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MONTALTO DORA. Omosessualità. Legge Scalfarotto divide il Consiglio. Maggioranza boccia minoranza sul no e sull'adesione, invece, al Manifesto di Torino

MONTALTO DORA. Omosessualità. Legge Scalfarotto divide il Consiglio. Maggioranza boccia minoranza sul no e sull'adesione, invece, al Manifesto di Torino

Si discute anche di omosessualità in Consiglio Comunale a Montalto Dora. Nell'ultima seduta di luglio la minoranza “Ambiente e Salute”, guidata da Massimo Stevanella (già promotore di prese di documenti politici dai tempi in cui era consigliere di minoranza a Quassolo), ha presentato una mozione, bocciata in massa dalla maggioranza, che chiedeva, in primo luogo, di abbracciare il Manifesto di “Sì alla famiglia” presentato a Torino il 1° dicembre 2013, il quale sostanzialmente propone, "un sì alla famiglia e a tutto quanto la promuove o la rafforza, oltre ad un sì anche all’accoglienza nella società e nelle comunità religiose, con rispetto delle persone omosessuali, ma insieme un no al matrimonio e alle adozioni omosessuali, all’introduzione della cosiddetta ideologia di genere nelle scuole e ad una legge sull’omofobia che introduce il reato di opinione, rischiando di mandare in prigione chi esprime liberamente le proprie idee in merito all'omofobia e alla famiglia".

Montalto Dora minoranza Ambiente e salute con StevanellaLa minoranza ha richiesto di opporsi, invece, (e questo punto ha sollevato dure obiezioni) al disegno di legge dell’onorevole Ivan Scalfarotto, inviando una lettera, al fine di bloccarlo, al Presidente della Repubblica Napolitanoe al Presidente del Consiglio dei Ministri Renzi. Il Disegno di Legge, già discusso ed approvato dalla Camera dei Deputati, sta suscitando polemiche, infatti, perchè, se da un alto, mira a contrastare l'omofobia, dall'altro, secondo i detrattori, renderebbe molto labile il confine tra reato e diritto di opinione, tacciando come "omofobi" coloro che non approvano il matrimonio e l'adozione per persone dello stesso sesso, quando omosessuali e i transessuali già godono degli strumenti giuridici previsti dal codice penale per i tutti i cittadini.

La proposta ha lasciato perplessi diversi consiglieri. "Non entrerei nel merito delle premesse – ha esordito il Sindaco Rita Ippolitoche riporta punti di vista legittimi, opinioni rispettabili. Mi sofferemei invece sulla richiesta e ritengo che il Disegno di Legge miri a tutelare le differenze di genere. Mi pare si miri a punire l'istigazione alla violenza e non l'espressione libera di un pensiero. Dal punto di vista della coscienza ogni consigliere può votare quel che crede ma dal punto di vista istituzionale, francamente, non mi sento di rigettarlo". "Si parla di divieto di propaganda di idee fondate sull'omofobia - ha rimarcato l'Assessore Roberto Serracchioli -. Non faccio processi alle intenzioni nè entro nel credo personale, mi baso su quello che leggo". Contrariato consigliere di maggioranza Bisone: "sono argomenti che vanno a toccare più i sentimenti delle persone che non gli interessi della comunità, mi sembra fuori luogo rispetto al nostro mandato".

Il testo del disegno di legge “Scalfarotto”, approvato dalla Camera dei Deputati il 19 settembre 2013 e trasmesso alla Commissione Giustizia del Senato, in sostanza estende all'omofobia e alla transfobia le norme previste dalla Legge n. 13 ottobre 1975, n. 654 e dal Decreto Legge 26 aprile 1993, n. 122, coordinato con la legge di conversione 25 giugno 1993, n. 205, secondo cui "è punito: con la reclusione sino a tre anni chi diffonde in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico; con la reclusione da sei mesi a quattro anni chi, in qualsiasi modo, incita a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi o fondati sull'omofobia o sulla transfobia". La pena è aumentata nei casi di "organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza". Nel testo si aggiunge che "non costituiscono discriminazione, né istigazione alla discriminazione, la libera espressione e manifestazione di convincimenti od opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, purché non istighino all'odio alla violenza, né le condotte conformi al diritto vigente ovvero anche se assunte all'interno di organizzazioni che svolgono attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione ovvero di religione o di culto, relative all'attuazione dei princìpi e dei valori di rilevanza costituzionale che connotano tali organizzazioni".

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