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San Mauro. Quel "pasticciaccio brutto" di via Rivodora

San Mauro. Quel "pasticciaccio brutto" di via Rivodora
Sembra una barzelletta. Solo che la conclusione, più che far ridere, fa quasi venire da piangere. L'ennesima dimostrazione della confusione totale che regna nel palazzo comunale sanmaurese riguarda il caso (non c'è nome più adatto di questo) di via Rivodora, il caso dell’area cosiddetta NIS3. Protagonista di questo pasticcio è l'amministrazione Dallolio, che in un primo momento “spinge” alcuni proprietari di terreni edificabili a costruirci sopra (dicendo loro di sbrigarsi prima dell'avvento di un nuovo piano regolatore che potrebbe cambiare le carte in tavola), e poi a distanza di due anni, senza un motivo reale e concreto, “consiglia caldamente” agli stessi di lasciar perdere tutto. Prima ancora che questi abbiano presentato un progetto. Cioè: prima li illude, li sprona, poi si sveglia un bel giorno e dice che si è trattato solo di un sogno. Di uno scherzo. Di una barzelletta. Ma nessuno ride…   Una storia trentennale La storia è lunga, ma per chi ha un po' di pazienza la ricapitoliamo qui di seguito. Tutto ha inizio nel 1987, l'anno in cui viene redatto il Piano Regolatore (quello strumento che regola l'attività edificatoria all'interno di un territorio comunale) che ancora oggi detta legge a San Mauro. C'è un terreno, vasto circa 17mila metri quadri, situato in via Rivodora: appartiene a una dozzina di proprietari diversi (tra cui le famiglie Gilardi, Coggiola, Olivero per citarne alcune). Questo terreno rientra nella categoria delle aree edificabili, ma perché ci si possa costruire sopra qualsiasi cosa, anche solo un castello di sabbia, serve che tutti i proprietari, senza esclusioni, siano d'accordo. Per “colpa” di questo vincolo, il terreno rimane vergine nel corso degli anni. E lo è tuttora. Di quel terreno, nessuno ne sente più parlare per un bel po’. Fino al 2012. Già, perché un bel giorno l'amministrazione Dallolio si sveglia. Convoca tutti i proprietari, e dice loro: “Signori, questo è uno degli ultimi, se non l'ultimo, terreno edificabile a San Mauro. Se volete approfittarne, fatelo ora: non è da escludere che con un nuovo piano regolatore, il permesso per costruire venga revocato o limitato”. Tradotto: tirate su ste case, prima che sia troppo tardi. Voi vi fate il vostro gruzzoletto, noi magari riusciamo a tirar su qualche onere di urbanizzazione. Resta però il problema del “o tutti d'accordo o non si fa niente”. Ma l'amministrazione risolve anche questa magagna. Su preciso mandato del vicesindaco Colurcio, inserisce una clausola speciale: l'azione per sub-ambiti. Non servirà, cioè, l'assenso del 100% dei proprietari, basterà il 70% di favorevoli.   Il progetto può partire! A questo punto, con queste nuove condizioni, il progetto può partire. I proprietari si fregano le mani: sembra finalmente giunto il momento di poter dare un senso a quell'appezzamento di terreno. Così, i diretti interessati contattano un architetto (in particolare Giorgio Beltramo, peraltro presidente della commissione paesaggistica) e gli chiedono una consulenza. Lui inizia a buttar giù qualche idea: quello che ne viene fuori, dopo mesi di lavoro, è un progetto (rimasto ufficioso, perché mai presentato in Comune) che prevede quattro edifici, per un totale di 40 alloggi, di due piani ciascuno. Edifici “inseriti in un contesto di verde curato e ragionato, pensato per un progetto di co-residenza, non certo quattro palazzine buttate lì a caso – specifica Giorgio Beltramo, che ci mostra alcuni disegni per ora ancora ufficiosi perché mai depositati, in attesa di un ‘ok’ da parte del Comune che alla fine non è arrivato –. Un’area con una zona ‘living’ comune in cui poter condividere spazi (come una palestra, una lavanderia e stireria, o ancora un ‘kinder garden’ per bambini), oltre a orti condivisi sul retro delle abitazioni, un frutteto per ogni edificio e un bosco condiviso. Se questa voi la chiamate una soluzione impattante…” Fatto sta che i tecnici comunali apprezzano questa bozza dell’architetto sanmaurese. È l’inizio dell’estate 2013, e tutto fa pensare ad una conclusione rapida dell’iter. Invece, da quel momento, sul lotto di via Rivodora cala il silenzio. Dopo mesi di sollecitazioni, i proprietari si rendono conto che il Comune non sta andando avanti con il progetto: avrebbe dovuto realizzare una sorta di “masterplan”, fornendo le linee guida in modo da trovare un progetto condiviso, che accontentasse tanto l’ente pubblico quanto i proprietari. Ma, e siamo già a settembre, gli uffici comunali non producono nulla.   Lo strano dietrofront A questo punto, un po’ interdetti, i proprietari e l’architetto Beltramo si rivolgono alla “parte politica”. Cioè a sindaco e vicesindaco. L’obiettivo è sempre lo stesso: sollecitare, ottenere risposte. Dallolio si mostra interessato, e promette di rifletterci su. È novembre. A gennaio, ancora nessuna notizia. E così arriviamo alla settimana scorsa: il sindaco prende in mano il discorso, e decide di stoppare tutto. Così, dal nulla, senza che nessun elemento sia intervenuto a scombussolare la situazione. Ma in realtà, non riesce a fare bene nemmeno questo. Nella lettera che manda a tutti i proprietari dei terreni, infatti, dice testualmente che viste le “perlpessità” sui nuovi insediamenti (pur compatibili con i valori previsti dal piano regolatore) “sarebbe auspicabile” che non si costruisca in quelle aree. Sarebbe auspicabile! Che non equivale, di fatto, a una sospensione o ad una revoca. È un consiglio, di quelli che un padre potrebbe dare a un figlio. Ma un sindaco che prima crea un’aspettativa in alcuni suoi concittadini, fornendo loro l’opportunità di costruire su terreni edificabili (su cui peraltro questi proprietari hanno pure pagato Ici e Imu per anni), non può poi da un giorno all’altro dire loro: “è auspicabile che non costruiate”.  Con motivazioni futili, vaghe, imprecise. Tra cui il fatto che ci siano vincoli idrogeologici (bella scoperta: peraltro i vincoli sussistono solo in una piccola area del terreno), che le ultime tecnologie hanno reso più evidenti i vincoli edilizi in collina (ma come? E due anni fa nessuno se n’era accorto?) e cose del genere.   Torna il teatro dell’assurdo Una vicenda che ha davvero dell’assurdo. Non sono per nulla chiare le motivazioni di un cambio di rotta così improvviso. C’è chi ipotizza contrasti interni alla maggioranza, ossia una forte resistenza da parte di alcune anime del partito che hanno particolarmente a cuore la tutela del territorio. Ma queste ipotesi non trovano alcuna conferma. Così come si vocifera di un intervento dell’ex sindaco Giacomo Coggiola, ma anche qui si tratta solo e unicamente di suggestioni. Fatto sta che nessuno è in grado di prevedere cosa succederà ora. I proprietari potrebbero ascoltare il consiglio di “papà Dallolio”, così come potrebbero invece decidere di andare avanti. Il dato di fatto, sotto gli occhi di tutti, è che si sia celebrato ancora una volta un teatrino dell’assurdo sul palco sanmaurese. I protagonisti dello spettacolo, ormai, li conosciamo bene…
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