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Chivasso
05 Agosto 2025 - 15:00
In Piemonte la sanità vale quasi tredici miliardi di euro, ma una Casa della Comunità può valere molto di più: fiducia, equità, futuro. Il bilancio della sanità regionale per il 2025 è imponente: 12 miliardi e 920 milioni di euro. Una cifra che, da sola, sembra garantire ogni cura possibile. Eppure, è proprio nelle pieghe di questa enorme macchina amministrativa che si nascondono le storie più fragili, come quella della Casa della Comunità di Chivasso, promessa, progettata, finanziata, ma ancora in attesa di diventare reale.
Il 4 agosto 2025, il Consiglio regionale ha approvato l’assestamento di bilancio per il triennio 2025–2027: tra i comparti potenziati, la sanità figura ai primi posti, con nuovi fondi destinati a ridurre le liste d’attesa, aumentare le prestazioni aggiuntive, rafforzare la medicina territoriale. Ma la realtà, a volte, non corre alla stessa velocità dei documenti approvati. E così, a Chivasso, la Casa della Comunità in via Marconi 11, uno dei presidi chiave per il riordino dell’assistenza di prossimità, è ancora un cantiere aperto.
Che cos’è (o dovrebbe essere) una Casa della Comunità? La definizione, approvata a livello nazionale nel Decreto Ministeriale 77/2022, è ambiziosa: un luogo fisico, facilmente accessibile, dove il cittadino può trovare risposta a bisogni sanitari e sociali, in modo integrato. Punto Unico di Accesso (PUA), ambulatori, infermieri di comunità, medici di base, pediatri, specialisti, assistenti sociali: un team multidisciplinare in grado di prendere in carico i malati cronici, seguire fragilità, offrire servizi continui sul territorio.
Per Chivasso, il finanziamento stanziato ammonta a1.566.900 euro nell’ambito della Missione 6 del PNRR – Salute, a carico del Ministero, con Regione Piemonte come soggetto attuatore e ASL TO4 come responsabile operativo. Il progetto è stato formalizzato il 31 marzo 2023, con l’accordo quadro stipulato da Invitalia, e la consegna ufficiale del cantiere è avvenuta il 3 marzo 2025.
A che punto siamo?

Secondo i documenti ufficiali aggiornati al 30 giugno 2025, i lavori sono 'formalmente avviati', ma rallentati da criticità strutturali: un muro di contenimento in via Basso, adiacente alla struttura, necessita urgenti lavori di consolidamento. Problema non irrilevante, anche se – secondo l’ASL TO4 – non pregiudica il rispetto del cronoprogramma che, però, avrebbe dovuto prevede il completamento entro giugno 2026.

Dietro le sbarre del cancello, il cantiere della Casa della Comunità di Chivasso è fermo. Tra erbacce e silenzio, cresce solo l’attesa.
Nel frattempo, il silenzio della politica intorno alla struttura si è fatto assordante. A riportare il tema sotto i riflettori ci ha pensato, con forza, chi da anni si batte per il sociale: Marco Riva Cambrino, attivista socialista, volto noto del territorio chivassese. Dopo mesi di apparente silenzio, è proprio Riva Cambrino a rilanciare la questione, con la forza di chi ha radici profonde in una comunità che chiede risposte concrete: “L’attivazione della Casa della Comunità di Chivasso, prevista dal PNRR, rappresenta una straordinaria occasione per garantire un’assistenza sanitaria pubblica, universale e di prossimità ai cittadini”, ha spiegato l’attivista.
Secondo Riva Cambrino, l’opera non è solo un’infrastruttura: è un presidio culturale e sociale, che può cambiare la vita a migliaia di persone, a partire dai più fragili. E se oggi è ancora sulla carta, non è per mancanza di soldi: “L’Amministrazione comunale ha finora dimostrato attenzione, contribuendo all’avvio del progetto con uno stanziamento di 760 mila euro per facilitare l’apertura dei cantieri. Ma ora serve uno slancio ulteriore: servono tempi certi, trasparenza, coinvolgimento”, ha commentato il socialista.

L'attivista socialista chivassese Marco Riva Cambrino.
Il progetto prevede 13 ambulatori, un punto prelievi, la guardia medica, il PUA e servizi sanitari accessibili h24. Una struttura pensata per decongestionare gli ospedali e seguire i pazienti sul territorio, rispondendo ai bisogni reali delle persone. “Nel resto della provincia, ci sono strutture già attive: Rivoli, Torino Nord, Avigliana. Chivasso non può restare indietro. Serve un tavolo permanente con ASL TO4, amministrazione e realtà sociali, per garantire che la Casa della Comunità non resti un miraggio”, ha fatto rilevare Marco Riva Cambrino.
E poi, la proposta simbolica, ma di quelle che fanno rumore, quelle che scuotono nel profondo il sociale: “Vorrei che fosse intitolata a Gino Strada e Teresa Sarti, fondatori di Emergency, testimoni di una sanità umana e giusta. È il loro modello che dovremmo seguire. Non solo cemento, ma giustizia sociale, solidarietà, diritti”, ha spiegato l’attivista chivassese.

Gino Strada e Teresa Sarti, fondatori di Emergency. L’attivista Marco Riva Cambrino propone di intitolare a loro la Casa della Comunità di Chivasso, come simbolo di una sanità giusta, gratuita e umana.
Nel bilancio del Piemonte ci sono miliardi per la sanità, ma il valore di una Casa della Comunità come quella di Chivasso non si misura solo in euro o in metri quadri. Si misura in vite seguite, in persone non lasciate sole, in comunità che ritrovano fiducia nel sistema e, forse, anche in nomi. Nomi come quelli di Gino e Teresa (Strada) e, in definitiva, anche di persone come Marco Riva Cambrino, che continuano a crederci.
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