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Settimo Torinese
07 Marzo 2023 - 22:14
FOTO DI ARCHIVIO. Al centro Matteo Renzi, a sinistra Rivoira, e a destra Piastra
Non credo che al mondo esistano altre organizzazioni politiche che, non contente di perdere le elezioni contro gli avversari, si diano regole per poterle perdere (nell’intervallo tra una sconfitta e l’altra) anche contro se stessi.
Non basta mai, il fondo è sempre più basso e non si riesce a toccare.
Le primarie, caratteristica distintiva del Partito Democratico all’americana disegnato da Veltroni e (ahimé) per un po’ sostenuto, seppure con molte perplessità, anche dal sottoscritto, vengono disputate in genere nel mondo anglosassone, dove il bipolarismo resta ancora molto forte, per individuare il candidato alle elezioni per le cariche monocratiche (Presidenti, Sindaci, ecc.).
La partecipazione popolare, in genere definita da regole pubbliche (Leggi dello Stato), viene prevista per selezionare in ciascun schieramento politico il/la candidato/a più “mediano” ovvero rappresentativo di una coalizione ampia.
Gli iscritti ai partiti (categoria molto più ristretta) sono invece chiamati ed interessati ad assolvere alle altre funzioni che dovrebbero essere svolte dalla politica: formazione, elaborazione di programmi e progetti politici, analisi socio economiche, battaglie a sostegno dei soggetti sociali di riferimento, organizzazione di reti nazionali idonee a garantire rappresentanza e forza politica.
A capo di queste organizzazioni si pone in genere un segretario o presidente, un esecutivo, un Direttivo e un’assemblea di grandi elettori alle quale gli iscritti demandano il compito di organizzare, in modo più o meno professionale, la vita interna di queste associazioni politiche alle quali le Costituzioni democratiche riconoscono status particolari in quanto principali espressioni della libertà di esprimere le proprie idee e di organizzarsi per sostenerle.
Nel Partito Democratico no.
Le primarie sono state quasi subito trasformate in palestra per uomini e donne in carriera per posizionare se stessi e il proprio comitato elettorale nella mappa del potere interno.
Le primarie sono state quasi subito trasformate in palestra per uomini e donne in carriera per posizionare se stessi e il proprio comitato elettorale nella mappa del potere interno. Le cronache giornalistiche e a volte anche quelle giudiziarie hanno riportato scene di extracomunitari pagati pochi spiccioli per votare alle primarie candidati di cui a male pena riuscivano a pronunciare il nome, file di votanti provenienti tutti dalla stessa associazione regionale, dipendenti della stessa impresa (in genera quella del candidato), o arruolati con promesse di futuri incarichi o premi fedeltà.
Anziché porvi rimedio mettendo mano alle regole, le primarie sono andate via via peggiorando ed utilizzate come clave contro le minoranze. Il cuore della democrazia interna non era la discussione, il confronto, la battaglia politica su visioni o progetti diversi, ma la continua ricerca di scontro e posizionamento interno a suon di primarie e preferenze. A Settimo si è arrivati a presentare le preferenze ricevute come curriculum professionale per candidarsi ad un consiglio di amministrazione.
E ora arriva Elly.
Elly Schlein
Il PD perde contro se stesso: gli iscritti votano in maggioranza Bonaccini, gli elettori, o presunti tali, ribaltano il risultato e incoronano a segretaria Elly Schlein. Non voglio qui accodarmi ai numerosi commenti apparsi sul Web sulle provenienze sociali e politiche della nuova Segretaria (che per altro ho conosciuto qualche anno fa quando ancora partecipava alle riunioni di Articolo 1 e di Sinistra Italiana). Mi chiedo solo come un’estranea possa essere imposta da presunti elettori, come Segretaria di un’organizzazione che ha iscritti che hanno votato a maggioranza per l’avversario e gruppi dirigenti costruiti (con accordi tra le correnti interne) con una maggioranza diversa da quella che ha votato la Segretaria.
Un vero pasticcio. Ma vedrete che per ora non accadrà nulla. Molti dirigenti del PD in quota a Bonaccini stanno già pensando come e quando passare sull’altro carro (tra questi probabilmente anche la Sindaca e numerosi dirigenti del PD di Settimo) altri, più democristiani ed abituati ai flussi e reflussi delle correnti, staranno seduti sulle rive del fiume (ora ormai diventato una bealera) ad aspettare che il cadavere passi o di ritornare ad essere indispensabili nei sempre più difficili equilibrii interni.
Bonaccini
Cosa importa se alle elezioni vere vota meno del 50% degli aventi diritto, cosa importa se si sono persi milioni di voti e centinaia di migliaia di iscritti. Quel che conta non è mica il valore assoluto ma le percentuali e tutti possono dirsi vincitori se si resta in tre e uno si astiene.
Cosa importa se la gente non arriva a fine mese, se l’inflazione erode i risparmi onesti dei cittadini e se gli stipendi restano fermi mentre tutto il resto sale. L’importante è fare belle foto di famiglia, una volta con Renzi, una volta con Zingaretti, una volta con Letta, una volta con Bonaccini……
Attenta Schlein prima o poi potrebbe toccare anche a te dover fare una foto con la Sindaca di Settimo.
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