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18 Giugno 2014 - 10:41
Se n'è andato in silenzio. Poche persone a rendergli un saluto. Nemmeno un ringraziamento, nonostante abbia lasciato al Comune uno smisurato patrimonio che, a stento, il Museo Civico "Nossi Rais" (Le nostre radici), da lui fondato e mantenuto negli anni, stentava a contenere. Giuseppe, o meglio Gep Dorma, come tutti solevano chiamarlo, è spirato lo scorso 10 maggio, all'età di 92 anni. Una vita passata a cercare e collezionare quegli oggetti significativi del nostro passato per lasciare un'impronta, una testimonianza. Tra tutti la Michela, macchina stenografica dell'inventore Antonio Michela, a cui San Giorgio diede i natali.
"Sono nato il 12 luglio 1921 in una casa di contadini di San Giorgio Canavese, situata in via Solferino 12, dove il nonno Giuseppe (da tutti conosciuto come Pin Dorma, del 1871)..." così comincia la sua breve biografia, redatta da Bruna Poggione e riportata dali "Amici del Canavesano". Gep Dorma ha vissuto come contadino. Ha fatto anche il postino, il mobiliere. E' stato in guerra, con gli Alpini. Amava profondamente Ninì, che lo ha lasciato vedovo nel 2001, a cui avrebbe voluto dedicare l'apertura di un asilo nido. Ma la sua storia è stata caratterizzata anche da diverse frizioni con la passata Amministrazione Comunale, specie quando, già nel 2007, rilevò la necessità di trovare un'adeguata gestione per il Museo, destinando all'attività anche Casa Botta. "Oggi il museo sta andando in rovina – ci diceva -. Le parole non sono sufficienti. Si smetta di parlare a vanvera. Ho quasi 90 anni e l'età non mi consente di mandare avanti l'opera. A casa conservo più di mille reperti in attesa di poterli aggiungere al museo. Ma servono altri locali per sistemare tutto".
Per dieci anni, dal 1997 al 2007, Gep aveva fatto di tutto pur di tenere i locali aperti, con puntualità il sabato e la domenica, radunando un gruppetto di volontari che potessero dargli una mano. Oggi il suo Museo, con l'arrivo dell'estate, tornerà ad essere aperto al pubblico, nei fine settimana, con la presenza di un giovane del paese, Palo Palombella, nell'ambito del progetto di rete turistica sostenuto dall'Ecomuseo Ami.
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