Cerca

Case popolari

Vogliono mandarmi a dormire sotto un ponte! Il calvario di Maddalena

Abita a Ivrea in un appartamento di proprietà del comune in vicolo dell'ospedale

Perri Maddalena

Perri Maddalena

Chiede poche cosa dalla vita. La tranquillità, la salute, il lavoro e una casa decente. Ed è su quest’ultima che ci concentriamo. 

Lei è Maddalena Perri, 59 anni. Abita al civico 9 di vicolo dell’Ospedale, in un appartamento al primo piano di un fabbricato di proprietà del Comune ma gestito dall’Atc. Siamo in pieno centro storico, a due passi da via Arduino. 

Nel marzo scorso, quando per la prima volta abbiamo parlato del suo disagio, aveva appena ricevuto una letteraccia dal Comune. Di quelle che non ti fanno dormire la notte. Di quelle che ti vien da piangere... Oggetto: avvio procedimento di decadenza dell’assegnazione di un alloggio di edilizia sociale per morosità. A firmarla era stato il dirigente comunale Giovanni Repetto, responsabile (ironia del ruolo) proprio delle “politiche sociali”. Un modo di agire perfettamente allineato a quel “andiamo a caccia di chi non paga” scatenato dalla vicesindaca Elisabetta Piccoli fin dal primo giorno in cui ha varcato l’ingresso del palazzo municipale. 

“In poche parole mi vogliono cacciare” ci aveva detto Maddalena. “Vogliono mandarmi a dormire sotto un ponte...”, aveva continuato. 

Di professione OSS (Operatore socio sanitario) all’Ospedale di Ivrea, in questi più di 20 anni, con uno striminzito stipendio, ha cresciuto un figlio tutto da sola e non ha mai dimenticato di pagare bollette e affitto. Mai una volta. Anche quando la caldaia si è rotta ed è rimasta al freddo per un intero inverno. Anche se i serramenti non si sono mai chiusi perfettamente. 

Dal 2016 in avanti però i problemi cominciano a moltiplicarsi come le cavallette e, tra i tanti, uno in particolare, quello delle infiltrazioni e dell’acqua a catinelle quando piove. Acqua dappertutto. Lungo le pareti di cartongesso e dei pavimenti. Giù dal terrazzo non coibentato. E quindi muffa. Muffa e aria irrespirabile. Con l’umidità arrivano pure gli scarafaggi.   

Maddalena s’attacca al telefono. Il Comune le dice di rivolgersi all’Atc e l’Atc   la dirotta agli uffici comunali. Come sempre la mano destra non sa e non ricorda quello che deve fare la mano sinistra. 

Il calvario è continuato per mesi e mesi:   dall’Atc al Comune, dal Comune all’Atc. Un rimpallo di responsabilità senza senso. Nel bel mezzo, decine, fors’anche centinaia di chiamate senza risposta. Un classico della “burocrazia” all’italiana.   

Non pago più

Verso la fine del 2019 decide di sospendere il pagamento del canone e nel 2020 non sapendo più a chi rivolgersi (e con Dio, la Madonna e tutti i santi ci aveva provato più volte)   scrive e denuncia tutto alla Procura della Repubblica e pure all’Asl to4, s’intende con una semplice lettera. 

Lamenta condizioni igienico sanitarie precarie. Sottolinea di aver subito danni alla salute e ricorda una precedente segnalazione indirizzata dai sindacati all’Amministrazione comunale e al sindaco Stefano Sertoli. 

“Non ce la facevo più - ci aveva raccontato - Stavo malissimo. Le avevo provate tutte. Mi ero già rivolta al precedente sindaco Carlo Della Pepa ma era a fine mandato.... Mi ricordo solo che disse: Mio Dio, lei ha ragione!” 

Questa volta però qualcosa si muove. Finalmente Comune E Atc battono un colpo. Cominciano alcuni lavori di sistemazioni all’interno dell’alloggio, perlopiù inutili. 

“Io glielo dico in tutte le salse - ci spiega - I problemi sono all’esterno. E’ il terrazzo che imbarca acqua. Non mi hanno neanche presa in considerazione.... Ho continuato a pulire le muffe e la farina del bianco che cade per terra.... ”.

Insomma, nonostante i soldi spesi, non s’è risolto un bel cavolo di nulla. 

“Mi dicono che l’appartamento è stato inserito in un piano sul degrado. Intanto però vogliono sbattermi fuori perchè per due anni non ho pagato l’affitto. E a me? A me i danni fisici  chi me li paga. Sono una semplice Oss. Guadagnassi di più me ne sarei già andata, ma  un affitto da 350 euro o anche di più non me lo posso permettere...”. 


Il Comune ci ripensa

L’appello di Maddalena su queste pagine comunque non  va a vuoto. A giugno e l’Amministrazione Comunale la chiama per trovare una soluzione alla “morosità” peraltro annunciandole di voler intervenire sull’immobile con un importante “progetto di riqualificazione energetica” e di sostituzione di tutti i serramenti, grazie ai fondi messi a disposizione dall’Europa con il PNRR. 

Manda sul posto una squadra tecnica per controllare la situazione. E’ fatta! Ci siamo! 

E’ il 27 ottobre, pochi giorni fa.... 

Passa una settimana e segue una comunicazione che ha il sapore del ricatto. Da un lato l’Amministrazione comunale si impegna a fare alcuni lavori e a verificare i problemi del terrazzo, dall’altro “intima” a Maddalena di pagare subito 730 euro e quindi 85 euro in 60 comode rate.

Tutto chiaro?

Assolutamente no!  Non esiste infatti che a fronte di spese sostenute per limitare i danni di un alloggio che tutto era fuorchè a norma, il locatore pretenda lo stesso il pagamento del canone. Non funziona così. Al massimo ci sediamo intorno ad un tavolo, tu mi dici quanto ti devo e io ti faccio il conto di quanto ho speso “in economia” e dei danni fisici e mentali che ho subito. Questo dovrebbe capitare in una società “rispettosa”. 

Insomma, impossibile non percepire, in questa storia, che è di degrado, il menefreghismo  del Comune in qualità di proprietario e dell’Atc quale gestore. Ed è giusto che ci siano alloggi di edilizia sociale. Sbagliatissimo non manutenerli come si conviene solo perchè intanto lì ci abitano i poveracci, quelli che pagano appena 157 euro al mese. Perchè se 157 euro per alcuni sono una serata passata al ristorante, per altri sono il pranzo e la cena di un’intera settimana . 

“Gli affitti non pagati ammontanto a 4.863,78 euro - si dispera Maddalena - Io questi soldi non glieli dò. Mi sento vittima di una ingiustizia. In questi anni mi sono sentita presa in giro. Piuttosto li spendo in avvocati....”. 

Una lotta impari. Da un lato l’ordine categorico di pagare gli affitti, dall’altra il menefreghismo che mai potrebbe permettersi il locatario di una qualsiasi abitazione. Di sottofondo la prepotenza di chi sa di avere a che fare con chi non ha alternative.

Ci si chiede e se lo chiede anche Maddalena: possibile che in tutti questi anni il Comune e l’Atc anzichè costringerla ad abitare in un tugurio non siano riusciti a trovare una sistemazione più dignitosa?

“Si era liberato un alloggio proprio qui di fianco - ci spiega - ma non mi è stato assegnato...”. 

Dice bene Jack Dawson, alias Leonardo Di Caprio, nel film Titanic: “Quando non hai niente, non hai niente da perdere. ...”. 

Resta, se proprio vogliamo dircela tutta, solo la dignità. E questa nessuna ce la può togliere, neanche il sistema fatto di mille cavilli burocratici, impiegati che stan seduti davanti ad un pc a compilar tabelle tutto il giorno e politici che Dio ce ne scambi. 

Perchè le lettere, certe lettere, a chi abita in un alloggio di edilizia popolare non si fanno consegnare dai vigili urbani. Mai! E questo chi si occupa di “sociale” dovrebbe saperlo...

Perchè c’è stato un tempo in cui la politica si interessava su come vivevano i cittadini. 

Lo sa bene Maddalena fino al 2001 ha vissuto a Salerano. Costretta a cambiar residenza a causa dell’alluvione che nel 2000 in poche ore distrusse la casa in cui abitava. “A trovare questa sistemazione mi aiutò l’allora sindaco Elio Ottino - vola con i ricordi  - una grandissima persona. Non mi perse di vista un attimo. Non fosse stato per lui non ci sarei mai riuscita....”.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori