece quello di "rendersi conto delle necessità della terra e dei suoi abitanti e gestire i rapporti tra di loro", ha aggiunto il Rabbino della comunità ebraica di Milano, Elia Richetti. Ognuno ha portato il messaggio del proprio credo per dire una cosa sola, che il cibo unisce ed è fonte di confronto e di dialogo con l'obiettivo di avere un mondo più equo.
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