Troppo facile scagliarsi contro l’amministrazione Dallolio per la vicenda Seta. Troppo facile gridare all’ignavia, alla mancanza di coraggio, alla passività di una non-scelta, alla sudditanza psicologica e morale nei confronti di Settimo. La situazione è più complessa, e per questo necessita di un breve excursus storico. Siamo nel 2007: San Mauro viene messo di fronte al presunto obbligo di affidare il servizio di raccolta rifiuti a Seta, società partecipata a capitale pubblico che si occupa “in house” (ossia per affidamento diretto, senza gara d’appalto) dell’immondizia in tutti i 30 comuni del Consorzio di Bacino 16. L’allora sindaco Giacomo Coggiola, che di Seta non voleva nemmeno sentirne parlare, decide di portare la questione davanti al tribunale del Tar. Quest’ultimo gli dà ragione: San Mauro può continuare a far gestire i suoi rifiuti da chi vuole, o meglio da chi ha vinto una regolare gara d’appalto. E così l’azienda Armellini può continuare a lavorare per altri 5, 6, 7 anni: fino al 30 aprile del 2014. Nel frattempo, nel dicembre 2013, Seta si aggiudica una regolare gara d’appalto (in cui è l’unica partecipante) per il servizio-rifiuti che include tutti i comuni del Bacino 16. Compresa San Mauro. A quel punto il paesino delle fragole nulla può contro il colosso della monnezza, che a pieno diritto diventa titolare del servizio. Il sindaco Dallolio tenta un ultimo colpo di reni, messo alle strette dall’intero mondo politico e da buona parte della cittadinanza. “Sonda” altre strade, pensa (o dice di aver pensato) addirittura di uscire dal Bacino 16 per liberarsi di Seta e affidarsi al Consorzio Chierese o ad Amiat. Solo che prezzi alla mano, udite udite, l’azienda settimese rimane la più competitiva: quella, cioè, in grado di far spendere meno al Comune mantenendo a grandi linee la stessa tipologia di servizio. Così tramontano le altre ipotesi, e il matrimonio si può celebrare. Ora, che l’amministrazione Dallolio abbia “dormito” per un annetto svegliandosi poi all’ultimo per affrontare il problema è indubbiamente vero. Ma sarebbe davvero cambiato qualcosa, con un atteggiamento diverso della politica? Probabilmente no. No perché i paletti e i vincoli delle normative riguardanti consorzi, ambiti, gestione sovracomunale dei servizi sono troppo vincolanti per essere aggirati. La vera domanda da porsi è un’altra. In nome di quale progresso, di quale futuro, di quale innovazione un Comune come San Mauro è costretta a spendere più del dovuto per affidare un servizio? Perché non può, molto semplicemente, scegliere per conto suo in base a chi offre il rapporto qualità prezzo migliore? Perché una ditta che funziona bene e riesce pure a mantenere prezzi competitivi, come può essere Armellini, deve soccombere solo perché ha a disposizione 15 mezzi e 30 operai (i dati sono estremamente approssimativi) anziché 150 mezzi e 300 operai? Più si osserva da vicino, e più tutta questa storia del “servizio di raccolta rifiuti su area metropolitana”, ossia quello su cui le grandi aziende del settore lavorano da anni, sembra una gigantesca bufala studiata ad hoc per imboccare società a partecipazione pubblica, per far girare a pieno regime inceneritori e impianti gestiti da società a capitale pubblico, e così via. Non è campanilismo, non è grillismo, e nemmeno complottismo. E’ che in Italia funziona così: il denaro va dove c’è qualcuno che magna. E sui rifiuti “ce magnano” in tanti, vedasi la “Terra dei Fuochi”. Ma questa cosa, sinceramente, va un pochino al di là di Dallolio e di San Mauro...
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