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Il presidente della Coldiretti del Piemonte è di Settimo Torinese

Moncalvo: "Proteggere i prodotti della nostra terra e proporli nelle mense a scuola”

Parteciperà alla Fera Dij Coj anche come titolare dell'azienda agricola Settimo Miglio

ROBERTO MONCALVO

Roberto Moncalvo in una foto d'archivio scattata alla Fera Dij Coj a Settimo

E aggiunge: "I bambini mangiano le verdure quando fanno esperienze nelle fattorie didattiche: escono dall’orto con l’insalata in mano e poi provano a mangiarla a pranzo"

Roberto Moncalvo, 42 anni, settimese e presidente Coldiretti Piemonte, è stato tra gli ospiti della fiera di Ecomondo per parlare di economia circolare. Domenica 20 novembre, invece, non mancherà alla Fera Dij Coj, nella sua città. Il Settimo Miglio, azienda di via Castiglione di cui è titolare insieme alla sorella Daniela, parteciperà alla fiera d’autunno insieme ad altre aziende di Campagna Amica Coldiretti.

Ecomondo di Rimini, dal 7 al 13 novembre, è la fiera più importante d’Italia in materia di ecologia e bonifiche: il settimese è membro del Cda della Fondazione Re Soil, progetto promosso da Coldiretti, Politecnico di Torino, Università di Bologna e Novamont, azienda di Novara impegnata nella produzione e ricerca delle bioplastiche e culla del Materbi, la plastica compostabile. Il tema centrale era “Gli Stati Generali per la salute del Suolo”: Moncalvo è stato moderatore di un dibattito su “Ricerca e innovazione in agricoltura”. Per Coldiretti, Roberto Moncalvo è stato anche presidente nazionale.

E dopo Ecomondo, la Fera dij Coj…

Certo! Ci sarò con l’azienda Settimo Miglio e come rappresentante Coldiretti. Purtroppo, non ci sarà ancora l’esposizione degli animali da stalla, come era già successo l’anno scorso per evitare assembramenti eccessivi.

Il nuovo governo ha introdotto il Ministero della Sovranità Alimentare, cosa ne pensi?

E’ un proposta che abbiamo fatto a Giorgia Meloni al Castello Sforzesco di Milano, durante il Villaggio Coldiretti, una settimana dopo le elezioni e siamo contenti che sia stata accolta. Non è autarchia, ma è un principio fondamentale sostenuto anche dalla FAO: dobbiamo garantire ad ogni nazione che tutti i suoi abitanti abbiano accesso ad un cibo di qualità e a prezzi equi. Negli ultimi anni abbiamo visto quant’è importante avere una quota importante di cibo prodotto internamente. Mentre in Italia i prezzi troppo bassi riconosciuti agli agricoltori hanno ridotto la produzione nazionale, ad esempio sui cereali, aumentando la nostra dipendenza dall’estero: prezzi in mano ai mercati finanziari, a partire dalla borsa di Chicago, per molti anni al di sotto dei costi di produzione. Poi quando ci sono tensioni internazionali, il prezzo sale, com’è successo in Olanda con le quotazioni del gas. Ma le conseguenze possono essere gravi: ad esempio il possibile blocco del grano tenero ucraino sta pesantemente condizionando soprattutto il Nord Africa che dipende per almeno l’80% da quella fornitura. Se non arriva il grano, si rischia un’altra primavera araba. Ecco perché la sovranità alimentare non è di destra o di sinistra: l’Italia deve governare le fonti di approvvigionamento, investendo su una maggiore produzione interna.

E poi c’è anche la difesa dei prodotti alimentari italiani dalla contraffazione, tipo il tristemente noto formaggio Parmesan…

Per dare qualche dato: il nostro export alimentare nel mondo vale circa 60 miliardi; la contraffazione dei prodotti italiani, invece, vale 120 miliardi. Il doppio. E’ la prova che c’è una gran voglia di “made in Italy” : è doveroso proteggere l’integrità dei nostri prodotti e spingere sull’export di vero cibo italiano.

Il tuo piatto preferito nel mondo dei cavoli?

Insalata di cavolo cappuccio rosso, con un acciuga e un filo d’olio: così, io sto benissimo. Direi anche bagna cauda, ma è evidente che non si può mangiare tutti i giorni. Durante la Fera la proporremo all’interno del nostro punto vendita, in azienda agricola. La tradizione è tradizione.

Quale potrebbe essere l’azione di marketing più efficace per far mangiare più verdure ai bambini?

Non ho dubbi: l’esperienza è la migliore pubblicità. Nelle fattorie didattiche i bambini escono dall’orto dopo aver raccolto l’insalata e provano a mangiarla condita a pranzo, magari per la prima volta. I risultati sono eccellenti.  Stiamo proponendo nelle scuole una grande azione di educazione alimentare, con esperienze concrete nelle nostre fattorie didattiche e abbiamo celebrato per la prima volta lo scorso anno la Giornata Nazionale dell’Educazione Alimentare, celebrata alla presenza del Presidente della Repubblica Mattarella nella Tenuta Presidenziale di Castelporziano.

Serve inserire l’educazione alimentare nel ciclo di studi dei nostri bambini. Poi serve coerenza: parlare di stagionalità degli ortaggi è difficile se poi diamo da mangiare ai bambini gli zucchini a gennaio. Prodotti locali e di stagione nelle mense: si mangia meglio, si crea lavoro e si inquina meno. Mangiare cibo prodotto vicino a noi, significa minimizzare i trasporti e ridurre le emissioni.

Ma una campagna pubblicitaria più aggressiva, tipo quella dei gelati o delle merendine?

Sì, potrebbe servire. Una campagna istituzionale promossa da Governo e Regioni, con messaggi diretti ed efficaci: se mangiamo bene, viviamo meglio. E ci guadagniamo tutti, comprese le casse dello Stato.

E a Settimo Torinese, ci sono dei progetti Coldiretti in corso?

Ci stiamo lavorando e spero che alcune proposte possano diventare realtà. Stiamo intanto valutando la Variante Generale appena presentata dall’Amministrazione. La riduzione del consumo del suolo è un primo dato positivo. E il terreno deve essere usato prioritariamente per produrre cibo: ecco perché i pannelli fotovoltaici vanno bene sui tetti, su aree industriali dismesse ma non sul terreno fertile. Ma anche nel Canavese sono tanti i tentativi di forzare il divieto nazionale di installazione dei pannelli declassando terreni fertili, talvolta ahimè con la compiacenza di alcuni comuni. Ecco perché chiediamo che la Regione Piemonte vieti, come già è accaduto in Lombardia, il fotovoltaico a terra in tutti i terreni coltivabili.

La sindaca di Settimo Elena Piastra con Roberto Moncalvo

Mentre ai Comuni che hanno a disposizione terreni agricoli, chiediamo di mantenerli coltivati per produrre cibo, coinvolgendo gli agricoltori e scommettendo su nuove modalità di gestione, attivando processi virtuosi che aumentino la produzione locale e la mettano in circolo in città: ad esempio proprio a partire dalle mense scolastiche.

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