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SALUGGIA. L’azionista PrimeStone ha sollecitato il management a «vendere o smantellare il settore valvole cardiache»

Gli azionisti di LivaNova non sono soddisfatti e chiedono all’azienda misure drastiche per migliorare i fatturati: vendere o chiudere la produzione di valvole cardiache e cardiopolmonari. E’ quanto emerge da una lettera inviata lo scorso 12 ottobre al consiglio di amministrazione di LivaNova da parte di PrimeStone Capital, fondo di investimento con sede a Londra che fa parte del consiglio stesso e possiede il 2,2 per cento del capitale sociale.

Gli azionisti non sono contenti dei risultati e, più in generale, della politica aziendale che LivaNova porta avanti dal 2015, anno in cui l’azienda è nata dalla fusione tra Sorin e Cyberonics. Secondo PrimeStone, LivaNova non esplica tutto il suo potenziale “a causa della combinazione di una strategia mal concepita e di una cattiva esecuzione”: “la fusione di Sorin e Cyberonics è fallita e ha distrutto valore per gli azionisti”.

I colloqui sono iniziati lo scorso 30 giugno, con gli esponenti di PrimeStone che hanno parlato più volte con i vertici di LivaNova: il presidente Dan Moore, il ceo Damien McDonald e il responsabile dello sviluppo aziendale Matthew Dodds. Secondo gli azionisti di PrimeStone le azioni di LivaNova potrebbero addirittura essere raddoppiate (attualmente valgono 50 dollari ad azione) a patto di portare avanti un massiccio progetto di rifondazione, nel quale sarebbe compresa, come detto, la vendita o lo smantellamento della produzione di valvole cardiache e del settore cardiopolmonare. In Italia le produzioni sono collocate rispettivamente negli stabilimenti di Saluggia e di Mirandola, in provincia di Modena.

Sempre secondo le analisi di PrimeStone, il sentiero da seguire sarebbe una focalizzazione sul mercato della neuromodulazione. Nella missiva PrimeStone sottolinea come LivaNova abbia già discusso le modalità di cessione o chiusura dei settori cardiaci e polmonari, senza però concretizzare nulla: “Il consiglio di amministrazione e il management hanno avuto tutto il tempo per fornire risultati dalla fusione del 2015 tra Cyberonics e Sorin che ha dato vita a LivaNova. Fin dalla fusione gli investitori pazienti sono stati “premiati” con un rendimento totale per gli azionisti del -17 per cento, contro il +83 per cento del mercato complessivo e +171 cento dei diretti concorrenti”, scrivono - piuttosto seccati - gli analisti di PrimeStone.

A far perdere la pazienza agli investitori che si sentono poco remunerati sarebbero anche i metodi di gestione interna dell’azienda. Tra tutti, gli stipendi dei dirigenti. «Le nostre analisi mostrano che le retribuzioni sono due o tre volte superiore alla media. L’attuale compenso del ceo è del 60 per cento superiore a quello dei precedenti ceo di Sorin e Cyberonics messi assieme. La combinazione di prestazioni insufficienti e compensi elevati merita attenzione»: insomma, cari manager, vi strapaghiamo ma non siete in grado di produrre valore.

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