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Il valore di un approccio più aperto alle culture diverse ha portato a diversi risultati
11 Settembre 2023 - 09:47
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Una domanda che mi sono fatto spesso da quando mi sono traferito in questa città e ho cominciato a interessarmi alla sua storia.
Perché a Settimo non si sono sviluppate le stesse tensioni sociali che vediamo sistematicamente emergere nelle città francesi?
Eppure negli anni sessanta c’erano tutti i presupposti.
Le banlieue nascono come quartieri dormitorio dove ospitare migliaia di immigrati. Migliaia di persone trasferite dal loro paese di origine per fornire manovalanza a basso costo utile alla ricostruzione industriale post bellica. Persone che poi hanno dovuto subire il processo di deindustrializzazione con la conseguente disoccupazione, incapacità di reintegrarsi di strati sociali più anziani, perdita di sicurezza.
Il connubio di disagio sociale e ghettizzazione sono poi sfociate nelle tensioni che ciclicamente si manifestano in proteste e guerriglie urbane.
Niente di tutto questo è avvenuto a Settimo.
La storia urbanistica di Settimo negli anni sessanta è esattamente la stessa. Proliferare di fabbriche, realizzazione di quartieri dormitorio, spesso isolati dal resto della città, dove vengono trasferite migliaia di persone provenienti da ogni parte dell’Italia.
Le cronache dell’epoca raccontano non a caso di una Settimo particolarmente difficile dove la criminalità e il disagio erano all’ordine del giorno. Una situazione decisamente complessa, in tutto e del tutto simile a quanto avveniva nelle città transalpine.
A distanza di più di mezzo secolo, in Francia non sembrano avere ancora trovato una quadra. Eppure in Francia non sono mancati gli investimenti; le azioni di recupero urbano che si sono succedute in questi quartieri non hanno generato una inversione nel processo di ghettizzazione.
Non sembra avere ottenuto alcun risultato nemmeno la politica del pugno duro; mentre noi italiani tendiamo a guardare con malcelata invidia la capacità dei francesi di “incazzarsi”, spesso ci dimentichiamo come i governi francesi non si facciano scrupolo di usare la mano pesante per contrastare le stesse proteste. Diciamo che la gendarmerie francese non ha fama di essere tenera con il dissenso.
Un pugno duro che evidentemente non è servito a molto, visto che ancora le banlieue risultano essere luoghi dove prolifera la contestazione, la violenza e la criminalità.
Nello stesso tempo, con le stesse condizioni di partenza, a Settimo non si è assistito allo stesso incancrenirsi del disagio; anzi, possiamo dire che a settimo si è assistito ad un processo virtuoso di integrazione che dovrebbe far riflettere.
Un processo che non è stato arrestato nemmeno quando all’immigrazione interna si è sostituita l’immigrazione da paesi extraeuropei.
Per cercare di capirci qualcosa ho chiesto aiuto un mio caro amico, un settimese che per anni ha vissuto e insegnato alla Parigi e che conosce da vicino entrambe le realtà.
La prima cosa che mi ha fatto notare è la differenza tra il concetto di assimilazione e quello di integrazione.
Nel caso di assimilazione, quando due culture vengono in contatto tra loro, una delle due finisce per essere completamente annullata. È l’approccio francese che non a caso hanno persino inventato il termine che lo descrive: “sciovinismo”.
Dalla Treccani il termine sciovinismo recita “Nazionalismo esclusivo, esaltato e spesso fanatico, che si risolve in un’aprioristica negazione dei valori e dei diritti degli altri popoli e nazioni.”
Nel caso dell’integrazione, anche quando una delle due culture è predominante, i rapporti sociali vengono regolati riconoscendo ad entrambe diritto ed esprimere la loro identità. Si instaura una dinamica di dialogo costruttivo e di trasformazione sociale dove le diverse culture coesistono e alla lunga contribuiscono a costruire una identità nuova.
Ecco, mentre in Francia hanno provato per anni ad assimilare algerini e tunisini (molti dei quali occorre ricordare che erano cittadini francesi, esattamente come erano italiani di vari veneti, calabresi e pugliesi), pretendendo da loro di annullare completamente le loro origini, a Settimo (ma potrebbe valere anche per molte altre località italiane) i cittadini, pur tra mille difficoltà e conflitti anche aspri, hanno lavorato e costruito insieme un modello di convivenza che alla lunga ha portato ad una storia completamente diversa.
A settimo gli immigrati sono nel tempo divenuti parte integrante della società, sono diventati protagonisti della vita comune. Non è un caso se a Settimo siano tuttora vive e attive diverse associazioni che ancora si riconoscono nella loro origine.
E se oggi il maggior problema dei cittadini sembra essere il taglio dell’erba e non la criminalità organizzata, è evidente che il modello di integrazione settimese ha funzionato…….
Di francois schnell from Strasbourg, france - Burning car in Strasbourg, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=405250
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