Una notte in hotel con il sottofondo dei colpi di arma da fuoco del mezzo colpo di stato dell'ex generale Haftar non ha scoraggiato la pattuglia di imprenditori edili marchigiani che a Tripoli partecipa alla Libya Build, la principale fiera di settore, inaugurata oggi. ''Abbiamo deciso di restare tutti, solo uno torna in Italia in anticipo. La situazione ora sembra tranquilla, e gli stand della fiera sono pieni di gente'' riferisce la capodelegazione Vanessa Ficarelli, 36 anni, di Fabriano. Per conto dell'Azienda speciale della Camera di commercio Marchet, Ficarelli coordina un gruppo di nove imprese espositrici (due rappresentate da agenti libici) che esportano macchine o materiali per l'edilizia in un territorio quasi interamente da ricostruire. ''Ci spostiamo su shuttle con vigilantes privati, un pò di ansia c'è stata, ovvio, ma stiamo tutti bene, e non siamo mai rimasti isolati o bloccati in albergo. Ieri pomeriggio, mentre eravamo in aeroporto per gli ultimi arrivi, ci hanno contattato dall'Ambasciata italiana invitandoci a raggiungere subito l'hotel attraverso strade alternative. Non abbiamo visto posti di blocco o blindati lungo il percorso, a differenza delle delegazioni italiane arrivate dopo''. Il gruppo marchigiano alloggia al Corinthia, un cinque stelle scelto anche da un'altra ottantina di italiani. ''Da metà pomeriggio fino alle 22 ieri si udivano spari in lontananza, poi più nulla. E stamattina le strade che conducono alla fiera, nella Tripoli Sports City, erano libere''. L'ambasciatore Giuseppe Buccino Grimaldi si è recato di persona a parlare con gli espositori. ''Ha detto che l'Ambasciata assisterà sia chi ha deciso di partire sia chi rimane - riferisce Ficarelli - e che al momento non ci sono piani di evacuazione''. Nel frattempo il desk Alitalia ha confermato tutti i voli, e agevola i passeggeri che vogliono anticipare o cambiare la data del viaggio. Tra le imprese che hanno preferito farsi rappresentare da un proprio agente sul posto, senza affrontare i rischi della trasferta, c'è la Lorev di Fabriano. ''Sono stato a Tripoli nel 2013 - ricorda il responsabile commerciale Alessandro Carsetti -, e anche allora si sentivano qua e là esplosioni o colpi di arma da fuoco. 'Fate come volete', ci ha detto quest'anno il nostro rappresentante libico: per loro è tutto abbastanza normale, ma abbiamo capito che stavolta era preferibile restare in ufficio''. Che il Paese sia ''ad un bivio, da una parte una Libia forte e democratica e dall'altra il caos - come ha ribadito l'ambasciatore italiano - lo si capisce anche dal piccolo osservatorio della Lorev, che esporta in Libia il 10% della produzione. ''Da settembre-ottobre non riceviamo più ordinazioni ufficiali. I nostri macchinari costano relativamente poco, 50-100 mila euro, ma nel Paese c'è troppa instabilità e per i libici è difficile fare programmi a lungo termine''. Con un volo di linea Alitalia sono già rientrati a Fiumicino una ventina di italiani. ''Paura non l'abbiamo avuta - racconta un imprenditore abruzzese, in Libia per una ditta di abbigliamento - ma si sentivano degli spari, echi di fucili. Eravamo non distanti dal Parlamento e siamo rimasti chiusi in albergo, non siamo più usciti, anzi ci hanno consigliato di rimanere dentro''. ''Abbiamo vissuto quanto accadeva con tranquillità, senza apprensione - gli fa eco un lavoratore genovese, Francesco Sciaranna - ho sentito delle esplosioni in lontananza ma non ho visto nulla: è durato per un po', poi si sono calmati. Quando sono partito oggi non c'erano scontri in atto: in Libia ora è comunque tutto imprevedibile''.
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