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VALPERGA. Si erano opposti ai controlli di guardie zoofile in borghese. Assolti dall'accusa di resistenza a pubblico ufficiale

VALPERGA. Si erano opposti ai controlli di guardie zoofile in borghese. Assolti dall'accusa di resistenza a pubblico ufficiale

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Al giorno d’oggi vai a sapere di chi vuoi fidarti.. le truffe sono all’ordine del giorno. Se ne sentono di tutti i colori. C’è chi si spaccia per un tecnico per il controllo dei contatori dell’acqua, c’è addirittura chi sostiene di arrivare per contro della Parrocchia. Insomma, oggi come oggi, bisogna fare attenzione a chi si fa entrare in casa. Per questo la famiglia Tarizzo, nell’aprile del 2009, si era fermamente opposta all’ingresso di due sedicenti guardie zoofile nella propria azienda agricola con la richiesta di controllare alcune gabbie dentro cui erano tenuti i cani (risultate peraltro in regola oltre che di proprietà di una terza persona) ed accertare la pulizia del luogo: erano in borghese, sull’auto civile non c’era alcun contrassegno adesivo, niente di niente che potesse attestare concretamente l’identità. I due addetti, tuttavia, se l’erano presa non poco per quel diniego arrivando a sporgere denuncia. Per questo in cinque sono finiti loro malgrado imputati presso il Tribunale di Ivrea con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale: la titolare Francesca Tarizzo, con il figlio Diego Poletto e tre persone che si trovavano all’epoca presso l’azienda, Franco Fava, Enzo Sapia e Mauro Serena Guinzio. L’altra settimana il procedimento, che si è trascinato per ben cinque anni, si è finalmente concluso con una ragionevolissima sentenza di assoluzione pronunciata dal giudice Marianna Tiseo. Lo stesso Pubblico Ministero Roberta Bianco aveva chiesto l’assoluzione perché “il fatto non costituisce reato”. “E’ emerso aldilà di ogni dubbio che mancasse ogni segno di riconoscimento - ha sottolineato l’avvocato difensore Alberto Aramini del Foro di Torino -. Si è ravvisata una macroscopica violazione dei doversi da parte del pubblico ufficiale”. Per quanto riguarda le contestazioni minori, legate al rifiuto di dare indicazioni sulla propria identità personale e a presunti epiteti che sarebbero volati a detta della guardie, per cui il giudice ha inflitto lievi condanne, la difesa avvisa che proporrà senz’altro ricorso in Appello.

 
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