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11 Settembre 2014 - 11:11
La Fondazione Alfredo D'Andrade è sull'orlo della chiusura. Il Sindaco Alessandro Perenchio ha rassegnato le dimissioni dalla carica di Presidente, chiudendo i rubinetti al contributo annuale. "Questione di incompatibilità" ha motivato Perenchio, forte della legge che ormai non consente più, agli enti locali, di detenere partecipazioni. Ma la decisione ha comunque suscitato dure reazioni e nell'ultimo Consiglio Comunale la minoranza di centrosinistra, nata dalle ceneri della passata amministrazione, che con la Fondazione era sempre andata a braccetto, ha votato contro.
"L'atto del Sindaco, quand'anche fosse fondato sotto il profilo del diritto, è di gravissima irresponsabilità – tuona il capogruppo dell'apposizione Pino Andriolo - perchè andava, semmai, posto al termine di un percorso nel quale l'Amministrazione doveva decidere cosa fare del futuro della Fondazione. Noi, invece, abbiamo un Sindaco, di fronte al primo problema da affrontare scappa via. Lui aveva il dovere morale e politico di decidere. Poteva pensare di chiudere o trovare soluzione, persone che se ne occupino, filantropi. Le dimissioni lo hanno esentato dal prendere decisioni".
Nelle settimane scorse il Cda, sprovvisto del suo Presidente dimissionario, si sarebbe riunito per mettere in liquidazione la Fondazione, che significherebbe la chiusura del Centro Studi e del Museo ed il licenziamento della propria dipendente.
"Non mi risulta – smentisce invece il Sindaco -. Dal cda ho appreso che si sarebbe riunito ai primi di settembre. Non è irresponsabilità. Essendoci incompatibilità tra Presidenza ed attività di Sindaco ho deciso di dimettermi. Ho ribadito che la Fondazione avrà il contributo da parte del Comune di fronte ad un progetto che possa camminare con le proprie gambe. Siamo ancora in attesa di atti ufficiali, richiesti alla Fondazione nell'estate, che ad oggi non abbiamo avuto, ci è stato consegnato soltanto il bilancio 2013. Prima di decidere bisogna conoscere la situazione finanziaria: una Fondazione oggi non può essere fonte di debito. Faremo una discussione seria con minoranza e parti sociali". Tecnicamente il contributo è stato previsto nel bilancio di previsione 2014, ma è detto che sarà erogato.
La minoranza, intanto, sta preparando un'interpellanza sul tema. "Noi siamo assolutamente disposti a collaborare e a trovare una soluzione – chiosa Andriolo - però ne dobbiamo parlare, dobbiamo essere informati, ci deve essere un dibattito pubblico. Noi alcune idee de le abbiamo per mantenere in piedi la Fondazione. Se poi loro hanno in mente che cultura sono le serate folcloristiche, la grigliata in piazza, va bene, loro sono in maggioranza".
Come viene ricordato nel sito internet www.fondazionedandrade.it, la Fondazione Alfredo d’Andrade è nata per iniziativa del Comune di Pavone Canavese nel 1996. Gestisce uno spazio museale al pittore, archeologo e architetto italo-portoghese Alfredo d’Andrade (Lisbona 1839 – Genova 1915) che soggiornò a lungo in paese, dal 1885, quando avviò la ricostruzione del Castello.
Nel 1996 sono così iniziati i lavori di restauro della sede del museo e del centro studi,situatui in via Giuseppe Quilico 1 ed inaugurati poi nel 1999 con la mostra temporanea “Alfredo d’Andrade. L’immagine ritrovata”.
Nel corso di questi anni, il Comune ha promosso il progetto museografico generale, favorendo il recupero di una palazzina d’epoca (ex Municipio, scuola e sede di numerose associazioni culturali locali). Dal 2000 a oggi, la Fondazione ha organizzato annualmente eventi tematici con l’intento di esporre le produzioni del centro studi. Ha inoltre collaborato, soprattutto negli ultimi tempi, con le Associazioni al fine di aprire il Centro al pubblico in occasione dei vari eventi (dalle Ferie Medievali alla festa patronale, al momento in corso).
Normalmente la Fondazione, diretta da Paola Mino (che era già stata Assessore tre tornate elettorali fa e alle ultime elezioni si era candidata nella lista di centrosinistra), apre gli spazi al pubblico il martedì e venerdì dalle 14 alle 18, la domenica dalle 15 alle 18, gli altri giorni su prenotazione, al costo di 3 euro (2 euro per ragazzini da 6 a 12 anni e gratuitamente per abbonati a Musei Torino Piemonte, over 65 ed under 6).
Il rapporto tra Comune e Fondazione è sempre stato al centro di discussioni tra maggioranza ed opposizione. In particolare Maurilio Ottello (che non s'è più ripresentato a questa tornata) definiva il museo come "la gallina dalle uova d’oro”, essendo dipeso dalla sua presenza sul territorio il riconoscimento come “comune turistico”, che (prima delle liberalizzazioni) permetteva al Bennet di rimanere aperto pure la domenica, e di conseguenza all’amministrazione di ottenere dal centro commerciale una cospicua somma, come indennizzo, circa 50 mila euro l’anno. A parere dell’opposizione la cifra, puntualmente andata a rattoppare buchetti del bilancio (se non anche a coprire i costi salati della politica), si sarebbe dovuta reinvestire a favore di turismo e commercio. Così non è stato nè in passato sono state soddisfatte le richieste di accedere ai bilanci.
Ormai è tardi. Le leggi sono cambiate. Le liberalizzazioni permettono al Bennet di restare aperto indipendetemente dai paletti del Comune e non consente più ai Comuni di avere partecipazioni in società, Fondazioni o altro.
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