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31 Marzo 2025 - 09:45
Uno spettacolo su Tullio Pinelli nel teatro a lui dedicato in Canavese
Uno spettacolo su Tullio Pinelli nel teatro intitolato a Tullio Pinelli: è così che Cuorgnè ha reso omaggio, sabato 22 marzo, ad un personaggio finora poco conosciuto in città ma che da adesso in poi lo sarà sicuramente di più.
Il merito di quest’intitolazione va all’ex-sindaco Giuseppe Pezzetto. Lo ha ricordato in apertura di serata l’attuale prima cittadina Giovanna Cresto: “Se siamo qui stasera lo dobbiamo a qualcuno che non è sul palco ma che siede in platea. Era stato il mio predecessore a dare inizio alla rinascita del teatro, a credere in questa possibilità, ed aveva avuto un’intuizione molto intelligente nell’intitolarlo ad un personaggio di cui la maggior parte dei nostri concittadini sapeva ben poco. Noi abbiamo trovato un lavoro già avviato e ci siamo impegnati nella ricerca di gestori adeguati, riuscendoci col gruppo SmartFools”.
Ospite d’onore della serata è stato uno dei figli di Pinelli, il professor Carlo Alberto, che insegna Tecniche del Linguaggio teatrale presso l’Università di Napoli. E’ anche un appassionato alpinista (figura tra i fondatori di <Mountain Wilderness>) ed un militante ambientalista: è stato per dodici anni consigliere nazionale del W.W.F. ed ha fatto parte del Consiglio di Amministrazione del Parco Nazionale Gran Paradiso.
Si è detto “molto contento ed un filo commosso per due motivi. Il primo è che penso quanto avrebbe fatto piacere a mio padre trovarsi qui al mio posto. Spero che possa vederci di lassù… Il secondo è che, pur essendo culturalmente romano, mi sento canavesano: mio padre era di qui, mia madre di Ivrea. Quand’ero bambino, per me e per mio fratello, il nome di Cuorgnè aveva un sapore quasi magico perché non ci eravamo mai venuti ma ne sentivamo sempre parlare. Gli antenati in realtà arrivavano da Ingria e si chiamavano Pineri: cambiarono il cognome in Pinelli quando scesero a valle e non ne ho mai capito il motivo. Sarei curioso di scoprirlo: ho la speranza che tra voi ci sia qualcuno che abbia voglia di consultare anagrafi ed archivi!”.
Nello spettacolo <Tullio Pinelli, una voce del ‘900>, ideato e messo in scena da <Lo Zodiaco>, si ripropone sul palco ciò che il gruppo ha fatto nella realtà: confrontarsi su come costruire la sceneggiatura e su quale parte della vita di Tullio Pinelli indagare perché la cosa più interessante non era cercare notizie sull’età adulta – per la quale le fonti non mancavano - ma sull’infanzia e la giovinezza. I tratti del suo carattere, le sue passioni, le sue scelte vengono raccontati non dal protagonista (che non compare) ma dalle persone che hanno lasciato un segno nella sua esistenza: familiari, amici, registi ed attori. Ad essi si aggiunge a tratti, fuori scena, la presidente del gruppo Simona Quilico Salvetti con le sue puntualizzazioni.
La passione di Tullio Pinelli per l’arte del raccontare era innata, anche se inizialmente indirizzata verso il teatro (il cinema stava muovendo i primi passi) e se era parsa rimanere in secondo piano rispetto alla carriera forense. In realtà “fare l’avvocato gli piaceva perché gli dava la possibilità d’incontrare persone molto diverse tra loro, che gli offrivano spunti per le commedie”.
Oltre allo spettacolo, è stato proiettato un documentario dedicatogli parecchi anni fa e nel quale Tullio Pinelli si raccontava con semplicità e serenità. “Nel cinema – spiegava - le storie non vengono quasi mai inventate da chi le racconta. Il racconto lo crea lo sceneggiatore poi il regista, con l’aiuto importantissimo dei suoi collaboratori, riveste quest’architettura originale di abiti che sono le luci, le scene ecc. Se alla base non ci fosse però una solida struttura, per quanto bellissime le vesti cadrebbero a terra. Il mio mestiere è sempre stato questo: inventare - prima per il teatro e poi per il cinema - favole, personaggi e intrecci. Se mi guardo alle spalle mi sembra sempre di essere seguito da una piccola folla di personaggi, uomini e donne, che ho creato o contribuito a creare. Sono uno diverso dall’altro ma una cosa li accomuna: fluttuano sospesi fra cielo e terra, come se camminassero su un filo teso a mezz’aria. Forse questo nasce dal mio amore per la vita in tutti i suoi aspetti”. E’ un modo di porsi di fronte al cinema che ricorda davvero molto quello di Fellini e non è un caso se il loro fu un sodalizio lungo e felice: “Riuscivamo a capirci e ad accordarci con un unico sguardo, un’unica parola: c’era tra noi una specie di complicità che ci permetteva di lavorare insieme come fossimo una persona sola”.
Sempre nel documentario, Giuseppe Tornatore descrive così il ruolo degli sceneggiatori: “I loro nomi, quasi sempre attaccati a quello del regista nei titoli di testa, mi facevano pensare ad una sorta di angeli custodi, che lavoravano al buio di nascosto per mettere insieme le loro idee. L’immagine è forse un po’ troppo romantica ma nella realtà i sodalizi fra registi e sceneggiatori sono stati pochi ed il loro è uno di questi”.
Alla serata hanno partecipato l’amministrazione comunale quasi al completo, il presidente ed il segretario del Rotary Club Alto Canavese che l’avevano finanziata, la scrittrice e giornalista valdostana Margherita Barsini Sala (da cui era venuta la spinta iniziale per approfondire le ricerche su Pinelli) ed il direttore di SmartFools Luigi Orfeo.
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