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SPAGNA. Incindente in Catalogna. Negata l'archiviazione

"Il nostro obiettivo è arrivare ad un processo e accertare le colpe dell'autista del bus e della ditta di autonoleggio che non l'ha fermato nonostante non avesse rispettato le soste di riposo previste dai regolamenti ed era in condizioni inadeguate per trasportare un bus". Paolo Bonello è il padre di Francesca, genovese, una delle sette vittime italiane morte il 20 marzo 2016 a bordo di un pullman in prossimità di Tarragona, in costa Brava, in Spagna, in cui morirono 13 studentesse dell'Erasmus. Ieri la notizia che grazie al ricorso presentato dal comitato dei parenti delle vittime la corte di appello di Tarragona ha negato per la seconda volta l'archiviazione dell'inchiesta richiesta nel settembre 2017 dai giudici spagnoli: "Il primo obiettivo - prosegue Paolo Bonello - è non far chiudere l' indagine, il secondo, è ottenere giustizia e dimostrare che il conducente ha guidato il bus in condizioni psicofisiche inadeguate come ha subito ammesso lui stesso dopo l'incidente dicendo che si era addormentato, anche se poi ha ritrattato. Poi vogliamo capire perchè la ditta di autonoleggio per cui stava lavorando non lo ha bloccato visto che l'ispettorato del lavoro ha accertato dall'esame dei tachigrafi che il conducente quella settimana aveva saltato due turni di riposo". "Nell'accogliere il ricorso e riaprire le indagini la corte di appello ha riferito - prosegue Bonello - che sarà svolta un'altra perizia sul bus, a cominciare dallo stato dei freni. Ma crediamo che i nuovi controlli non potranno che confermare quanto stabilito dalla prima perizia: il bus era in ottime condizioni, così come i freni, e le colpe dell' incidente sono state solo del conducente e della ditta di autonoleggio che gli ha permesso di fare quel servizio. Noi genitori vogliamo andare avanti e avere giustizia solo perchè desideriamo che tragedie come queste non accadano più. Le vite dei nostri ragazzi non possono essere gettate via per comportamenti così superficiali".
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