Chiarire se davvero negli uffici giudiziari torinesi all'epoca dell'omicidio del procuratore Bruno Caccia, nel 1983, c'erano magistrati che intrattenevano "relazioni pericolose" con ambienti della criminalità comune e organizzata. Questo è il proposito degli avvocati difensori di Rocco Schirripa, uno dei presunti esecutori dell'agguato a Caccia, che al processo d'appello, in programma il 5 febbraio, intendono chiedere l'audizione di toghe oggi in pensione: tra queste figurano l'ex procuratore generale del Piemonte Marcello Maddalena, l'ex procuratore di Pinerolo, Giuseppe Marabotto, l'ex procuratore capo a Torino Francesco Marzachì, la giudice Franca Carpinteri. "L'obiettivo - dicono Basilio Foti e Mauro Anetrini - non è gettare fango o sospetti sulla magistratura. Bisogna capire se quella pista, all'epoca, avrebbe dovuto essere battuta. Ma soprattutto bisogna capire se il pentito Vincenzo Pavia, che ne ha parlato oggi in una intervista a La Stampa, è credibile o no". Pavia, negli anni Novanta, era stato interrogato dai pm della procura di Torino e, su questo aspetto, aveva reso - secondo quanto si ricava dai verbali disponibili - solo delle allusioni. Pavia ha parlato del coinvolgimento di Schirripa (condannato in primo grado all'ergastolo) nel delitto Caccia. Pavia accennò alle toghe una prima volta il 5 dicembre 1995 in Svizzera dopo essere stato arrestato: "Se parlo devo coinvolgere carabinieri e magistrati. Ma temo per la mia famiglia". In un secondo interrogatorio, il 24 giugno 1996, alla presenza dei pm Sandro Ausiello e Marcello Maddalena, disse che era contrario all'ipotesi di uccidere Caccia "della quale si parlava molto nel nostro ambiente perché l'atmosfera era diventata pesante in seguito al suo arrivo: non c'erano più spazi per ottenere una qualche mano come si poteva sperare con altri magistrati". Quattro giorni dopo, in un nuovo interrogatorio verbalizzato alla presenza del procuratore Marzachì, non si affrontò la questione "toghe". Pavia - che nel processo contro Schirripa ha testimoniato - nell'intervista resa oggi ha lasciato intendere che davanti a Marzachì non volle parlare. Gli avvocati Foti e Anetrini si chiedono perché non rese dichiarazioni sull'argomento il 24 giugno.
Commentiscrivi/Scopri i commenti
Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce
Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter
...
Dentro la notiziaLa newsletter del giornale La Voce
LA VOCE DEL CANAVESE Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.