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Ripulito il parco di via Boves, la cittadinanza attiva (ri)vince

Ripulito il parco di via Boves, la cittadinanza attiva (ri)vince

I volontari ripuliscono il muretto dai graffiti

La cosa più sorprendente è che la prima domanda della gente che passava da via Boves, nel vedere quella quarantina di persone intenta a ripulire il parco giochi, era: “Ma come avete fatto?”. Quasi che fosse impossibile smettere per davvero di lamentarsi e iniziare rimboccarsi le maniche. Quasi che fosse impossibile organizzarsi senza il coordinamento delle istituzioni. Quasi fosse un miracolo, una cosa dell’altro mondo, “sacrificare” una domenica di cazzi propri e ozio (letterario, s’intende) per rimettere a nuovo un parco che era ormai diventato uno schifo, più che un parco.   Ebbene, cari sanmauresi, di impossibile non c’è proprio nulla. Anzi, pare proprio che dovrete farci l’abitudine, a quella banda di scapestrati che si è messa in testa di poter ripulire la città parco dopo parco. Perché dopo il primo “blitz” (com’era stato battezzato l’intervento di fine luglio, organizzato a sorpresa) in via Boves, la scorsa domenica è andato in scena il capitolo secondo. “Il ritorno”, oppure “la vendetta”, per dirla in hollywoodiano (a proposito, uscirà a breve un video che documenterà l’intera giornata di lavori). Il luogo scelto? Di nuovo via Boves, per la precisione il parco di fronte a quello già ripulito a luglio. Ringrazieranno gli abitanti della zona, decisamente fortunati. Durante il lungo pomeriggio di domenica, i volontari guidati dal solito Giacomo Gilardi si sono dati da fare: hanno sostituito le malridotte assi delle panchine (quasi tutte marce), scrostato e ridipinto le pareti del bagno pubblico (chiuso ormai da anni, ndr), rimesso completamente a nuovo il muretto di fianco all’ingresso, ormai completamente sfigurato da “murales” non certo degni di tal nome. Hanno raccolto carte e cartacce, immondizia varia, e messo in sicurezza le zone più pericolose del parco. Poi, quando ormai era già sceso il buio, se ne sono tornati tutti a casa. C’erano tanti giovani, nel gruppo di volontari. C’erano persino bambini, volenterosi e divertiti. C’erano trentenni, quarantenni, cinquantenni, sessantenni. Ognuno dava una mano come poteva. Un “quadretto” niente male, insomma. Un esempio concreto di quella cittadinanza attiva di cui tutti si riempiono sempre la bocca, senza poi concludere niente. E chi pensa che gli “scapestrati” si fermino qui, probabilmente si sbaglia: l’impressione è che la prossima volta saranno in cento, anziché in quaranta.
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