Sono dipendenti dell'ufficio Anagrafe e di Stato Civile del Comune di Crescentino (Vercelli) due delle quattro persone finite agli arresti domiciliari nell'ambito dell'operazione "Praemium", conclusa dalla Squadra Mobile della polizia e coordinata dalla procura vercellese, finalizzata allo smantellamento di un'associazione a delinquere dedita alla corruzione.
I due dipendenti, un uomo di 49 e una donna di 54 anni, sono accusati di avere rilasciato false cittadinanze a 74 persone di nazionalità brasiliana a fronte del pagamento di compensi illeciti che avvenivano per tramite di un'agenzia d'affari con sede a Verona. La ditta stessa, oltre ad occuparsi del reclutamento, offriva "pacchetti" completi dal costo di 4.000 euro a persona per avviare le pratiche di ottenimento della cittadinanza, le quali poi venivano inoltrate ai due dipendenti del Comune di Cresentino.
Oltre a ricevere tangenti per il rilascio dei documenti, l'uomo percepiva anche l'affitto in nero di due appartamenti di sua proprietà - uno a Crescentino, l'altro a Robella d'Asti - in cui hanno soggiornato almeno 30 brasiliani in attesa dei documenti. I due crescentinesi arrestati sono accusati di associazione a delinquere, corruzione, falso e peculato. Gli altri due sono i titolari della ditta veronese, madre e figlio di origine brasiliana.
Venivano chiamate talvolta "regalo" o "premio" le tangenti rilasciate ai due pubblici ufficiali del Comune di Crescentino. Le circostanze sono state documentate grazie alle microcamere installate da Squadra Mobile e procura all'interno degli uffici del municipio.
Le indagini sono iniziate ad aprile a partire dal numero eccessivo di cittadini brasiliani presenti a Crescentino, circa 150 a fronte di una popolazione di 8.000 residenti.
Le persone in attesa del rilascio illecito della cittadinanza rimanevano in città circa 3 mesi, il tempo di completamento dell'iter. La maggior parte di loro, una volta avuti i documenti, si trasferivano in altre zone d'Italia o d'Europa, o talvolta rientravano in patria. Dalle indagini è stato appurato che le persone incaricate della consegna delle tangenti avevano piena disponibilità degli uffici dell'Anagrafe del municipio di Crescentino, ora sotto sequestro, all'interno dei quali si intrattenevano per lungo tempo e muovendosi come se fossero di loro proprietà. "Sono fatti - ha commentato il procuratore capo di Vercelli, Pier Luigi Pianta - che costituiscono allarme sociale, e che quindi vanno sorvegliati”.
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