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21 Marzo 2019 - 11:33
teresa belloc
Tra il 26 Ottobre e il 18 Novembre 2011 si sono avvicendate presso il Teatro alla Scala di Milano sette recite dell’opera La donna del lago, melodramma in due atti su libretto di Andrea Leone Tottola e musica di Gioachino Rossini. La direzione musicale era affidata a Roberto Abbado, mentre il regista era Lluís Pasqual; attrazione principale delle varie rappresentazioni era però la compagnia vocale, che per l’occasione radunava i più esperti e apprezzati cantanti rossiniani di oggi: il soprano Joyce DiDonato, i tenori Juan Diego Flórez e John Osborn, il contralto Daniela Barcellona, il basso Simon Orfila, in uno spettacolo realizzato dall’ente milanese in collaborazione con l’Opéra National di Parigi e la Royal Opera House di Londra. Si è trattato certamente del successo più trionfale di tutta la scorsa stagione della Scala, conclusasi appunto con il titolo rossiniano.
Al di là dell’importanza della Donna del lago nella storia del melodramma italiano, una particolarità degna di rilievo è che quest’opera, popolarissima in Italia soprattutto nella prima metà dell’Ottocento, fu resa famosa da un’artista piemontese, che visse per molti anni a San Giorgio Canavese: Teresa Belloc (nata a San Benigno il 2 Luglio 1784, figlia di Carlo Trombetta, noto giacobino; morta a San Giorgio il 13 Maggio 1855), una delle più celebri artiste rossiniane, che non solo detiene ancora oggi il primato del numero di recite cantate in quest’opera, ma che a suo tempo seppe alternare in anni diversi la parte del soprano a quella del contralto, dimostrando così di possedere eccezionali mezzi vocali (alternanza che dalla seconda metà del Novecento a oggi - ossia da quando si è tornati a eseguire La donna del lago - nessun’altra artista ha più sperimentato).
L’opera venne rappresentata per la prima volta al Teatro San Carlo di Napoli il 24 Ottobre 1819, ed è nella produzione rossiniana la creazione musicale più elaborata, più melodica di tutto l’intenso periodo napoletano (nove melodrammi seri che Rossini compone per il solo San Carlo tra 1815 e 1822). La vicenda è ambientata nella Scozia del XVI secolo, negli anni in cui re Giacomo V tenta di conquistare territori che erano sotto il controllo del Clan Alpino, una fazione di guerrieri nemica al potere del sovrano; Giacomo si inoltra, sotto mentite spoglie, proprio nei territori nemici, perché vuole vedere di persona una fanciulla di straordinaria bellezza, che vive sulle sponde del lago Kattrine. La donna del lago si chiama Elena, ed è figlia di Duglas, antico precettore del re, ma ora suo oppositore, alleato agli uomini del Clan Alpino. Giacomo riesce a incontrare Elena facendole credere di essere un cacciatore, smarritosi dopo essersi allontanato troppo dai suoi compagni; da Elena egli riceve ospitalità, e apprende le angosce della fanciulla, innamorata di un giovane guerriero, Malcom, ma destinata dal padre a sposare un altro uomo, Rodrigo, l’eroe a capo del Clan Alpino (dunque il più temibile nemico di Giacomo). Anche il re si innamora della fanciulla, ma riesce ad allontanarsi da lei senza destar sospetti e senza farsi scoprire dai ribelli. La situazione precipita allorché Malcom, tornato per rivedere l’amata, impedisce che Elena sposi Rodrigo, suscitando così l’ira di Duglas; nel frattempo giunge notizia che l’esercito reale sta per sferrare un attacco contro il Clan: tutti i guerrieri partono per difendere i lori territori, deponendo momentaneamente i contrasti interni. Re Giacomo, sempre in incognito, affronta Rodrigo e lo uccide in duello; dopo aver sconfitto i nemici fa arrestare anche Duglas e Malcom, ma vuole dimostrare tutto il suo affetto nei confronti di Elena sia rinunciando ai propositi di vendetta sia permettendo che i due giovani si sposino senza più ostacoli. Nel finale dell’opera Giacomo libera i prigionieri, benedice gli sposi e sacrifica i propri affetti per la pace della Scozia e per la felicità della donna del lago.
La trama dell’opera, di per sé non originalissima, ha una caratteristica importante sul piano storico, poiché riguarda il primo melodramma italiano desunto da un testo di Walter Scott (il poema narrativo The Lady of the Lake, pubblicato nel 1810), ossia l’autore inglese romantico per eccellenza, che nei decenni a venire avrebbe influenzato il romanzo storico italiano, e soprattutto i soggetti del melodramma; fu del 1835 la rivisitazione più celebre, Lucia di Lammermoor, su libretto di Salvadore Cammarano e musica di Gaetano Donizetti. Rossini stesso, che fu sempre diffidente nei confronti della poetica romantica, al termine della composizione nutriva ancora qualche dubbio sulla vicenda scozzese ridotta a melodramma, e ne scriveva alla madre in una lettera dell’8 Ottobre 1819 (la prima rappresentazione sarebbe stata il 24 dello stesso mese): «Ho terminata la mia opera che porta il titolo La donna del lago. Il soggetto è un po’ romantico, ma mi pare d’effetto; speriamo in Dio che anderà bene». Alle prime recite l’accoglienza fu tiepida; il pubblicò iniziò ad apprezzare La donna del lago soltanto dopo qualche giorno, e il successo fu sempre crescente, fino a deflagrare in folle entusiasmo. La creatrice della parte di Elena, a Napoli nel 1819, non fu Teresa Belloc, ma Isabella Colbran (la celebre cantante che nel 1822 avrebbe sposato Rossini). La «giacobina piemontese», per riprendere il felice epiteto con cui Vittorio Della Croce ha stigmatizzato la Belloc, venne invece scritturata per la parte di Elena in occasione della prima milanese, nel 1821: cantava ormai da vent’anni (avendo debuttato nell’Equivoco di Mayr al Regio di Torino nel 1801), ed era all’apice della sua carriera internazionale; per Rossini aveva “creato” due personaggi, in occasione della prima assoluta dei rispettivi melodrammi (Isabella nell’Inganno felice a Venezia nel ’12; Ninetta nella Gazza ladra a Milano nel ’17), e interpretato i ruoli femminili protagonisti del Barbiere di Siviglia, della Cenerentola, dell’Italiana in Algeri e del Tancredi. Tra 1820 e 1824 fu impegnata quasi ininterrottamente alla Scala, per un complesso di nove stagioni, nel corso delle quali cantò 28 opere diverse (di cui 10 del solo Rossini: la prima di questa serie fu appunto La donna del lago).
La versatilità vocale con cui la Belloc affrontava entrambi i ruoli femminili (la sopranile Elena e la parte contraltile en travesti di Malcom) rientra nelle consuetudini di alcune cantanti dell’epoca, capaci di alternare personaggi di registro vocale diverso della stessa partitura (come fecero, proprio con la Donna del lago, Isabella Colbran e, nella seconda metà dell’Ottocento, Marietta Alboni e Pauline Viardot); ma essa è anche l’esito del suo particolare registro vocale, definibile oggi di “mezzo soprano”, molto solido sulle note centrali, capace di coprire i toni bassi così come di raggiungere le note acute (ma non oltre il la acuto, «poiché le note superiori a questo mi stancano senza produrre dei suoni grati, facili e sonori»: è la stessa Belloc a confessarlo in una lettera del 1816 al compositore Giovanni Simone Mayr). Le sue note basse vincono il confronto con quelle di altre cantanti in una lettera del 23 Febbraio 1821, in cui Stendahl definisce la Belloc - tra l’altro - «la première actrice chantante d’Italie»; ed è significativa la data di tale lettera, perché proprio dall’8 Febbraio di quell’anno la Belloc era impegnata nell’allestimento scaligero della Donna del lago (novità per Milano), che assommò l’impressionante numero di 32 recite. Certamente non vennero cantate tutte dalla Belloc, visto che le cronologie della Scala restituiscono il nome di Luttgard Annibaldi tra i «supplementi alle prime parti» (oggi si direbbero “seconde parti”); ma è presumibile che la «giacobina piemontese» ne abbia interpretato il maggior numero. Il successo dell’opera indusse il teatro milanese a riproporre La donna del lago altre cinque volte tra 1824 e 1838, per un totale di 65 recite (sarebbe stato necessario attendere il 27 Giugno 1992, con la direzione di Riccardo Muti, June Anderson nel ruolo di Elena, Martine Dupuy in quello di Malcom, per la ripresa in età moderna alla Scala). Ma la Belloc non fu protagonista di questi allestimenti, perché richiesta come interprete della Donna del lago in altri teatri italiani: al Giglio di Lucca tra Settembre e Ottobre del ‘22; all’Avvalorati di Livorno, sempre nell’Ottobre ‘22; al Riccardi di Bergamo nell’Agosto del ‘24 (allestimento in cui debuttò nel ruolo contraltile di Malcom); alla Fiera di Reggio Emilia nel Maggio del ’25 (dove tornò a cantare la parte di Elena); al Grande di Brescia nell’Agosto del ’27 e all’Eretenio di Vicenza nell’Agosto ‘28 (Malcom in entrambi gli allestimenti). Della vocalità femminile dell’opera la Belloc sperimentò dunque tra 1821 e 1828 ogni aspetto: dalla placida barcarola iniziale di Elena (Oh mattutini albori!) alla virtuosistica cavatina di Malcom (Mura felici, ove il mio ben si aggira!), all’aria guerriera di Malcom (Ah si pera: ormai la morte), fino al trascinante rondò finale di Elena (Tanti affetti in tal momento), che chiude l’opera in un vortice di gioia, appena velata di malinconica incertezza.
Va detto che Malcom fu anche l’ultimo personaggio rossiniano interpretato a teatro, poiché proprio nel 1828 la Belloc si ritirò definitivamente dalle scene per raggiungere la pace di San Giorgio Canavese, dove aveva deciso da tempo di stabilirsi, e dove amava trascorrere più mesi all’anno, sin dal 1825; e per circa trent’anni il mite e agreste paesaggio canavesano sostituì la frenetica attività nelle città italiane, di palcoscenico in palcoscenico.
Bibliografia
G. Appolonia, Le voci di Rossini, Prefazione di G. Gualerzi, Eda, Torino 1992.
M. Beghelli, R. Talmelli, Ermafrodite armoniche. Il contralto nell’Ottocento, Zecchini, Varese 2011.
G. Carli Ballola, Rossini. L’uomo, la musica, Bompiani, Milano 2009.
V. Della Croce, Una giacobina piemontese alla Scala. La primadonna Teresa Belloc, Prefazione di G. Gualerzi, Eda, Torino 1978.
Ph. Gossett, Dive e maestri. L’opera italiana messa in scena, Il Saggiatore, Milano 2009.
La donna del lago, Rossini Opera Festival 2001 (programma di sala), ROF, Pesaro 2001.
La donna del lago di Gioachino Rossini, Teatro alla Scala, Stagione d’Opera 2010/2011 (programma di sala), Edizioni del Teatro alla Scala, Milano 2011.
G. Rossini, Lettere e documenti, IIIa, Lettere ai genitori (18 febbraio 1812 - 22 giugno 1830), a c. di B. Cagli e S. Ragni, Fondazione Rossini, Pesaro 2004.
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