Dopo cinque giorni di vana attesa per soccorsi che stentano ad organizzarsi e ad arrivare, e' scoppiata oggi la protesta popolare in Nepal. Si e' registrato un duro confronto fra almeno 200 senzatetto e la polizia a Kathmandu mentre in due dei distretti piu' colpiti dal terremoto di sabato la gente ha aggredito le amministrazioni locali "colpevoli" del mancato arrivo degli aiuti. Dopo il "mea culpa" formulato dal premier Sushil Koirala per i ritardi nel funzionamento della macchina dei soccorsi, oggi il governo ha chiesto alla popolazione di avere pazienza perche', pur se lentamente, la "macchina" sta entrando a regime e raggiungera' presto tutti i 29 distretti nepalesi piu' colpiti. Certo, i numeri della tragedia sono impressionanti: quasi 5.300 morti e almeno 10.000 feriti, otto milioni di persone colpite dal sisma, di cui 1,4 milioni senza possibilita' di procurarsi cibo, e un esercito di oltre un milione di senzatetto ai quali sono andate 4.700 tende invece delle 500.000 necessarie. Un'emergenza umanitaria che si affianca al "dramma" della distruzione "immane" del patrimonio Unesco - si parla di oltre 80 templi distrutti -, denunciata dall'organizzazione. In un appello urgente diffuso oggi contemporaneamente a Kathmandu, Ginevra e New York, l'Onu ha chiesto alla comunita' di mobilitarsi finanziariamente per mettere immediatamente a disposizione 415 milioni di dollari per affrontare l'emergenza e limitarne le conseguenze. La giornata si era aperta con le note liete di superstiti strappati alle macerie. Si e' trattato di un ragazzo di 20 anni, poi di un altro di 28, e infine soprattutto del "miracolo" di un bimbo di appena quattro mesi, individuato ancora vivo da un team franco-nepalese, dopo oltre 80 ore dal terremoto. Il piccolo, in particolare, e' stato salvato sotto quello che restava della sua casa a Bhaktapur, 13 chilometri ad est di Kathmandu. Ha riportato qualche ferita, ma non e' grave e sta riprendendosi in un ospedale cittadino. La gioia e' stata pero' rapidamente occultata dalle prime proteste che sono scoppiate a causa della estrema lentezza, o in moltissimi casi della totale assenza, della distribuzione di generi di prima necessita', come coperte, acqua cibo e medicine. Una situazione paradossale e stridente con le immagini delle decine di aerei giunti in Nepal con tonnellate e tonnellate di generi di prima neccessita' che il governo ha candidamente ammesso di essersi limitato a immagazzinare, in attesa di riuscire ad approntare un piano efficace di distribuzione. I manifestanti che hanno affrontato la polizia nella capitale nepalese hanno urlato che la pazienza dei senzatetto era al limite: "Siamo affamati, non abbiamo nulla da bere. Non possiamo dormire. Fa freddo e non abbiamo coperte. Bambini e adulti si stanno ammalando. Non ne possiamo piu'!". In piu' la popolazione deve preoccuparsi anche degli "sciacalli" che diffondono false notizie di nuove scosse per entrare nelle case a rubare. La polizia ne ha arrestati solo oggi ben 27. E mentre la tensione e' al massimo a Kathmandu, e' arrivata attraverso i media l'eco di disordini provocati dalla popolazione esasperata in due distretti messi in ginocchio dal sisma. A Dolakha un gruppo di sfollati ha assaltato l'ufficio distrettuale distruggendo il materiale al suo interno, ed appiccando poi il fuoco alla struttura. E poi la zona Sindhupalchowk, la più colpita con 1.500 morti, dove i senzatetto hanno cinto d'assedio il responsabile amministrativo locale che e' stato costretto a fuggire a Kathmandu, non senza aver accusato il governo di "incapacita'" per aver prodotto una situazione insostenibile e non aver distribuito gli aiuti.
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