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COREA DEL SUD. Non è l'Ebola,s i chiama Mers

COREA DEL SUD. Non è l'Ebola,s i chiama Mers

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Non è come Ebola, che un anno fa iniziava a riempire le pagine di giornali e siti, ma comunque il focolaio del virus Mers in atto in Corea del Sud deve fare da sveglia per tutti gli altri paesi, che devono essere preparati ad affrontare il problema. La raccomandazione viene dall'Oms, secondo cui nel paese asiatico la situazione sta lentamente tornando alla normalità, ma ci sono comunque oltre 10mila persone sotto controllo per il rischio di contagio. "Questo è il più grande focolaio che si sia avuto fuori dal Medio Oriente - ha affermato Keiji Fukuda, direttore generale dell'Oms, durante una conferenza stampa -, al momento abbiamo notizia di 162 persone colpite e 19 morti confermate. Dal punto di vista del virus sappiamo che non ci sono differenze genetiche con quello che circola in Medio Oriente, e anche il comportamento è lo stesso, anche se ci sono ancora molti punti oscuri sulla modalità di trasmissione". Le autorità sanitarie coreane hanno annunciato un ventesimo morto per il virus, una donna di 54 anni con ipertensione e problemi respiratori, che però non è stato ancora confermato. "L'epidemia di Mers in Corea del Sud - ha confermato Fukuda - è una 'sveglia' per tutti i paesi, che in un mondo molto connesso devono prepararsi alla possibilità di avere focolai di questa e altre malattie infettive". Il virus Mers, isolato nel 2012, finora ha fatto più di mille casi, concentrati soprattutto in Medio Oriente ma anche in altri 25 paesi tra cui l'Italia. Secondo l'Oms non è il momento di dichiarare l'emergenza internazionale, nè di applicare restrizioni a viaggi, ma si dovrebbero dare informazioni ai viaggiatori come già deciso da Hng Kong e dallo stesso sito 'Viaggiare sicuri' della Farnesina. "Si raccomanda di non recarsi nelle strutture ospedaliere in cui sono stati finora verificati i casi di contagio - ricorda il sito - e di preferire, in casi di reale emergenza clinica, altri nosocomi del Paese". Se poi il virus dovesse tornare anche in Italia il sistema è pronto ad accoglierlo, afferma Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell'istituto Spallanzani di Roma. "Un eventuale caso di Mers verrebbe trattato con lo tesso protocollo di una influenza grave - spiega -, quasi ogni regione ha individuato i centri per il trattamento dei pazienti e i laboratori per le analisi. L'Italia è in grado di affrontare un'emergenza di questo tipo, abbiamo le competenze". Secondo Ippolito il virus sta mostrando un comportamento simile all'influenza, dando casi più gravi in presenza di altre patologie. "In molti casi si muore 'con' il Mers, non 'per' il Mers - sottolinea -. Se una persona è anziana e cardiopatica e prende il Mers è come se prendesse l'influenza H1N1, non è detto che muoia per il virus". In un mondo con un miliardo di viaggiatori l'anno, sottolinea Massimo Andreoni, presidente della Società Italiana di Malattie Infettive, l'ipotesi che arrivi una malattia infettiva è sempre più attuale. "Noi abbiamo un'ottima rete di infettivologi che è in grado di affrontare le emergenze - spiega - ma non bisogna smantellarla, come si sta già facendo in alcune regioni".
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