Giunsero con gli sci incendiando sia il Comando partigiano della VII Divisione “Garibaldi”, sia la Cascina della 76^ Brigata Togni. Era il
29 gennaio del 1945 e, da allora, tutti gli anni, l’Anpi di Ivrea e l'Anpi di Valle Elvo si radunano all’area monumentale di Lace Donato per ricordare l’attacco dei tedeschi di stanza a Borgofranco di Ivrea. Sul posto caddero
Aldo Gariazzo (Dante) e
Piero Crotta (Abbondanza) cui si aggiunsero altri dieci partigiani (tra cui
Walter Filliack, medaglia d’oro per la Resistenza) fatti prigionieri e poi giustiziati.
I nomi sono incisi su una pietra che si alza a ridosso della baita. L'appuntamento è per sabato 29 gennaio alle 20, con brevi riflessioni, la fiaccolato, canti, letture e vin brulè.

Lo scorso anno, a causa della pandemia, l'Anpi di Ivrea aveva preferito disertare. Nel 2020, invece, scoppiò una piccola polemica tra le due Anpi con la decisione dei padroni di casa di non far suonare il Coro Bajolese, (pronto a raccontare sofferenze, patimenti e gioie di un periodo irripetibile) per dare spazio a degli attori chiamati a leggere le biografie dei Caduti. Una comparsata umiliante per un coro conosciuto e riconosciuto internazionalmente. E poco importa se gli stessi attori avrebbero gradito degli intermezzi canori. Il No! del “padrone di casa” era stato implacabile. Si comincia da qui e si finì con il litigare su quella splendida tradizione di scandire i nomi dei caduti
per poi urlare in coro
“Presente”. “Troppo fascista” avrebbero detto i biellesi e così gli eporediesi si spostarono un po’ più in là per continuare a fare quel che avevan sempre fatto.
“Da anni, da quando sono iniziate le cerimonie della Memoria – commentava Mario Beiletti dell’Anpi di Ivrea –
q
uando i Partigiani seppellivano i loro compagni caduti, il grido “Presente!” echeggiava dopo il nome proprio e quello di battaglia. Significava: “Tu sei ancora con noi, combatti al nostro fianco”. Ora qualcuno ha “scoperto” che quel grido era usato anche dai fascisti repubblichini. Ma va? Non lo sapevano i nostri Partigiani che lo usavano? Certo, ma su ogni cosa occorre ragionare e ben ponderare…”.
Walter Filliack, "Gennaio", "Martin"
Compagno di
Giorgio Issel, che come lui diverrà partigiano e uomo di punta della Resistenza italiana, studiò al Liceo scientifico Gian Domenico Cassini di Genova. Espulso per motivi politici, completò gli studi privatamente presso la facoltà di chimica industriale di Genova. All'università conobbe
Giacomo Buranello, assieme al quale il 10 ottobre 1942 sarebbe stato arrestato e deferito al Tribunale Speciale per la difesa dello Stato, quindi recluso nel carcere di Regina Coeli. Tornato in libertà nel 1943 a causa della caduta del regime, entrò nei GAP genovesi col nome di battaglia di Gennaio. In seguito fu commissario politico della III Brigata Garibaldi Liguria. Nella primavera del 1944, questa formazione partigiana si disperse dopo un furioso combattimento con la Wehrmacht. Fuggì in Svizzera, a Lugano, dove fu internato. Riuscì comunque a creare una rete di contatti che gli permisero il rientro in Italia. Nell' agosto 1944 Gennaio raggiunse la Valle d'Aosta, dove cambiò il nome di battaglia con quello di Martin. Fu inviato a Champorcher a svolgere le funzioni d Commissario Politico di Valle e alla fine di ottobre fu inviato a svolgere il ruolo di Commissario Politico della 76° Brigata Garibaldi, partecipando e dirigendo numerosi scontri con l'esercito tedesco e i fascisti della Repubblica Sociale Italiana operanti a nord del Canavese e del Biellese. A inizio anno fu chiamato a far parte del comando della VII Divisione Garibaldi, che comprendeva la 76°, la 176° e la 112° Brigata. Una spiata nei pressi di Ivrea portò nella notte tra il 29 e il 30 gennaio 1945 all'arresto di Fillak e dell'intero comando partigiano della VII Divisione nella frazione Lace del comune di Donato, eccetto il vicecomandante
Diego Prella. Le due baite del comando della VII° e del comando della 76° furono accerchiate da mercenari delle forze Naziste. Nello scontro a fuoco morirono
Abbondanza (Pietro Crotta), staffetta del Comando e
Dante (Aldo Gariazzo), ispettore di Brigata. Furono catturati con lui:
Mak (Ugo Macchieraldo) ufficiale amministratore di Divisione,
Pirata (Piero Ottinetti) furiere,
Bandiera I° (Attilio Tempia), comandante di Brigata,
Battisti (Luigi Gallo) Commissario Politico di Brigata,
Riccio (Riccio Orla) staffetta,
Pallino (Allideo Molinatti),
Frankenstein (Renato Tua),
Testarin I° (Luigi Viero),
Ugo (Alfieri Negro) ,
Basso (Renzo Migliore). Tutti i prigionieri furono giustiziati nei mesi a seguire, a Ivrea, Cuorgné, Alpignano. Scrisse prima di morire impiccato dai tedeschi (da Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana (8 settembre 1943 - 25 aprile 1945)):
«Mio caro papà, per disgraziate circostanze sono caduto prigioniero dei tedeschi. Quasi sicuramente sarò fucilato. Sono tranquillo e sereno perché pienamente consapevole d'aver fatto tutto il mio dovere d'italiano e di comunista.
Ho amato sopra tutto i miei ideali, pienamente cosciente che avrei dovuto tutto dare, anche la vita; e questa mia decisa volontà fa sì che io affronti la morte con la calma dei forti.
Non so altro che dire. Il mio ultimo abbraccio Walter Il mio ultimo saluto a tutti quelli che mi vollero bene.»
La mattina dell'esecuzione, il 5 febbraio 1945, vicino a Cuorgnè, successe un imprevisto, la corda si spezzò durante l'impiccagione. I nazisti non ebbero tuttavia pietà e, procuratisi una nuova corda, portarono a termine l'esecuzione. Riconoscimenti • Genova gli ha dedicato una via nel quartiere di Sampierdarena. • Il Liceo scientifico Gian Domenico Cassini ha dedicato a lui e ad altri ex alunni partigiani (Giacomo Buranello, Giorgio Issel, Silvano Stacchetti) una lapide ad eterna memoria posta sopra l'ingresso dell'aula magna dell'istituto. • Ivrea gli ha dedicato una piazza nel centro storico. • Cuorgnè gli ha dedicato una lapide nel luogo in cui venne giustiziato; anche una via del paese è intitolata a Fillak. • Il comune di Donato, sede del comando partigiano, ha eretto un monumento alla Resistenza utilizzando i ruderi della casa incendiata dai tedeschi e ha intitolato una via a Walter Fillak. • A Montanaro, in provincia di Torino, è intitolata a lui la scuola materna statale.