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Il commento
10 Ottobre 2023 - 22:57
Andrea Valle, PD
Continuano a far discutere i lineamenti di progetto di riqualificazione dell’ex Ipca di Ciriè presentati due lunedì fa in commissione consiliare. Dal Partito Democratico a intervenire non è stata solo la capogruppo in consiglio comunale Marta Vittone, ma anche Andrea Valle, vicesegretario del circolo ciriacese che ha seguito gli sviluppi del progetto.
“C’è un problema di opacità - commenta ai nostri microfoni Valle -. Noi abbiamo fatto un sopralluogo più limitato dei tecnici incaricati dalla Giunta, che ne hanno fatto uno preciso e circostanziato”.
La vicenda era stata segnalata anche in commissione: ai gruppi di minoranza, infatti, sarebbe stato impedito di effettuare un sopralluogo autonomo per farsi un’idea delle condizioni degli immobili. Non c’è nemmeno una relazione della Soprintendenza, che il sopralluogo l’ha fatto e ha indicato cosa salvaguardare e cosa no.
Ad ogni modo, una cosa Valle ce l’ha chiara: “A me pare che il lavoro fatto dai tecnici nella redazione dei progetto sia frutto di un indirizzo, e questo indirizzo cancella la memoria architettonica dell’Ipca”.
L'ex Ipca
Insomma, la Giunta, col suo progetto radicale di abbattimento di molti edifici, farebbe più male che bene alla causa della memoria. “Nel progetto non c’è più neanche lo storico reparto 18 - spiega Valle - ma sol un prato… manca completamente una visione”.
Il consigliere di maggioranza Carlo Laziosi aveva definito il progetto del Pd e quelli delle amministrazioni precedenti come “faraonici”. “Ma noi abbiamo presentato una proposta articolata - spiega Valle - forse anche massimalista, ma volevamo far capire che c’erano moltissime cose che si possono fare”.
Avere una visione, per Valle, non si tratta solo di fare un po’ di filosofia: “Senza una visione come si possono cercare altri finanziamenti?”. Già, perché, lo ricordiamo, i 3 milioni 900 mila euro piovuti dal Pnrr servono solo a bonificare l’area: per il resto bisognerà attendere altri fondi.
Per Valle, peraltro, “in Europa gli edifici industriali vengono recuperati, ma anche a Torino ci sono degli esempi”. E se però, come scritto dai tecnici in relazione, è tutto da distruggere perché gli edifici sono pericolanti e marci nelle fondamenta, allora che si fa?
“Non mettiamo in dubbio - dice Valle — che le strutture siano molto ammalorate, né che il materiale di costruzione non sia di pregio strutturale, ma è chiaro che a tirare tutto giù si fa in fretta: si potrebbe invece ragionare di mantenere su qualcosa abbattendo solo le strutture molto ammalorate”.
Una sfida che ora la Giunta deve affrontare in tempi brevissimi: entro il prossimo anno i lavori devono partire, e quello che verrà buttato giù non potrà essere ricostruito.
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