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San Sebastiano da Po

"Storie di guerra per costruire la pace"

Musiche e racconti per non dimenticare presso il salone polivalente

La filarmonica di Chivasso   con la Filarmonica di Brandizzo, e con l'associazione Letteraria Carla Boero    hanno   eseguito il  concerto "Storie di guerra per costruire la pace"  sabato a S.Sebastia

Il fascino della banda è indiscutibile, Per tutte le fasce di età, per tutti proprio, c’è una attrazione spontanea verso la banda, il suo camminare in file ordinate, il fatto di avere sempre lo stesso ordine, i flauti in testa e i tamburi in fondo, sempre guidati da quello strano personaggio che è il maestro, tutto ha ha un fascino incredibile, anche quando non sfilano, ma semplicemente suonano. 

Non mi era mai successo di collaborare con una banda, anzi due, due vere filarmoniche, di entrare nel loro mondo. Devo dire che è stata una esperienza davvero  arricchente.

La consiglierei ai giovani sopratutto. Nei 15 minuti che precedono l’inizio delle prove, ognuno testa il proprio strumento, lo prova, secondo le proprie  tonalità, per verificare che emetta (lo strumento) la giusta modalità di suono. Una cacofonia spettacolare, da incubo quasi. Come facciano a capirsi, non saprei spiegarlo.  Poi arriva il maestro e tutto torna al proprio posto.

Seduti, composti, ciascuno davanti al proprio leggìo,  il maestro con il solo potere dello sguardo indica, sistema, chiede attenzione. Poi discorsetto iniziale: da allenatore della squadra prima che entri in campo. Un allenatore sui generis, che giocherà e toccherà palla di continuo. Iniziano le prove, ed è un dialogo fatto di segni, di poche parole in lingua aliena: non bo-bobobo-boo ma bo-bo-bo bobo.  Chiarissimo, cambia tutto. E in effetti cambia davvero tutto. E quelle cacofonie diventano partitura e poi musica. 

Anche i lettori dei testi , che recitano con la banda in sottofondo, diventano strumenti diretti dal maestro. Si impara velocemente a guardare lui, prima ancora del leggio,  le sue mani che svolazzano quasi come farfalle e invece no, è tutto codificato, e con grande precisione. Ultima prova, quella finale, quasi vicina al concerto, e con poche interruzioni per rimarcare i passi più difficili, l’atmosfera che si vuole creare: qui pianissimo, bisogna suscitare emozione, mica siamo delle stecche di legno. Non capisco bene ma mi adeguo. Le mani che danzano sono quelle del maestro Davide Mairone. Le filarmoniche sono quelle di Chivasso e Brandizzo.

Lettori sono Ornella Valle e Giuseppe Valesio dell'associazione Carla Boero e Bruno Santa alpino di Castelrosso. Alla fine risulta un’opera. Con scene che possono  essere recitate   se ci fossero le possibilità. Ma anche così, vale la pena. Il tutto è derivante da una proposta progettuale per uno   spettacolo musico-teatrale, tratto dalla collezione per orchestra a fiati “La Grande Guerra”, edito da Scomegna Edizioni Musicali, che con tratti rapidi e netti, composti da letture, racconti, musiche e canti, vuole rendere un disegno complessivo di quella che fu la Prima Guerra Mondiale per i soldati che l’affrontarono in prima persona . Riuscire a portare, attraverso i loro occhi,  il nostro sguardo contemporaneo su un evento che segnò le coscienze di milioni di persone, è proponimento  più che mai attuale, per evitare che tutto culmini nell’indifferenza e nella dimenticanza. Al contrario, noi lavoriamo affinché le coscienze siano sempre rivolte alla pace: non c’è futuro senza memoria.

Questo è l'intento di tutti i partecipanti. Sabato pomeriggio si è svolto lo spettacolo, con il saluto iniziale del sindaco Beppe Bava, del coordinatore dell' Unitre Giancarlo Di Leo, del presidente onorario dell'Unitre di Chivasso Beppe Busso. Ci sono anche  il sindaco e vicesindaco del consiglio comunale dei ragazzi di San Sebastiano, che presentano i loro pensieri sulla guerra oltre che la loro opera con la rappresentazione della pace. Il tutto al  centro polivalente di S.Sebastiano, un grande capannone che ha già ospitato di tutto. Stavolta gli tocca una rappresentazione musical -teatrale. Per di più, viene chiesto il silenzio agli spettatori, niente applausi dopo ogni suonata.  Brutta giornata, freddo e pioggia, sconsigliano l'uscita da casa. Potrebbe essere un flop. Invece no.

Alla fine dell'esecuzione, la sorpresa. Ci sono oltre 100 persone ad assistere, persino alcuni giovani E questi 100 spettatori si alzano in piedi con una standing ovation diretta al maestro, ai musicanti ed ai narratori e narratrici. E chi se lo aspettava!  I componenti delle filarmoniche sanno come inchinarsi al pubblico, i 3 narratori hanno molta meno esperienza. Però l'applauso è applauso. E finalmente ci si può rilassare, dopo aver ascoltato le note di "Let it be" dei Beatles, quelli veri,  dopo averne ascoltato la traduzione. Non era facile, riuscire a trasmettere il senso di angoscia, di impotenza, di totale precarietà della propria vita di soldato al fronte in una guerra crudele e ingiusta. Ma almeno in parte, tutti insieme ci siamo riusciti. Sicuramente ci abbiamo provato. Gli spettacoli assomigliano a dei viaggi, a dei viaggi virtuali … ogni giorno è un viaggio, ogni vita è un viaggio … ma se ogni viaggio, banale nel suo percorrere la distanza tra due punti, non fosse costellato d’imprevisti, di svolte, cadute e ritardi, non avrebbe senso raccontarlo. Ed è proprio svelando le pieghe di questo viaggio che si può chiarirne il senso o perlomeno tentare di spiegarlo. Questo è stato lo spirito che ha caratterizzato la rappresentazione di "Storie di guerra per costruire la pace". 

 

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