"Il jihadismo in Francia sta prendendo piede. Ce la faranno. Attualmente ho la sensazione che l'avvenire in Europa non sia così prevedibile". Alla fine Michel Houellebecq, il controverso scrittore francese che nel suo romanzo 'Sottomissione' (edito in Italia da Bompiani) immagina una Francia del futuro assoggettata all'Islam, sgancia la bomba. Lo fa con poche parole, come è suo costume quando si tratta di parlato e non di scritto, dopo lunghi silenzi, molti 'non so' e innumerevoli risposte monosillabiche. Ciò che dice è inequivocabile, ma lui non si dilunga, non lo argomenta, e subito svicola dall'incalzare pieno di tatto dell'intervistatore Fabio Gambaro. Siamo sul palco del Festival Collisioni a Barolo nelle Langhe, tra le colline teatro di tanti romanzi di Beppe Fenoglio e Cesare Pavese. "Il romanzo e ancor più la poesia - afferma Houellebecq - nascono dal dolore e dal dramma". E' l'assist per chiedergli della tragedia di Nizza. "Sono desolato - è la laconica risposta - ma se vogliamo essere realisti, il jihadismo in Francia sta prendendo piede". Per Houellebecq, la scelta di Nizza in luglio non è stata casuale: "Il turismo - aggiunge lo scrittore - ne patirà molto e colpire questo settore in Francia non è cosa da poco, con quello che rappresenta". Ma alla domanda se ci sia bisogno di riaffermare con forza i valori fondanti dell'Occidente, Houellebecq risponde lapidario: "Nessuno ha mai creduto che i valori della Repubblica francese fossero quelli nei quali credere in assoluto". Per lui, anzi, "ci troviamo in un sistema che non può funzionare, e infatti non funziona". Houellebecq non si pronuncia sul ruolo della letteratura in tutto questo, e sulle motivazioni del suo scrivere: "Negli altri romanzieri non trovavo un livello qualitativo sufficiente, e poi mancava il mondo, era l'arte per l'arte". Dissacrante, fedele al suo personaggio scontroso, al limite della misantropia, l'autore del celebrato 'Le particelle elementari', lascia in chi lo ascolta il dubbio di essere preso in giro. Se così fosse, il suo pubblico non se ne adombra, capisce che il messaggio è un altro: ovvero, che l'arte non deve essere spiegata al suo fruitore, il quale se l'apprezza lo fa perché ci trova qualcosa che entra in risonanza con il profondo. Houellebecq, però, naturalmente non lo dice, per lui anzi "il pubblico sottostima molto il lavoro di chi scrive, pensa che il romanziere non abbia fantasia, confonde la vita del personaggio con quella dell'autore". Ciò che vuole davvero comunicare ai suoi lettori, l'autore francese lo affida alla parola scritta: "Sviluppate in voi un profondo risentimento nei confronti della vita - esorta nell'introduzione alla raccolta di poesie 'La vita è rara', da poco pubblicata in italiano da Bompiani - questo risentimento è necessario ad ogni vera creazione artistica. Quando susciterete negli altri un misto di pietà spaventata e di disprezzo, saprete di essere sulla buona strada, potrete cominciare a scrivere".
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