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BRUXELLES. Vietare la donazione di sangue dagli omosessuali

BRUXELLES. Vietare la donazione di sangue dagli omosessuali
La sentenza della Corte di giustizia Ue che ammette l'esclusione permanente dalla donazione di sangue per uomini che abbiano avuto rapporti omosessuali, previa dimostrazione che per queste persone esiste un alto rischio di contrarre gravi malattie infettive, ''non aumenta le garanzie di sicurezza per le donazioni di sangue''. Ne è certo il direttore del Centro Nazionale Sangue (Cns), Giuliano Grazzini: ''E' invece indubbiamente molto più efficace ai fini della sicurezza - afferma - valutare il rischio per ogni singolo donatore''. Questa sentenza, spiega l'esperto, ''non cambia le nostre politiche per il settore sangue, che prevedono controlli strettissimi ed efficaci''. L'esclusione dalla donazione di una categoria 'tout court', come appunto gli omosessuali, non può essere insomma garanzia assoluta di sicurezza, anche perchè, sottolinea Grazzini, ''alla base di tale pronuncia non ci sono motivazioni scientifiche, dal momento che non sono ad oggi rilevati casi di trasmissione di Hiv a seguito di donazioni di sangue da uomini gay''. Piuttosto, chiarisce, ''ciò che va effettuata è una valutazione del rischio per ogni singola persona che vuole donare il sangue, e ciò indipendentemente dall'orientamento sessuale''. Ed è proprio questa la procedura che si mette in atto nei centri italiani: ''Prima della donazione del sangue - spiega il direttore Cns - il medico fa un'accurata anamnesi del potenziale donatore, accertando se il soggetto ha comportamenti sessuali a rischio, sia di tipo omosessuale che eterosessuale; se si tratta di comportamenti lievi e casuali, è prevista una sospensione della donazione per un periodo di 4 mesi, mentre a fronte di comportamenti a rischio ripetuti ed abitudinari la sospensione diventa definitiva''. Questa valutazione ''ad personam assicura dunque le maggiori garanzie. Al contrario - rileva - le nostre leggi vietano la discriminazione sulla base del semplice orientamento sessuale''. Una 'conquista', questa, raggiunta solo nel 2001, quando l'allora ministro della Salute Umberto Veronesi, ricorda Grazzini, ''abolì il divieto di donazione di sangue per i gay. Tale posizione è stata poi ribadita con i decreti ministeriali di recepimento della direttiva Ue del 2005 ed in questa direzione si è espresso anche il Consiglio superiore di sanità nel 2013''. Inoltre, ribadisce l'esperto, ''non ci risultano in Italia casi di trasmissione di virus Hiv da donazione di sangue, mentre alcuni casi si sono verificati in Austria e Germania da donatori, però, eterosessuali''. Insomma, la posizione espressa dalla Corte Ue ''rappresenterebbe per noi un tornare indietro di anni, oltre a non aggiungere elementi di sicurezza. In Italia, al contrario - conclude il direttore del Cns - abbiamo un sistema di controllo in questo senso meno 'restrittivo', ma estremamente accurato e con un livello di attenzione altissimo''.
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