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Il presidente del Centro di Studi Settimesi sceglie la strada del rigore antropologico

Ferraresi: “D’ora in poi, solo fonti storiche per il carnevale”

La Veja è un’invenzione di Bessone e la lascio a lui. Nessun messaggio politico: in passato abbiamo preso in giro Ossola e Corgiat senza risparmiar nulla

Ferraresi: “D’ora in poi, solo fonti storiche per il carnevale”

La polentata alla San Giuseppe del Centro di Studi Settimesi con la Pro Loco di Brandizzo ha fruttato 700 euro per gli Oratori di Settimo

L’unione fa la forza ma anche la bontà. I volontari del Centro di Studi Settimesi, in collaborazione con la Pro Loco di Brandizzo, si sono impegnati per mettere sul fuoco una polenta con salsiccia e sugo e poi distribuirla  nella mattinata di domenica 19 febbraio, per raccogliere fondi da destinare alle attività degli oratori di Settimo.

Una bella fatica nelle cucine della parrocchia San Giuseppe, ma alla fine ne è valsa la pena. Sono state distribuite 140 porzioni di polenta e salsiccia, dopo la benedizione di don Martino Botero Gomez, per una somma di 700 euro donata agli Oratori di Settimo.

“Abbiamo lasciato anche un’offerta alla parrocchia San Giuseppe per aver impegnato i suoi locali e soprattutto utilizzato le risorse energetiche, come luce e gas - dice Franco Ferraresi, presidente del Centro di Studi Settimesi e coordinatore dell’iniziativa di beneficenza - e abbiamo saldato i conti anche con la Pro Loco di Brandizzo per il suo impegno e per l’acquisto degli ingredienti. Abbiamo potuto donare un po’ di più perché molti hanno arrotondato la quota minima di 8 euro e questo ci ha fatto piacere”.

E mentre la polenta cuoceva, Franco Ferraresi e Fabrizio Puppo assaporavano già l’idea di pubblicare in rete il loro “Processo di carnevale”, in cui interpretavano il ruolo di due pensionati Giacu e Ricu intervistati da un sedicente giornalista di nome Venturino Savoiardo (interpretato da Fabrizio Barbero), giornalista de “La Voce della Periferia”. Il video si trova ancora su Facebook nel profilo del Centro di studi Settimesi.

Ma in principio non era il “Processo della Veja”?

In questo mondo settimese doppio ho deciso di intraprendere la strada del rigore. La Veja è un’invenzione di Bessone e la lascio a lui. Durante l’incontro organizzato in biblioteca, di fronte ad un pubblico numeroso e attento, abbiamo provato insieme allo storico Silvio Bertotto a fare un’analisi antropologica del carnevale presentando elementi concreti che avevo riportato anche nella mia tesi di laurea.

E il carnevale settimese che origini ha?

Il carnevale attinge sempre a fatti storici o passaggi che cambiano il territorio. I carnevali molto antichi delle montagne o come quello di Ivrea o Chivasso, ad esempio, nascono da concreti riferimenti storici, passaggi epocali. A Settimo c’è un guazzabuglio di invenzioni personali e molti personaggi sono nati in funzione delle contrapposizioni tra singole associazioni. Come dire: io faccio i miei personaggi perché tu hai fatto i tuoi. Invece, se guardiamo la storia, nella prima sfilata di Carnevale del Dopoguerra, c’erano Gianduija e Giacometta e la figura del sindaco del Carnevale che abbiamo riproposto quest’anno.

E la Bela Lavandera?

All’inizio degli anni Settanta l’amministrazione aveva scelto la Lavandera come espressione di quell’attività economica dei lavandai che fu fondamentale e segnò l’inizio della crescita della città. Giusto. I pescatori di gambero, cappelli rossi e quant’altro, invece, sono un’invenzione come la Veja, appunto.

Nelle testimonianze del parroco Domenico Caccia, si raccontava anche l’usanza di uccidere un tacchino per poi mangiarlo. I giovani a cavallo tagliavano la testa del “pitu” pubblicamente con delle spade di legno per espiare le colpe della collettività, una pratica che oggi ovviamente non si potrebbe neanche immaginare. Oppure, in altri paesi, bruciavano un fantoccio come gesto di purificazione della comunità.

E voi invece avete fatto il processo social…

E’ stato divertente. Abbiamo voluto far ridere, era una burla, ma volevamo anche far riflettere. A giudicare dai commenti, credo che ci siamo riusciti. Ci hanno detto che abbiamo avuto un’ironia pungente ma presentata con stile e garbo.

Era un messaggio politico? Cioè, Puppo ex sindaco e presidente di Insieme per Settimo è all’opposizione…

Ma no. All’epoca del processo della Veja, quando Puppo era assessore e io lavoravo in Municipio, a Ossola, con cui eravamo in ottimi rapporti, non abbiamo mai risparmiato niente. Anzi, a volte lo chiamavamo sul palco per fare delle cose. Così anche quando c’era Corgiat. In passato, in epoca olimpica, abbiamo chiamato anche Berruti, con la fiaccola di Torino 2006, e altri ospiti al punto che sono arrivate anche le telecamere di Rai Tre. “La Veja e Robin Hood” o “Striscia la Veja” sono rimaste nella memoria proprio per la loro capacità di far ridere tutti, pur essendo due copioni parecchio pungenti.

E oggi si scende dal palco e si va sui social “on line”?

Eh sì. Chi di social ferisce di social perisce (sorride). E’ una città amministrata molto attraverso i social e allora con una telecamera, un minicopione e tanta voglia di scherzare, abbiamo centrato l’obiettivo.

E allora va “propi tut bin”?

Ci siamo divertiti ma abbiamo voluto anche sottolineare lo spirito di questi tempi, questa comodità. E anche se ci sono delle cose per cui protestare, niente. C’è la rassegnazione derivata dall’abitudine. Come dire: “qui funziona così, ormai lo sappiamo”. Questa città meriterebbe un po’ più di vivacità in opposizione.

Il Carnevale è finito con Giacu e Ricu…

Ma vorrei soltanto dire ancora questo: la sera dell’investitura del Sindaco del Carnevale e della Bela Lavandera, erano presenti anche Gianduija e Giacometta della Famija Turineisa reduci da una firma apposta su un atto notarile con il sindaco di Torino per sancire la collaborazione per tutto l’anno. Ma funziona così ovunque. Soltanto qui non c’è una presa di posizione, una decisione univoca. Lo chiamano pluralismo culturale. Ne prendo atto, non posso far diversamente. Ma senza regia, invece, è il caos.

E per il futuro?

Faremo qualcosa per aspettare la Fera dl’Arlev. Sempre attingendo a fonti storiche documentate, in collaborazione con il gruppo di Bertolla. Ma posso fare una domanda io?

Prego

(sorride) Ma sto rispondendo al giornalista Venturini o Venturino Savoiardo?

(Ridiamo)

Sigla.

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