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Separazione infinita. Colpa dell'avvocato truffatore

Separazione infinita. Colpa dell'avvocato truffatore

Una separazione che diventa un dramma infinito tra discussioni, corse, telefonate, difficoltà economiche e, non in ultimo, anche le pesanti bugie di un avvocato. Al punto tale che, dietro l'accusa di "mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice", reato previsto dall'articolo 388 del codice penale per cui si trova imputato Salvatore Carlisi, padre residente ad Ivrea (difeso dall'avvocato Paolo Pacciani del Foro di Torino), si sono delineati moltissimi eventi che si sarebbero susseguiti tra il 2005 e il 2009, raccontati in aula dalla ex compagna Alessandra M. L'udienza, tenutasi di fronte al giudice Claudia Colangelo, è durata oltre due ore. La donna, classe 1969, originaria di Ivrea ma oggi residente a Livorno mentre lavora come maestra in una scuola delle Valli di Lanzo, ha raccontato che la separazione era avvenuta nel 2005, dopo un matrimonio tormentato, e il Tribunale di Ivrea aveva disposto l'affidamento dei due figli a lei stabilendo le modalità di visita e l'assegna di mantenimento del padre. "E' stata una separazione lunghissima – ha riferito Alessandra M. - per un'infinità di problemi come dimostrano el denunce che ho sporto. Abitavo a Ivrea. Poi mi sono trasferita a Livorno perchè mio marito, peraltro già condannato per maltrattamenti nei miei confronti durante l'ultimo periodo di matrimonio, era diventato una persecuzione. Una volta separati lui ha portato via tutto: i soldi, anche l'auto. Io allora non lavoravo, non avevo niente, soltanto i figli. I miei nonni mi hanno ospitato". Malgrado il trasferimento l'atmosfera non si era affatto rasserenata. "Non rispettava i provvedimenti del Tribunale – ha riferito la donna -. In più occasioni non mi riportava i bambini quando doveva. E nel 2012 furono sospese le visite perchè capitava di tutto: ci davamo appuntamento in piazza a Lanzo e non arrivava. A volte li faceva mancare da scuola, alle feste. Non voleva che il figlio portasse l'apparecchio e l'aveva rubato. Ci faceva mille angherie per renderci la vita difficile. Una volta mi stavo recando col treno da lui con i bimbi e al telefono mi aveva detto di non volerli. Non versava gli assegni di mantenimento. Ero disperata, totalmente a carico dei miei nonni mentre lui è facoltoso ache se adesso si è spogliato di tutto ha veduto gli immobili si è tolto dalla società di famiglia. Poi aveva cominciato a dare una cifra simbolica".

  DOCUMENTI FALSI. LO ZAMPINO DI GILLIO MEINA

In mezzo a tutto questo caos erano comparsi anche dei documenti falsi, che Carlisi avrebbe mostrato nel Natale del 2009 dicendo che avrebbe tenuto lui i bambini. "I Carabinieri di Mathi – ha ricordato la donna – non sapevano nemmeno come comportarsi con me perchè di fronte a quei documenti risultava che i bambini fossero affidati a lui. Ho dovuto fare mille corse per dimostrare che avevo ragione". Solo in seguito la verità era venuta a galla intorno alla figura dell'avvocato Carla Gillio Meina, sospesa dalla professione, nel 2011, per aver truffato diversi clienti. "All'inizio non riuscivo a capire come stesse succedendo – ha raccontato Alessandra M-. interrogata dal Pm Roberta Bianco -. Mio marito sapeva tutto quello che facevo. Una volta, per esempio, l'avvocato mi consigliò di andare a prendere i figli mezzora prima e lui mi aveva battuto sul tempo. Un'altra volta mi disse che era stata prodotta una memoria in cui si asseriva che ero una cattiva madre e non curavo i miei figli. Per ribattere a queste diffamazioni produssi una serie di documenti ma non seppi mai che fine fecero. Non immaginavo, come poi ho capito, che Gillio Meina, nonostante la mia delega, lavorasse in realtà per mio marito. Me ne sono accorta quando Gillio Meina mi disse che stava preparando un ricorso nel mio interesse davanti al giudice Mastropietro. Ma alla Casa delle Donne avevo appreso che il giudice era in maternità. Feci allora un esposto al Consiglio dell'Ordine".

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