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CALUSO. Biometano: un nuovo impianto lungo la strada per Mazzè?

Il 24 aprile 2020 la “Caluso Biometano Società Agricola srl” di Bovolone (Verona) ha chiesto a Città Metropolitana di Torino l’autorizzazione a realizzare un “Impianto di produzione di biometano attraverso la digestione anaerobica della frazione organica del rifiuto solido urbano detto anche “forsu” e contestuale produzione di compost di qualità”.

La società “Caluso Biometano” appartiene al gruppo “Pico Bioenregy Società Agricola Srl” di Bovolone (VR) che controlla altri impianti per la produzione di biometano a Leno, Castellazzo Bormida e Busseto.

Il sito scelto per l’impianto che ci riguarda dovrebbe essere l’area dell’ex stabilimento Edilias tra Chivasso e Mazzé lungo la Strada Provinciale SP 82, all’altezza delle frazioni Boschetto e Mandria di Chivasso. Il sito si trova in territorio comunale di Caluso ed è vicino a Mazzé e a Rondissone.

Il 1° giugno Città Metropolitana ha scritto ai quattro Comuni e ad altri enti per informarli dell’avvenuta presentazione del progetto e per invitarli a verificare l’adeguatezza e al completezza delle documentazione trasmessa dalla società e a comunicare entro 30 giorni le eventuali richieste di integrazione degli elaborati progettuali. Vedremo perciò in questo mese quali saranno le reazioni dei quattro Comuni.

Oltre ai quattro Comuni la lettera di Città Metropolitana è indirizzata a numerosi enti ai quali compete il rilascio di autorizzazioni, intese, concessioni, licenze, pareri, concerti, nulla osta e assensi all’impianto: Asl TO4, Smat, Regione Piemonte, Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio, Ministero dello Sviluppo Economico, e Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco. Anch’essi hanno 30 giorni di tempo per domandare eventuali integrazioni al progetto.

Trascorsi i 30 giorni, il progetto sarà messo in pubblicazione e cittadini, Comuni  ed enti potranno presentare le loro osservazioni, immaginiamo almeno nei 45 giorni successivi.

Che cosa entrerà e cosa uscirà dall’impianto?  Entreranno prima di tutto 55.000 tonnellate all’anno di “forsu”, cioè la frazione organica dei rifiuti solidi urbani, proveniente da raccolta differenziata, e che saranno sottoposte a un trattamento di digestione anaerobica con tecnologia a umido. E inoltre entreranno 20.000 tonnellate all’anno di “verde” (forse potature e sfalci). In base a una prima lettura (il progetto è composto da circa 130 elaborati), non comprendiamo da dove proverranno questi materiali, cioè se l’impianto applicherà il criterio della “filieria corta” e locale.

L’impianto genererà due prodotti. Il primo è il “biometano liquido (GNL), stoccato e caricato su autobotti, al fine di essere inviato a distribuzione presso terzi, per uso autotrazione. Il secondo è “compost di qualità, destinato al settore agricolo”.

L’elaborato intitolato “Sintesi non tecnica” non indica dove saranno inviati questi prodotti.

Le operazioni che saranno svolte nell’impianto corrispondono ai codici CER R3 (riciclo / recupero sostanze organiche non utilizzate come solventi… ) e R13 (messa in riserva di rifiuti per sottoporli a una delle operazioni indicate nei punti da R1 a R2… ).

L’impianto occuperà 6 lavoratori, uno e mezzo per Comune.

L’area disponibile è di 36.000 metri quadri. Il sito, ci informa la società Biometano Caluso nella “sintesi non tecnica” del progetto, si trova a 5,3 km a Sud-Sud-Est del centro di Caluso. Intorno ci sono “campi coltivati, insediamenti produttivi e alcune case isolate”.  Queste indicazioni appaiono però lacunose e fuorvianti. In realtà ci sono nuclei abitati di una certa consistenza parecchio più vicino: Campagna è a 500 metri, La Mandria è a 1 km, Boschetto a 1,5 km, Carolina a 1,8 km, Mosche a 2,2 km, Vallo a 3,3 Km, Rondissone a 4 Km, Tonengo a 4,5 km. Non intendiamo ipotizzare che l’impianto rappresenti un pericolo per questi luoghi, ma solo osservare che i dintorni dell’ex stabilimento EDILIAS non sono disabitati e non vi incontriamo solo “case isolate”. 

Fibre e plastiche, non processabili, saranno avviate a recupero o in discarica. Il percolato sarà trattato e rimesso in circolo nell’impianto. Le acque meteoriche di prima pioggia verranno trattate e ricircolate nell’’impianto. Quelle di seconda pioggia saranno scaricate nella roggia che passa a Est dello stabilimento e che ci risulta essere gestita dal Consorzio Irriguo di Chivasso, il quale dovrà rilasciare il nulla osta.

Dal processo produttivo del biometano si origina un flusso di “off-gas” che verrà rilasciato in atmosfera. In caso di necessità il biogas viene bruciato in una torcia esterna. I casi si necessità sono: avvio impianto, eccesso di pressione nella linea del biogas, malfunzionamenti o blocchi della caldaia, malfunzionamento o blocchi del modulo di upgrading del biometano, black-out dell’impianto, incendio.

Infine, la “sintesi non tecnica” elenca gli impatti ambientali e gli strumenti di mitigazione. Le emissioni odorigene avranno un impatto negativo “basso”. Le emissioni di sostanze nel suolo e nel sottosuolo avranno un impatto negativo “medio”.

Il traffico dei veicoli al servizio dell’impianto non provocherà “alcuna compromissione dello stato della qualità dell’aria”. Ma quest’affermazione appare azzardata. Anche se in misura modestissima e non preoccupante, un aumento del traffico di autocarri non provocherebbe un peggioramento della qualità dell’aria? Si aggiunga che la SP81 è generalmente piuttosto stretta e inadatta al transito di automezzi pesanti.

L’impianto presenta rischi di incidenti? Il progetto risponde che i rischi principali sono l’incendio e l’esplosione dovuti alla presenza di accumuli di biogas. Il sito sarà ovviamente corredato da un impianto antincendio specifico e conforme alla normativa di settore.

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