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Chivasso
13 Novembre 2022 - 22:24
Paola Palumbo
La notizia ha fatto capolino in redazione pochi minuti fa. Paola Palumbo è morta sabato notte all'ospedale di Ciriè dov'era ricoverata. Personaggio decisamente schivo, era tipo a cui davvero non piacevano le mondanità, i Lions, i Rotary, le associazioni di volontariato. Al massimo un caffè al bar, ma il più delle volte neanche quello. Eccentrica, snob, sempre molto ben curata. A Chivasso c'è chi la considerava decisamente borghese e in realtà Paola, borghese lo era sul serio, come solo poteva esserlo la moglie di un imprenditore, in questo caso Mario Gria, titolare della Manifattura del Po, scomparso, quattro anni or sono, poco prima della pandemia.
Nata il 14 dicembre del 1939, Paola fino ad un certo punto della sua vita, in città, la si era vista poco, per non dire niente. Torinese con un passato di funzionario nel settore "sanità" della Regione Piemonte, di tessere politiche in tasca non ne aveva mai avuta una che fosse una.
Nella foto Francesco Lacelli, ex sindaco di Chivasso. Fu lui a volere Paola Palumbo in giunta nel 1994
La sua passione per la politica venne a galla nel novembre del 1994 quando l'allora sindaco Francesco Lacelli (1993-1997), le affidò la delega agli "affari sociali" per un governo del centrosinistra che nel corso del mandato s'era fuso con gran parte dell'Opposizione fino a finire nelle braccia dei "civici" coordinati da Gianfranco Pipino. Tutto nella norma considerando che dopo tangentopoli molti vecchi partiti erano praticamente scomparsi e ne stavano emergendo di nuovi.
Morale? Palumbo si dimostrò talmente brava che nel 1997, l'allora PDS (Partito democratico della sinistra) e il PPI le chiesero di candidarsi a sindaco. Per lei stravedevano in tanti, da Pasquale Centin a Assunta Desiderio, passando da Laura Seidita. Ci pensò un bel po'. Mise sulla bilancia i pro e i contro, compreso quel suo essere tutto fuorché di sinistra. Alla fine accettò e, il giorno dopo quel "si", tutto il centrosinistra andò in frantumi. La sinistra candidò Antonio Napoli (Psi, Sinistra Democratica e Verdi), i centristi un po' più spostati a sinistra decisero di supportare Mario Bonardo (Nuove energie e socialisti), i cambursaniani del Boschetto Giovanna Baraldo (Il risveglio cittadino).
Non meglio nel centrodestra. Anche lì alla notizia che Forza Italia e Alleanza Nazionale avevano scelto il castagnetese Andrea Fluttero, un gruppo di civici optarono per la candidatura di Antonino Sena (Patto per Chivasso), il Movimento sociale Fiamma preferì correre con Lorenzo Guida (Movimento sociale Fiamma) e la Lega Nord in solitaria tirò fuori dal cappello Roberto Sorrentino. Otto candidati a sindaco in città non s'erano davvero mai visti prima.
Al primo turno nulla di eclatante. Fluttero prese 4.899 voti e Palumbo 3.992. Fu al secondo che Palumbo alzo bandiera bianca. "La sinistra non mi ha votato - confessò ai giornali - Troppo borghese per loro... O forse non è ancora arrivato il tempo di una donna al governo della città". Di certo quella non era la sinistra di oggi e neppure era frequentata da gran parte degli uomini e dalle donne di oggi.
Palumbo non ne fece un dramma. Si guardò intorno. Disse tra sé e sé: "Alla fine che mi manca?". Infine alzò il telefono per comunicare alla segreteria del Pds che non avrebbe mai accettato di sedere in consiglio all'Opposizione e così fece. Nessuno la vide più a Palazzo Santa Chiara o in qualche sede di partito.
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