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12 Gennaio 2016 - 10:59
Sergio Marchionne
Il consolidamento nell'industria dell'auto è "inevitabile". Ma Fca per ora si sfila. La priorità è il piano al 2018 e "avere un'enfasi maniacale sul raggiungimento dei numeri, per poter dare sicurezza alla società anche quando io non ci sarò". E per poter "togliersi quelli che Renzi chiama i gufi". Sergio Marchionne al Salone dell'Auto di Detroit conferma i target finanziari per il gruppo, più vicini dopo l'"eccezionale" 2015 e raggiungibili anche con volumi di vendita inferiori alle attese, e afferma: "non voglio lasciare una cucina che non può essere usata dal mio successore".
E una 'cucina in ordine' ha un debito azzerato e un utile di 5 miliardi di euro, come previsto nel piano industriale. Su chi lo succedera' alla guida, Marchionne vede un "numero" di possibili successori. E scherza su un suo possibile futuro da giornalista. Accanto a John Elkann, si lascia andare all'idea di un quotidiano il 'John and Sergio Daily'. Un giornale "cartaceo" precisa Elkann.
Accantonato il progetto di partnership con General Motors, sul quale non ci sono prospettive, e guardando alla Silicon Valley, Marchionne frena sulla ricerca di un partner per il gruppo. Il consolidamento - mette in evidenza - è per "noi" la seconda priorità dopo il piano al 2018, lo "abbiamo abbandonato per ora". "I target 2018 sono fattibili. Il piano non è facile ma fattibile" dopo un anno migliore delle attese, con i risultati nella parte alta della guidance. L'esecuzione del piano è la "priorita'". Non chiusa invece la porta alla Silicon Valley: "schierarsi contro e' un'idiozia. Continuiamo a lavorare con tutti quanti", con Google e altri. "E' necessario rimanere aperti allo sviluppo tecnologico", aggiunge Marchionne, precisando che ''tutti fanno profezie" su come cambierà l'industria dell'auto, che si trova di fronte a una "traversata nel deserto'' che la porterà a scegliere "cosa vuole diventare da grande".
Marchionne si dice più ottimista sull'Europa e guarda agli Stati Uniti, dove il lancio dell'Alfa Romeo Giulia è slittato al terzo trimestre. Gli Usa restano il più importante mercato per Ferrari, per la quale Marchionne non esclude un aumento della produzione a 9.000 unità se le condizioni sono giuste, mantenendo però l'idea di Enzo Ferrari: se ne deve produrre sempre una in meno di quanto vuole il mercato. "Siamo contenti della quota che abbiamo in Ferrari. Possiamo aumentarla ma non abbiamo mai detto che l'avremmo aumentata", mette in evidenza Elkann. "Parlare della reazione di Ferrari in Borsa quando c'è stato lo scorporo a gennaio e la distribuzione di capitale e' da cretini", mette in evidenza Marchionne.
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