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31 Luglio 2018 - 12:03
Più turismo in Canavese? Ci prova la Rete Museale AMI-Anfiteatro Morenico di Ivrea-, un sistema diffuso e permanente che mette in sinergia i piccoli musei del territorio garantendo un programma d’apertura certo e una soddisfacente accoglienza dei visitatori attraverso l’impiego di giovani. Questi ultimi, infatti, a seguito di un programma di formazione, si occuperanno di aprire e gestire i musei durante i weekend della stagione estiva.
E così, dal 7 luglio al 21 ottobre, tutti i fine settimana, saranno fruibili al pubblico l’Ecomuseo della Castagna di Nomaglio, il Museo della Civiltà Contadina di Andrate, la Bötega del Frèr di Chiaverano, l’Ecomuseo l’Impronta del Ghiacciaio di Caravino, il Museo all’Aperto Arte e Poesia “Giulia Avetta” di Cossano, il Museum Vischorum di Vische, il Museo dalla Saggina alla Scopa di Foglizzo, il Museo Didattico “Memorie del Tempo” di Perosa e il Museo “Nòssi Ràis” di San Giorgio, a cui si aggiungono la Casa della Resistenza e l’Ecomuseo “Storie di Carri e Carradori”, in provincia di Biella.
Il museo che vi presentiamo oggi, con sede a Foglizzo, è certamente tra i più particolari del territorio: in esso è riassunta una tappa fondamentale della storia di questo piccolo paese canavesano che, a partire dalla fine dell’Ottocento, fonda la sua economia sulla produzione delle scope.
Dalla Saggina alla Scopa è, infatti, il nome della piccola sede museale di cui Matteo Gallenca - uno dei fondatori - ci parlerà oggi.
Collocata nell’ex biblioteca civica di Foglizzo, l’esposizione consta di differenti strumenti utilizzati dal 1880 circa fino agli anni Cinquanta del Novecento nella lavorazione della scopa che, come spiega Gallenca, era un’attività che coinvolgeva l’intero paese. “Se d’estate la popolazione si divideva in artigiani e contadini, d’inverno anche chi lavorava nei campi si dedicava all’attività artigianale. La produzione, inoltre, interessava tutti, sia gli uomini che le donne”.
Ci racconta, infatti, ricordando i genitori:” Mio padre si svegliava alle cinque del mattino e si dedicava alla produzione delle scope che mia madre successivamente cuciva a mano. Riuscivano a realizzare dai cinquanta ai sessanta pezzi al giorno”.
La materia prima dalla quale cominciava il processo era la saggina, una pianta erbacea alta fino a tre metri, dalla caratteristica infiorescenza a pannocchia, che veniva coltivata a Foglizzo.
“Si iniziava asportando la granella, successivamente riutilizzata come mangime per il bestiame, dalla saggina”, racconta; “Dopodichè si creavano dei fusti - anche detti ‘culmi’ - più grandi e più piccoli: i primi venivano posti internamente, gli altri all’esterno rispetto al manico. Quest’ultimo era rigorosamente in legno”.
In seguito, i culmi venivano bloccati con il fil di ferro e con il cerchio al quale si aggiungeva anche un chiodo affinchè la scopa prendesse la forma desiderata; successivamente, le donne intervenivano nella cucitura. A prodotto finito, si procedeva ad asportare le parti in eccesso con una taglierina che regolava le sommità ma, come sottolinea Gallenca, “gli scarti non si buttavano e venivano usati per realizzare gli scopini”.
Una volta che la lavorazione era terminata, le scope venivano caricate a gruppi di sei su grandi carri diretti in zone differenti, dalla Liguria alla Francia.
La produzione delle scope, rimasta viva fino agli Settanta del Novecento, è stata il vero pilastro per l’economia del paese nel secolo scorso; a tal proposito, infatti, Matteo Gallenca afferma:“Abbiamo aperto questo museo per dare un senso a quello che per Foglizzo è stato motivo di benessere per quasi cento anni; inoltre, crediamo che tramandare questa storia ai giovani sia importante, specialmente in un momento come questo nel quale la tecnologia sta cambiando le vite di tutti in maniera repentina”.
Non ci resta, quindi, che recarci al museo per comprendere meglio l’origine di questo utensile, solo in apparenza di semplice realizzazione, negli orari di apertura previsti: tutti i sabati, dalle 15.00 alle 18.00, la domenica dalle 10.00 alle 12.00 al mattino e dalle 15.00 alle 18.00 nel pomeriggio.
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