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IVREA. Lavoratore licenziato per commento su facebook. Impugna il provvedimento contro l'azienda

IVREA. Lavoratore licenziato per commento su facebook. Impugna il provvedimento contro l'azienda

Dipendente Comdata si sfoga contro i datori di lavoro sul social network Facebook e l’azienda, per tutta risposta, lo licenzia. Dal mese di marzo Alessandro Stockle, 36 anni, residente a Romano Canavese, non sta più lavorando, lasciato a casa, di punto in bianco, nonostante fosse stato assunto, dopo un primo periodo da interinale, con contratto a tempo indeterminato. Di questi tempi non c'è più da star tranquilli, si sa.

Tutta colpa di quel commento dispregiativo? Secondo lui no, non foss'altro l'azienda lo aveva già interpellato, ad inizio anno, offrendogli una buona uscita di sei, otto mensilità. Bue bye dopo otto anni. Lui aveva rifiutato. "Una settimana dopo – racconta – Comdata mi ha di nuovo chiamato avvisandomi di fare attenzione, per la mutua, legata ad alcuni problemi di salute, perchè rischiavo di non prendere il premio di produzione". Dopo una settimana l'azienda avrebbe dato i quarti livelli a persone che erano al lavoro da meno tempo di lui, provocando un clima di insofferenza tra i colleghi, e discussioni ache su Facebook.

"Comdata sta diventando una merda" scrive Stockle ad inizio marco, come commento al post di un collega. "Quel che è assurdo – spiega il dipendente – è che la discussione si è svolta in un profilo chiuso, a cui potevano accedere soltanto gli amici". Eppure la voce è arrivata al responsabile del personale, tramite qualche "spia", tra gli amici in comune, gli unici che potevano vedere e leggere i commenti. Dopodichè l'azienda ha mandato una contestazione cautelare con sospensione di quindici giorni. Stockle doveva dare una spiegazione a voce, poi scritta.

"Ho ammesso di aver sbagliato – aggiunge il lavoratore -. Tuttavia quel commento non si riferiva all'azienda bensì alla situazione, tra le difficoltà del momento, cambi turni, assunzione interinali". Stockle ha anche proposto di trattenergli, come punizione, un mese di stipendio ma senza arrivare al punto di licenziarlo, ricordando la condotta impeccabile che ha caratterizzato questi otto anni. Mai una lettera di richiamo, mai una contestazione, mai un lamento nonostante i passaggi da commessa a commessa.

Stockle ha tentato una conciliazione con i sindacati. Non c'è stato verso. Ed anzi, comunque, "l'azienda ha deciso di non pagarmi 18 giorni lavorativi, per il periodo dal 1 al 18 marzo come trattenuta per mancato preavviso". Insomma, come se si fosse licenziato. Adesso il lavoratore, tramite la Cgil e l'avvocato Silvia Rossetto, ha impugnato il provvedimento e l'altra settimana si è anche recato dai Carabinieri per denunciare una violazione della privacy sul social network, visto che quel post non doveva uscire da amici in comune.

   
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