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23 Febbraio 2014 - 11:07
tribunale
E’ iniziato martedì 11 febbraio, al tribunale di Ivrea, il processo che vede imputati Antonio Esposito ed Enrica Aletti, ex operatori presso l'Anffas di Rivarolo, con l'accusa di maltrattamenti verso alcuni disabili della struttura. I due, rappresentati rispettivamente dagli avvocati Maria Rosa Barolo e Laura Monteu Bottere, devono difendersi da accuse pesantissime. Secondo la Procura, infatti, fra il 2009 e il 2010, avrebbero sottoposto due ospiti della comunità La Torre ad una serie di soprusi di natura fisica e psicologia, tanto che uno di loro avrebbe addirittura tentato il suicidio. La situazione è venuta a galla a metà del 2010, di fronte a due lettere anonime recapitate ai direttori, in cui erano descritte chiaramente le presunte violenze subite dai disabili. Eppure Aletti ed Esposito apparivano come due dipendenti esemplari, stimati e ben visti da tutti i colleghi.
Martedì scorso i testi citati dal Pm Gianluca Dicorato hanno confermato le accuse. Maria Teresa Franzone, educatrice professionale della struttura dal 1998, ha raccontato di fronte al giudice Marianna Tiseo di essere intervenuta subito, in seguito ad episodio, e di aver accompagnato una vittima a colloquio con il referente della comunità Elio Spezzano. La vittima, non solo avrebbe mostrato segnali di preoccupazione e di paura, ma avrebbe addirittura confessato di aver subito docce gelate con i vestiti ancora addosso. “Oltre a questo caso – ha aggiunto pero' Franzone - dal canto mio non ho mai constatato comportamenti tali da indurre sospetti su Esposito e Aletti né ho mai sentito strane voci a riguardo”. La dipendente Stella Perona ha invece riferito di confidenze ricevute circa minacce e intimidazioni che Esposito avrebbe rivolto ad un'altra operatrice, la signora Catalina, affinchè tenesse la bocca chiusa. “Catalina – ha dichiarato - era terrorizzata e io ne sono rimasta stupita e disgustata”.
Di parere diametralmente opposto la difesa. Per i due avvocati l’impianto accusatorio sarebbe totalmente destituito dal fatto che nessuno avesse mai visto i due imputati compiere azioni scorrette e dalla buona reputazione di cui godevano. I fatti, dunque, non sussisterebbero.
La comunità, rappresentata dall’avvocato Loris Villani, si è costituita parte civile ricordanto che Aletti ed Esposito erano stati licenziati poco dopo la scoperta. Il processo è stato rinviato al 25 marzo, data in cui saranno ascoltati altri testimoni, mentre la sentenza sarà emessa a settembre.
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