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Chivasso

Seidita sindacalista fiera: "Però oggi il sindacato deve rinnovarsi"

Laura Seidita è stata eletta segretario SPI-CGIL per Chivasso e altri 16 Comuni

Laura Seidita

Ha vissuto una vita da sindacalista, oggi è segretaria del Sindacato Pensionati CGIL per Chivasso ed altri 16 Comuni

 


 

Diciamolo subito: il sindacato oggi non è esattamente quello degli anni d'oro, degli anni 70 per capirci. E non è di moda, presso la grande opinione pubblica, sui mass-media. 

Naturalmente è cambiato tutto: la rivoluzione tecnologica, la globalizzazione, il mondo del lavoro, la frammentazione, la precarietà di molti lavoratori. E la delocalizzazione di diverse imprese, che qui prendevano gli aiuti e poi trasferivano all'estero.

Diciamo che il problema del sindacato oggi è la sua precisa e concreta capacità di movimento: per chi, in che modo, con quali obiettivi? Ma cosa vuol dire essere sindacalisti oggi?

Lo chiedo a Laura Seidita, da pochi giorni riconfermata segretario dello SPI-CGIL di Chivasso, il sindacato dei pensionati della CGIL. Insieme a lei in segreteria De Pinto Stefano e Nunziante Maddalena hanno la responsabilità di assistere i pensionati di Chivasso e  di altri 16 Comuni.

Laura ha smesso l'attività lavorativa, ma non smette di essere attiva  sul piano sindacale, come elaborazione e come ruolo.

Il suo è il racconto di una vita.

"Mi sono iscritta al sindacato CGIL  nel 1974, giovanissima appena diplomata, con una grande carica di entusiasmo, e visione positiva del futuro, Anni di grande fermento, con una grande passione politica, grande speranza di un futuro migliore. Era tutto grande. Periodi di  battaglie, e vittorie, a partire dalla legge 300, lo statuto dei lavoratori. Ma poi la 405 sui consultori famigliari, e sopratutto la 194  sul diritto all'aborto; insieme alla  importante rivoluzione della sanità pubblica garantita a  tutti.  E tante altre leggi, ottenute grazie alla mobilitazioni di uomini e donne, del sindacato e non. Volevo esserci dentro, e ci sono stata, posso dirlo. La grande mia soddisfazione  è stata quella di vedere lavorare insieme persone, provenienti da situazioni ed esperienze molto diverse tra loro  nella funzione pubblica (così si chiamava allora il comparto di cui  mi occupavo) ed ottenere dei buoni risultati perché c'era unità. C'era partecipazione. Ho svolto parecchi ruoli anche dirigenziali nel sindacato. Tutte esperienze formative importanti."

Ma poi ad iniziare dagli anni 80 il sindacato ha cambiato pelle. In parte,  almeno agli occhi di molte persone,  si è burocratizzato, si è distaccato dalla sua base naturale, non è più riuscito ad unire le forze in modo decisivo. La situazione come abbiamo detto è cambiata e ne conosciamo le ragioni. Tu cosa ne pensi?

"Che ci sia stata e ci sia una crisi complessiva, che viene da lontano, sociale culturale politica, è evidente ed il sindacato non poteva certo starne fuori. Però oggi deve rinnovarsi. Ci sono meno iscritti, ed i nuovi  sono più anziani per il ritardato pensionamento. In più è diminuito il valore della solidarietà. A volte il sindacato si trova chiuso nelle proprie categorie. Il problema della partecipazione è una questione da porre e da porsi: perché i giovani sono più presenti nelle associazioni di volontariato piuttosto che nei partiti e nel sindacato?  La risposta sta nella incapacità  di portare i bisogni reali al primo posto: il lavoro per tutti prima di ogni altro. Il nuovo governo sta togliendo agli anziani per aiutare (dicono) le imprese. Ma sono sbagliati il metodo e la sostanza! Non si possono sottrarre miliardi alle pensioni e alla sanità pubblica. Cosa succederà domani?"

Pensi che il sindacato non sia riuscito a intercettare i nuovi bisogni, le nuove precarietà, i nuovi poveri?

"Guarda, queste situazioni sono oggetti di dibattito da sempre. Lo SPI vorrebbe iniziare una operazione culturale che possiamo chiamare "di memoria". Magari partendo dalla storia delle donne costituenti che contribuirono alla stesura della Costituzione. Ma in generale vorremmo mantenere viva la memoria delle lotte che hanno portato ai diritti. Quelli oggi messi in discussione. Dobbiamo riportare la memoria sulla storia.  E certo che siamo attenti ai giovani, lo facciamo anche per loro. Vediamo la loro indignazione e la loro speranza, che non sono in contraddizione, ma insieme permettono di compiere azioni che possono portare ad una vita migliore, magari senza dover andare all'estero.  La CGIL ha ben sviscerato i temi riguardanti  ambiente, lavoro e società. La nostra imprenditoria è spesso arretrata e in ritardo. Conservatrice e miope. Ci vorrebbero almeno alcuni come Olivetti".   

C'è disagio sociale, ma il sindacato sembra sia assente. Quali sono le iniziative che potrebbe mettere in campo?

"Prima di tutto bisogna affrontare il tema del lavoro: bisogna costruire lavoro,  e trovare la forza per ottenere lavoro in sicurezza. Con forza e unitariamente. Lavorare sulla memoria, perché i giovani devono sapere che i diritti non sono mai acquisiti per sempre.  E lavorare per l'unità del sindacato. E poi la mobilitazione, far conoscere ai cittadini la condizione che bisogna cambiare: il 7 dicembre la CGIL farà un presidio davanti all'INPS di Torino per chiedere aumento di organico; il 15 dicembre CGIL e UIL hanno proclamato sciopero generale di 4 ore contro la manovra finanziaria del governo; il giorno 16 manifestazione a Roma dello SPI CGIL contro il taglio agli aumenti di pensione".

Tu oggi diresti a tuo figlio/a di iscriversi al sindacato se avesse 18 anni come avevi tu?

"Si, perché  è un organismo che può riuscire più di ogni altro a cambiare la qualità della vita. Lo ha dimostrato e va ricordato. Abbiamo presentato in Comune un progetto con un concorso editoriale proprio riguardante questo aspetto così importante: la salvaguardia della memoria".

Un momento tra tanti che ricorderai sempre? 

"La mobilitazione dei lavoratori e delle lavoratrici Phonemedia nel  2009 a Trino Vercellese: nel periodo prenatalizio occupazione dello stabile e assemblea permanente sotto una tenda giorno e notte. Alla fine si è risolta, ma fortissima è stata la solidarietà di tutti. Lo ricorderò sempre con gioia, perché fu un momento davvero intenso. Il contributo delle donne fu altissimo. Ma tanti sono i momenti, perché il sindacato è stato la mia vita. E continua ad esserlo."
 

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