Aprile 2014, fuga da Bruxelles. O meglio, dalla Commissione europea guidata da Josè Manuel Barroso. Ha quasi il sapore di un 'si salvi chi può' l'annuncio giunto oggi dal Berlaymont, il palazzo sede storica dell'esecutivo Ue. Ben sette commissari - tra cui due vicepresidenti, l'italiano Antonio Tajani, responsabile per l'industria, e il titolare degli affari economici Olli Rehn - hanno ufficializzato la decisione di candidarsi per un seggio nel nuovo Parlamento europeo che sarà eletto tra il 22 e il 25 maggio prossimi. Una defezione così massiccia non si era mai vista. Sarà un segno della crisi, dei tempi che cambiano e dei maggiori poteri acquisti dall'Eurocamera, sarà che Barroso è ormai al capolinea e non ha mai suscitato particolari entusiasmi. Fatto è che da metà aprile, al più tardi, i commissari-candidati saranno in aspettativa e le loro competenze saranno affidate ad interim a loro colleghi. In attesa di vedere se saranno eletti e, in caso positivo, di decidere entro il 30 giugno se rinunciare al seggio europeo o ai pochi mesi rimanenti per l'incarico di commissario (la scadenza naturale di Barroso è fissata per il 31 ottobre, ma in molti scommettono che l'attuale commissione, per vari motivi, resterà probabilmente in carica fino alla fine dell'anno). L'ufficializzazione della candidatura di Tajani, destinato a essere capolista alle Europee, apre di fatto la corsa alla sua successione. L'Italia ha tre possibiltà: non indicare nessuno lasciando per ora l'interim del portafoglio Tajani al francese Michel Barner; nominare un commissario pro-tempore, cioè destinato a restare a Bruxelles fino alla scadenza dell'attuale esecutivo; scegliere qualcuno che rimanga anche per il prossimo quinquennio. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi finora non si è sbilanciato su dei nomi anche se in molti, sia a Roma che a Bruxelles, danno al momento per favorito Massimo D'Alema. Il quale, persa cinque anni fa la corsa per il posto di Alto rappresentante Ue per la politica estera e la sicurezza, potrebbe aspirare a ritentare il colpo o puntare direttamente al portafoglio degli affari interni. L'ipotesi D'Alema ha preso quota dopo lo strappo avvenuto tra Renzi ed Enrico Letta: quest'ultimo, lo scorso gennaio, almeno a Bruxelles, veniva indicato dai più come 'il futuro commissario italiano'. Per questo in molti non si sentono di escludere un possibile ritorno di fiamma tra i due. Ciò detto, a Bruxelles non si scartano completamente anche altre possibilità. Come quella di Paolo De Castro, attuale presidente della commissione agricoltura del Pe, che non ha mai nascosto la sua aspirazione a diventare commissario. O quella di Sandro Gozi, attuale sottosegretario per gli affari europei.
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