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05 Febbraio 2020 - 10:30
“Don Piero ringrazia tutti”.
Con queste parole, la scorsa settimana, pronunciate in un video pubblicato su facebook da Fabrizio Mencagli, don Piero Massaglia ha comunicato il ricavato della raccolta fondi per sostenere la parrocchia di Monteu da Po.
In totale sono stati raccolti 117 euro e 50 centesimi per far fronte alle spese dell’edificio. Non è tanto, ma è un inizio.
Il caso della parrocchia di Monteu era salito alla ribalta delle cronache, anche nazionali, durante il periodo natalizio.
“La nostra è una comunità che fatica ad andare avanti. Col tempo si dovranno prendere delle decisioni. L’appello è che qualcuno si possa prendere cura di questi beni, che altrimenti rischiano di andare perduti”.
E’ arrivato fino a Studio Aperto, il telegiornale di Mediaset che va in onda tutti i giorni su Italia Uno, l’appello di don Piero Massaglia per la sua parrocchia.
La piccola comunità di Monteu da Po, che conta poco meno di mille anime nella provincia orientale di Torino, è finita sotto i riflettori perché la Chiesa che domina dall’alto il piccolo paese era al freddo. Il motivo? Il contatore dell’energia è stato “piombato” dalla ditta che eroga il servizio. Colpa di un debito che si aggira intorno ai 6 mila euro.
“Ci ho provato a rientrare ma non ce l’ho fatta. Così non riesco più ad andare avanti”.
Don Piero Massaglia, 53 anni, dal 2005 parroco della chiesa intitolata a San Giovanni Battista, ci aveva parlato così.
Il don risiede a Cocconato d’Asti e ogni giorno è costretto a spostarsi in auto perché la casa parrocchiale è inagibile.
“Per viverci andrebbe restaurata – ci ha raccontato alzando le braccia al cielo – Ma i soldi sono pochi e ho anche qualche difficoltà a mettere gasolio nella mia auto. Sa con uno stipendio di appena mille euro… Le poche offerte non riescono a coprire le spese anche perché qui i fedeli rappresentano una minoranza: circa l’8 per cento della popolazione”.
L’appello lo ha lanciato alla vigilia di Natale: “Chiedo che qualche privato ci aiuti. Servirebbe l’intervento di un benefattore perché la chiesa ha bisogno di un restauro. Qualcuno salvi il patrimonio religioso e culturale di questa piccola Comunità”.
Fino ad oggi le funzioni sono state garantite: una al sabato e due la domenica pomeriggio; nei feriali il martedì e il venerdì pomeriggio.
Dover chiudere la chiesa di San Giovanni Battista sarebbe un danno per tutti. L’altare si sgretola sempre più, i cavi della luce e della corrente scorrono sulle pareti in barba alla norme di sicurezza. Per i fedeli non ci sono nemmeno i servizi igienici.
E senza contare i furti che negli anni sono stati compiuti all’interno della chiesa. Dall’altare sistemato nella navata sinistra nei primi anni settanta è stata rubata la statua della Madonna del Rosario. E ancora nel 2006 qualcuno ha portato via dal battistero del ‘600 i pannelli con figure scolpite.
Eppure nonostante le difficoltà, don Piero ha fatto tutto quel che ha potuto per coinvolgere la Comunità e soprattutto i ragazzi del catechismo autori di un presepe allestito sotto l’altare. “Siamo una comunità Cristiana che si sta impegnando. Siamo gli eredi della comunità cristiana d’Industria, antica colonia romana citata in una lettera di Sant’Eusebio inviata da Scitopoli (Palestina) tra il 356 e il 361 dopo Cristo….”.
Oggi, grazie all’aiuto di Mencagli e dei fedeli s’è fatto un piccolo passo avanti...
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