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23 Luglio 2015 - 10:11
Il ragù napoletano arriva a Expo in nome e nel segno di un ambasciatore speciale: Eduardo De Filippo. Nell'ambito delle attività 'La terra del buono', organizzate dal polo agroalimentare 'Eccellenze campane', a Piazza Irpinia a Expo è stata dedicata una giornata alla preparazione del vero ragù napoletano.
Tradizionalmente richiede almeno 9 ore di cottura. A cucinarlo, con tanto di showcooking e degustazioni in tre diversi momenti della giornata, è stato lo chef Antonio Tubelli, proprietario del ristorante 'Timpani e Tempura', nei quartieri spagnoli di Napoli. Tutto in nome di Eduardo. Tra una degustazione e l'altra il protagonista, infatti, è stato Eduardo De Filippo, fisicamente presente nelle forme della statua di legno collocata davanti allo spazio di Piazza Irpinia. La statua riproduce un momento della scena del caffè di "Questi Fantasmi". Vicino alla statua sono state lette poesie dedicate alla cucina tratte dal libro di Eduardo "Si cucine cumme vogl'i'". "Eduardo è un simbolo, ancora vivente, della napoletanità, di una Napoli che vive nei ricordi di quelli come me - ha detto Tubelli -. E anche il ragù, spesso presente nelle sue commedie, è un simbolo della nostra giovinezza. Mi viene in mente 'Sabato, domenica e lunedì', quando i momenti della storia sono scanditi dalle varie fasi della preparazione del ragù: si inizia a cuocere il sabato notte e si conclude nel pranzo di domenica e lunedì". Nei capolavori di Eduardo il cibo è spesso una sorta di personaggio.
"La centralità del cibo è una caratteristica che Eduardo eredita da Scarpetta - ha ricordato Tubelli -. In 'Miseria e nobiltà' c'è per esempio la charcuterie napoletana, la tradizione dei pranzi portati a casa".
Nelle commedie della tradizione napoletana il cibo viene trattato "come un momento di convivialità, un aspetto importante della vita, perché se non mangi non vivi - ha continuato Tubelli -. E' una cosa così ovvia, perciò oggi non riesco proprio a capire quelli che vedono il cibo quasi come una cosa dalla quale non si deve essere contagiati". E' nostalgico, Tubelli, mentre gira la sua passata che si fa sempre più densa, osservando con attenzione persino le bolle, che descrive come "piccoli vulcani che fanno capire come sta andando la cottura". "Quando ero giovane mangiare non era poi così scontato, la carne era una rarità e il ragù durava per una settimana. E' un mondo che sta scomparendo. Non lasciamo che scompaia. La commedia che scriverebbe oggi Eduardo - ha concluso lo chef - sarebbe 'Napoli milionaria'. Ma forse non scriverebbe più 'Addà passà 'a nuttata'...".
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