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Ivrea

Carnevale: troppa politica e troppe bufale. I "Citoyen de la Ville d’Ivrée" se ne vanno

Una lunga lettera al presidente dell'Associazione delle Componenti Paolo Diane

Francesco Gioana

Francesco Gioana

Una lettera al presidente dell'Associazione delle Componenti Paolo Diane per dirgli che lui/loro se ne vanno. Sono i Citoyens de la Ville d’Ivrée. A scriverla è Francesco Gioana. Non uno fra tanti, ma uno che più di tanti altri, ha fatto parte degli ingranaggi di uno degli eventi più carichi di significato di tutto il pianeta terra. Se ne va con la tristezza di chi si sente "sconfitto". Se ne va dopo le ultime decisioni prese dalla Fondazione dello storico Carnevale a cui nessuno ha potuto dire "no". Se ne va per quello che sta diventando il Carnevale d'Ivrea. Se ne va per la totale assenza di un confronto e di un progetto sul Carnevale. Se ne va perchè la decisione di costituire un'associazione non l'ha mai presa troppo bene. Se ne va fors'anche per la "tassa" di 300 euro imposta alle Componenti da parte di chi solo pochi mesi prima ha speso 22 mila euro per rifare il sito internet e riempirlo di "bufale".
Soprattutto se ne va, l'associazione si scioglie, per una gestione squisitamente "politica" delle Manifestazioni.
Ecco la lettera
Caro Presidente Paolo Diane, con questa mia lettera formalizzo quanto ti ho già preannunciato verbalmente: cioè la definitiva “scomparsa” dei “Citoyens de la Ville d’Ivrée” quale componente dello Storico Carnevale di Ivrea.
Diversi sono i motivi che hanno determinato questa scelta, in gran parte ascrivibili alla mia personale incapacità di “gestore”, ma anche alla indifferenza/insofferenza della Fondazione verso il nostro gruppo, e molto anche alla perdita di quell’entusiasmo che era stimolato dalla speranza di potere, tutti insieme, realizzare un reale cambiamento, una migliore gestione e una più corretta proposta che potesse meglio valorizzare le vere radici e le caratteristiche del “nostro” Carnevale con il fondamentale apporto della Fondazione. Così non è stato e ne prendo atto.
Da sempre sono convinto che il Carnevale di Ivrea sia un “bene della cultura immateriale” del territorio e patrimonio della città, con una caratteristica unica, imprescindibile e irripetibile: la sua storia. Questa visione era stata condivisa e sottoscritta all’unanimità da tutte le Componenti e formalizzata in un articolato documento inviato alla neonata Fondazione il 15 dicembre 2009: mi era sembrato un ottimo punto di partenza per finalmente impostare il “progetto Carnevale” e un bel segnale di coesione “popolare” da parte di chi il Carnevale lo realizza e lo paga in prima persona. La scelta della Fondazione è stata quella di non rispondere e di lasciarselo scivolare addosso, atteggiamento diventato fin da subito prassi consolidata.

Se lo Storico Carnevale di Ivrea è un “bene della cultura immateriale”, come tale si sarebbe dovuto trattare, e questo avrebbe dovuto essere il compito prioritario della Fondazione e di tutte le Componenti.

Se lo Storico Carnevale di Ivrea è un “bene della cultura immateriale”, come tale si sarebbe dovuto trattare, e questo avrebbe dovuto essere il compito prioritario della Fondazione e di tutte le Componenti. Compito che si sarebbe dovuto concretizzare in una migliore conoscenza (e anche revisione) del nostro vissuto carnevalesco e in una promozione e comunicazione attenta alla qualità delle informazioni per rendere visibili e attrattive le identità più autentiche e le profonde radici comuni di questa grande festa della nostra comunità. 
Lo studio e la conoscenza della “storia” forniscono i capisaldi per una comunicazione efficace e corretta, che è indispensabile per costruire un’immagine “seria”, solida, positiva, attrattiva e di qualità del Carnevale, che è il primo passo per renderlo allettante anche per le sponsorizzazioni.
Mentre l’insipienza e l’incompetenza ne minano la credibilità e propongono invece quella che è la “nostra incomparabile fuoriserie” allo stesso livello di una cinquecento usata di Santhià.
Questo è accaduto quasi costantemente negli ultimi quarant’anni, ma il disastro si è accentuato in maniera esponenziale con l’avvento del web: le “bufale” create per ignoranza dal Consorzio, prima, e dalla Fondazione, poi, raccontano un Carnevale senza identità e senza storia, perché le notizie fornite riportano sempre falsi luoghi comuni, spesso ambigui e contraddittori, e sempre molto meno significativi della realtà e verità storica della nostra festa (peraltro raccontata in diversi libri e in trent’anni di ricerche riportate anche sulla rivista “La Diana”), documenti ignorati e certamente mai letti dai “responsabili” che notoriamente sono convinti di sapere già tutto. Mi ripeto ancora una volta: “ognuno vede solo quello che sa” e se uno sa poco o nulla non riesce certo a vedere qualcosa oltre la punta del proprio naso, così le scelte saranno sempre contingenti e casuali, e il tanto auspicato salto di qualità del nostro Carnevale sarà sempre solo presente nella retorica dei discorsi ufficiali.
E il fatto che nessun Presidente si sia mai chiesto o abbia mai voluto o saputo spiegare “cosa è il Carnevale” per la Fondazione e per la città, ha determinato questo vuoto culturale, l’assenza di un vero confronto e dibattito, testimoniata dalla mancanza di chiari obbiettivi e di un qualche serio progetto sul Carnevale, il tutto ulteriormente aggravato dall’ultima riscrittura dello Statuto della Fondazione che ha portato a una conduzione squisitamente “politica”, ancor più fallimentare. Perché se il Carnevale non è un “bene della cultura immateriale” (cosa che impone un certo di tipo di prassi virtuosa) la Fondazione (ma anche e soprattutto la politica) dovrebbe spiegare cos’altro è. Perché non si può certo far passare il programma/calendario o l’aderenza al fantomatico quanto contraddittorio “Cerimoniale” come la risposta, perché vorrebbe dire non aver neppure capito la domanda. 

Mi dichiaro vinto e sconfitto da questo “sistema”, ottuso e sordo, di cui ho fatto fin qui parte, che non accetta di voler crescere e migliorarsi

Scoprire infine che nel 2021 la Fondazione ha pagato più di 22.000 euro per la comunicazione e per il nuovo sito web (ancora in costruzione e presumo con altri costi aggiuntivi) dove oltre alle vecchie inaccettabili castronerie (più volte sottolineate e segnalate) se ne sono aggiunte ancora di nuove, per me è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Mi dichiaro vinto e sconfitto da questo “sistema”, ottuso e sordo, di cui ho fatto fin qui parte, che non accetta di voler crescere e migliorarsi, e che si autoalimenta dei propri scarti a tutti i livelli. Mi dichiaro vinto e sconfitto anche perché non mi pare che questa situazione, di perenne stallo e di continuo scadimento dei valori fondanti, sia considerata degna di attenzione da parte di qualcun altro. Vinto e sconfitto, ma almeno non correo...
Un caro saluto a tutti
Francesco Gioana, comunque sempre “Citoyen de la Ville d’Ivrée”
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