Un obelisco a Ivrea. L’Anfiteatro romano, la necropoli, resti dell’Antica Eporedia tra via Cattedrale, piazza Castello e via delle Torri, ma ancora non basta. E’ di questa settimana la notizia del ritrovamento, in corso Vercelli, di una punta di obelisco in granito che doveva misurare almeno 5 metri. L’area, che era stata presa di mira da alcuni fanatici, è stata messa in sicurezza dalle forze dell’ordine e, domani, intorno alle 12, è attesa, direttamente sul posto, una delegazione del Museo Egizio di Torino, composta oltreché dal presidente Evelina Christilline dal direttore Christian Greco, anche da alcuni esperti egittologi. Stando alle prime analisi, l’obelisco risalirebbe ad un periodo che va dal 118 al 138 dc. Sarebbe dedicato (il condizionale è d'obbligo) al culto di Antinoo, il bellissimo giovinetto originario della Bitinia e fortemente amato dall’imperatore Adriano, morto gettandosi volontariamente nelle acque del Nilo, per prolungare la vita all’Imperatore, seguendo il consiglio di una profezia. Secondo altri venne ucciso ma il risultato fu comunque che Adriano pianse e si disperò e lo divinizzò, e lo consegnò ai posteri dedicandogli città, templi, un'infinità di statue in ogni angolo del suo Impero. Così tante che i cristiani non ce la fecero a distruggerle tutte.
Obelisco di Antinoo a Roma. Ecco come poteva essere l'obelisco ritrovato a Ivrea
Da uno studio del Gruppo Archeologico Torinese i geroglifici non sarebbero stati scolpiti in Egitto, ma intagliati da artigiani locali che non avrebbero avuto familiarità con la scrittura egizia per cui le iscrizioni risultano incerte e con contorni modificati. Poco male considerando che l'obelisco è sopravvissuto alla distruzione operata dalla nuova religione cristiana. L’età dell’obelisco, manco a dirlo coincide con l’epoca a cui si fa risalire l’Anfiteatro della colonia romana di Eporedia (l'attuale Ivrea). Si pensa che potesse ospitare più di diecimila spettatori. Per la sua costruzione dovette essere parzialmente demolita una villa preesistente, della quale alcune strutture murarie furono inglobate. I resti dell'anfiteatro, la cui presenza è nota a partire dai primi anni del Novecento, furono scavati in modo sistematico tra il 1955 e il 1964. L'indagine venne estesa nei primi anni ottanta alla villa adiacente, della quale sono per ora stati esplorati solo alcuni locali. Nel corso delle tante campagne di scavo sono state portate alla luce, oltre alle strutture murarie, anche monete, vasellame e resti di statue. Alcuni di questi reperti sono esposti nel museo civico P.A. Garda di piazza Ottinetti a Ivrea.
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