Il sogno che fu di Adriano Olivetti è diventata realtà con Michele Ferrero. E' il sogno di unire in una azienda "profitto, solidarietà sociale e cultura".. In questi termini il presidente di Ferrero, ambasciatore Francesco Paolo Fulci, ha ricordato a Expo la figura di Michele Ferrero. Lo ha fatto in un evento organizzato dal Gruppo per celebrare i 30 anni della Fondazione Ferrero, presente per l'occasione anche la vedova di Michele, signora Maria Franca Ferrero, che ha ricordato il marito con una sola frase: "di lui ho mille ricordi, tutti bellissimi". La 'Fondazione Piera, Pietro e Giovanni Ferrero' nacque nel 1983 da un'idea di Michele. Volle "fare qualcosa" per quando andavano in pensione i suoi dipendenti: dopo aver contribuito a creare prodotti innovativi per il gruppo di Alba, "dovevano" poter continuare a sentirsi utili, "a imparare cose nuove". A patto che "le restituissero alla comunità". Nacque così la Fondazione, che incarna il principio di "restituzione sociale" a cui Ferrero si ispira. "Lavorare, creare, donare" è il motto della Fondazione. Che ha una duplice vocazione, come ha ricordato il presidente Fulci: da un lato "guarda al benessere e al miglioramento della vita degli ex dipendenti, alla loro socialità; e dall'altro a iniziative culturali a favore della comunità". C'è una foto ingiallita conservata negli archivi Ferrero di Alba, ha ricordato Fulci, che racconta il giorno esatto in cui Michele Ferrero ebbe l'idea di creare una Fondazione. E' stata scattata il 28 ottobre del 1983 al Castello di Grinzane Cavour e mostra l'imprenditore che parla dal palco a un gruppo di manager e dipendenti. Accanto a lui, la moglie. In quella occasione Ferrero "parlò della vecchiaia e di come questa fase della vita non venisse valorizzata a dovere". L'imprenditore non chiese soldi e aiuto a nessuno e stanziò subito per la neonata Fondazione la cifra record per l'epoca di 1 miliardo di lire. Dalle parole ai fatti concreti, "come solo lui sapeva fare" ha ricordato Fulci. E la regia di questa nuova creatura, per lui di estrema importanza, fu subito affidata alla persona che Michele Ferrero aveva più vicina, quella di cui si fidava di più, la moglie Maria Franca, che ancora oggi è presidente. Nella Fondazione Michele ha riversato lo spirito con cui faceva impresa, nell'interesse prima di tutto dei consumatori e dei suoi dipendenti, oltre che della comunità che deve ricevere i frutti di questo lavoro. "La gente lo adorava - ha ricordato Fulci - perché trattava tutti allo stesso modo dal più umile al più potente". Riservatezza, fede religiosa e nelle cose ben fatte, amore per la qualità che diventa quasi ossessione, sono le caratteristiche di Michele Ferrero imprenditore e uomo. Lo ha ricordato così il direttore de 'La Stampa', Mario Calabresi, che è stato uno dei pochi se non l'unico giornalista che ha trascorso alcune ore in sua compagnia, allo stabilimento di Alba. L'eredità che Michele Ferrero lascia al mondo dell'impresa è quella "di pensare diverso dagli altri, almeno 50 anni prima che Steve Jobs lanciasse il suo motto 'think different'". In un periodo in cui si decreta il successo di un prodotto in tre mesi "lui ha insegnato che bisogna avere fede nelle proprie intuizioni e che devi tenere duro". E' la costanza e la pazienza dei contadini delle Langhe "che piantano anche per i figli, per i nipoti e sanno che il raccolto non arriverà il giorno dopo - ha concluso Calabresi - E' una grande storia industriale e contadina che insegna come a qualunque età si può innovare".
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