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29 Marzo 2025 - 23:22
Note di legno e di passione: il Canavese Factories incanta Cuorgnè
È un viaggio affascinante, quello proposto dal Canavese Factories Woodwind Trio durante la lezione-concerto ospitata da Unitré Cuorgnè, interamente dedicata agli strumenti a fiato della famiglia dei “Legni”. Un’esperienza formativa ed emozionante che ha saputo coniugare storia, cultura musicale e suggestione sonora. Antonella Flecchia(flauto), Fabrizio Cena (clarinetto) e Alberto Fornero (fagotto) hanno guidato il pubblico in un percorso raffinato tra esecuzioni dal vivo, aneddoti e spiegazioni tecniche, con l’intento dichiarato di far conoscere e amare la timbrica straordinaria di questi strumenti, oggi fondamentali tanto nella musica classica quanto in quella contemporanea.
L’incontro si è aperto con il Te Deum di Marc-Antoine Charpentier, il cui preludio è diventato celebre come sigla dell’Eurovisione. Il brano ha introdotto con solennità il concerto e, dopo il saluto del docente Alberto Fornero, il pubblico ha potuto addentrarsi nella conoscenza del fagotto, la cui etimologia rimanda al francese fagot – “involto” – per la sua forma originaria simile a un mantice.
Il programma ha poi spaziato tra generi e secoli, passando per La Principessa della Czarda di Emmerich Kálmán, operetta molto cara alla tradizione bandistica del territorio, e la Réjouissance di Georg Friedrich Händel, tratta dalla Musica per i reali fuochi d’artificio. Brano festoso, scritto per celebrare la pace di Aquisgrana del 1748, eseguito per la prima volta in un’affollatissima Londra dove, durante la serata ufficiale, un incendio provocato dai fuochi d’artificio trasformò la festa in tragedia, con tre morti e una lite furiosa tra impresario e scenografo.
La lezione ha saputo sorprendere anche con brani meno noti ma carichi di fascino, come il Tambourin di Giovanni Battista Somis, figura di spicco della scuola violinistica piemontese, attivo alla corte di Carlo Emanuele III di Savoia. Il brano, originariamente per violino e basso continuo, è stato riarrangiato per l’occasione da Sandro Frola in una versione per fiati.
Non sono mancati cenni curiosi e stimolanti: come quello sulla Marsigliese, in realtà – secondo alcune fonti – composta dal piemontese Giovanni Battista Viotti ben undici anni prima di Rouget de Lisle. O quello sul flauto, definito “siringa” in onore dell’omonima ninfa, utilizzato dagli Spartani per scandire i movimenti delle truppe sul campo di battaglia. Il clarinetto, invece, deriva dallo chalumeau, strumento medievale che solo a fine '700 ha assunto la forma moderna grazie alla famiglia Denner di Norimberga.
Emozionante l’esecuzione di Eine kleine Nachtmusik di Mozart, serenata composta nell’agosto del 1787 e divenuta simbolo universale del notturno orchestrale, e del Duetto dei fiori dall’opera Lakmé di Léo Delibes, dove i fiati hanno saputo rendere con finezza la dolcezza della scena sul fiume, tra Lakmé e Mallika. In questo brano, è stato il fagotto a evocare con intensità il paesaggio fluviale, accompagnato dagli intrecci sonori degli altri strumenti.
Ancora emozioni con La orilla de un palmar del compositore messicano Manuel Ponce, e con il Siciliano BWV 1031 di Johann Sebastian Bach, presentato in tre versioni per evidenziare le differenze timbriche e interpretative. Il finale, affidato alla celebre Pizzicato Polka di Johann e Josef Strauss, ha chiuso con brio e leggerezza una mattinata densa di contenuti e bellezza.
Il Canavese Factories Woodwind Trio si inserisce nel più ampio progetto culturale Canavese Factories, promosso dalla Banda Musicale “Città di Ivrea”, con l’obiettivo di portare la musica in contesti alternativi: aziende, scuole, vigneti, cantine, giardini. Una sfida culturale che punta a valorizzare il territorio e costruire comunità attraverso concerti, laboratori, seminari e corsi aperti a tutti. Ogni evento è pensato per essere accessibile, coinvolgente e formativo, offrendo un’occasione per riscoprire la musica come patrimonio condiviso e strumento di crescita collettiva.
Flecchia, Cena e Fornero hanno dimostrato non solo competenza tecnica e sensibilità artistica, ma anche una straordinaria capacità comunicativa, rendendo la lezione un vero momento di scoperta e ascolto. Perché – come è stato detto in chiusura – “la musica è stata creata per insegnarci la cosa più importante della vita: saper ascoltare”. E in questa mattina a Cuorgnè, il pubblico ha ascoltato davvero.
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