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06 Luglio 2018 - 10:08
S
iamo un gruppo di laici credenti e praticanti delle parrocchie di Settimo. Ci sentiamo in dovere di rispondere alle prese di posizione della Lega settimese e del signor Cernusco in merito al comunicato dei preti e del diacono delle parrocchie di Settimo Torinese sulla “questione migranti”.
Per prima cosa vorremmo introdurre una piccola precisazione semantica: sono persone migranti, donne, uomini, giovani, bambini, neonati; forse può sembrare un piccolo particolare, ma è basilare perché sottolinea la centralità dell’uomo.
La seconda premessa è che riteniamo che sia noi laici credenti sia i nostri sacerdoti e diaconi abbiamo il pieno diritto, e anche il dovere, di prendere posizione su temi che saranno anche politici, ma riguardano prioritariamente la nostra civiltà e umanità. Siamo disponibili a discutere, non ad accettare che qualcuno dica che dobbiamo tacere.
Il comunicato della Lega contiene molti argomenti, alcuni ci sono un po’ oscuri, ma tenteremo di dire come la pensiamo.
Iniziamo dal fondo: è evidente che gli estensori di queste considerazioni frequentano poco le nostre parrocchie perché potrebbero verificare di persona che non esistono preti in pantofole, ma parroci e diaconi impegnati in modo costante e spesso faticoso nelle loro comunità. Basti pensare che una città con quasi cinquantamila abitanti e cinque parrocchie ha quattro parroci, un diacono e due sacerdoti: non c’è tempo per stare in pantofole.
Il clero settimese non è formato da uomini isolati che guidano un regno immaginario, ma da persone che accompagnano e condividono con una comunità di cristiani sfide, percorsi e fatiche. Noi che scriviamo siamo parte di quelle persone.
Il rifugiato e la Convenzione di Ginevra: le persone migranti dell’Aquarius erano “presunti migranti”, secondo la Lega, e sono stati sbarcati in un porto sicuro, quindi nessuna violazione. Allora i migranti sull’Aquarius erano forse in gita premio e il governo italiano ha pensato bene di farli girovagare un po’ per il Mediterraneo? Intanto altri sbarchi avvenivano nelle stesse ore, sulle coste italiane: qui nasce forte il sospetto che l’Aquarius sia stata più una bandiera per dimostrare che le promesse elettorali venivano mantenute.
Sull’Aquarius viaggiavano centinaia di persone, donne, giovani, bambini hanno subito il rifiuto all’accoglienza, dopo vicissitudini durissime. Quanti tra noi hanno ascoltato di persona le narrazioni di chi sbarca, l’angoscia che accompagna la fuga e il terrore di morire tra i flutti, l’elenco delle violenze subite prima di arrivare alle navi?
Una giovane donna di Agrigento diceva qualche giorno fa: “Dovreste guardarli negli occhi quando arrivano, sbarcano stremati, senza sapere dove si trovano e cosa succederà. Basta guardarli negli occhi per capire cosa è giusto fare. La nostra città da anni si mobilita per portare cibo e vestiario all’arrivo della navi: è la elementare regola dell’ospitalità e dell’accoglienza che ci contraddistingue da secoli”
Lasciamo perdere Soros e le sue posizioni, legittime, opinabili, ma comunque degne di ben altra discussione; le considerazione che vengono fatte sono:
- la migrazione non è un fenomeno irreversibile;
- I Vescovi africani auspicano che le popolazioni locali costruiscano il loro futuro in patria
- Giovanni Paolo II affermava che “diritto primario dell’uomo è vivere nella propria patria”.
Come si fa a non essere d’accordo con queste affermazioni così ovvie e di buon senso? Perché forse sfugge qualche variabile e cioè:
- Oltre cento compagnie quotate alla Borsa di Londra, britanniche e altre, sfruttano in 37 paesi dell’Africa subsahariana risorse minerarie del valore di oltre 1000 miliardi di dollari.
- La Francia controlla il sistema monetario di 14 ex colonie africane.
- In Costa d’Avorio (area CFA), società francesi controllano il grosso della commercializzazione del cacao, di cui il paese è primo produttore mondiale: ai piccoli coltivatori resta appena il 5% del valore del prodotto finale, tanto che la maggior parte vive in povertà.
Questi sono solo alcuni esempi dello sfruttamento neocoloniale del continente.
L’Africa, presentata come dipendente dall’aiuto estero, fornisce all’estero un pagamento netto annuo di circa 58 miliardi di dollari.
Le conseguenze sociali sono devastanti. Nell’Africa subsahariana, la cui popolazione supera il miliardo ed è composta per il 60% da bambini e giovani di età compresa tra 0 e 24 anni, circa i due terzi degli abitanti vivono in povertà e, tra questi, circa il 40% – cioè 400 milioni – in condizioni di povertà estrema.
La «crisi dei migranti» è in realtà la crisi di un sistema economico e sociale insostenibile e sarà reversibile solo quando il sistema cambierà. (fonte Centro Studi Sereno Regis)
L’affermazione ‘aiutiamoli a casa loro’ implica un cambio di mentalità che richiederà generazioni: le attuali presenze di multinazionali a casa loro ci sembrano piuttosto un aiuto per casa nostra!
Più che di diritto ai “respingimenti” e al “prima gli italiani”, ci sembra che emerga dall’articolo in questione il “dovere di starsene dove sono”. Già, ma se fossimo noi quelli che abitano in situazioni di guerre, conflitti e carestie e cambiamenti climatici? Per fortuna non siamo nati in Mali Egitto Tunisia Libia Repubblica Centrafricana Congo Uganda Sud Sudan Somalia Kenya.
Ci spaventa che una certa politica faccia crescere l’idea malsana di “nemico”, o peggio di “diverso e quindi delinquente” : non è vero che c’è meno sicurezza, non è vero che è aumentata la criminalità, non è vero che siamo “invasi”: tutti i dati mettono in evidenza il contrario. Eppure i dati non contano più, conta la pancia, il richiamo alla paura di ciò che è diverso, la propaganda roboante che finisce sui giornali e viene urlata in televisione, ma che non costruisce percorsi e processi pensati e condivisi.
Già Freud, nella lettera ad Einstein del 1932, suggeriva l’antidoto: per ostacolare la divisione bisogna costruire legami, avviare percorsi di vicinanza, di conoscenza, di reciproco riconoscimento.
Come scrive Luigino Bruni “Le comunità e gli Stati capaci di futuro sono quelli dove si è capaci di coltivare e custodire una amicizia civile che fonda e sostiene le competizioni economiche e politiche, quell’amicizia civile che l’illuminismo ha voluto chiamare fraternità. Quando l’amicizia civile si spezza i popoli declinano e si resta in balia dei grandi fiumi della finanza e dei poteri forti”.
Un grande compito hanno dunque l’educazione, la scuola, una politica rinnovata come passione civile di partecipazione dal basso, disinteressata e orientata al bene comune…..
Prima l’umanità. Non prima questo o quel popolo, ma l’umanità, l’unica umanità, il cui intero valore è in ogni essere umano. Le diseguaglianze nelle possibilità di vivere degnamente, se dipendono dall’ambiente locale, sono da rimediare con lo spostamento, l’accoglienza, la solidarietà economica tra le popolazioni umane, mentre l’esclusione egoista aggrava l’ingiustizia di quelle diseguaglianze.
(fonte Centro Studi Sereno Regis)
Riguardo poi alla criminalità organizzata che importa prostituzione e altro vogliamo sommessamente ricordare alla Lega settimese e al signor Cernusco che le rotte sono ben altre che quelle via mare e che la prostituzione delle donne nigeriane e non, sulle nostre strade e nelle nostre case, data ben prima del fenomeno dei migranti. Non ci risulta che la sorte di queste donne sia mai stata particolarmente a cuore e abbia smosso le coscienze, tranne quelle di molti sacerdoti e religiose e religiose, nonché di laici e associazioni di credenti e uomini di buona volontà .
Ricordiamo anche quanto nel nostro paese mafia, ‘ndrangheta, camorra rappresentino e siano di fatto realtà ormai diffuse a tutti i livelli, da nord a sud. Riteniamo che la lotta alla criminalità debba riprendere vigore soprattutto in questa direzione. Senza dimenticare la corruzione diffusa e l’evasione fiscale che spesso restano drammaticamente impunite
Forse anche il concetto di carità è distorto a proprio uso e consumo: illegalità e sfruttamento vanno combattuti, ma le vittime non possono essere punite allo stesso modo dei carnefici. Ecco cos’è la carità.
I migranti economici: la distinzione così sbandierata contiene un vago sapore di disprezzo; forse la capacità di guardarsi indietro permetterebbe di vedere quanti migranti economici ci sono stati nelle nostre famiglie, e non solo quelle del sud: pensiamo ai flussi migratori massicci, a più riprese, dal Veneto.
Quella frase del vangelo di Matteo “Ero straniero e mi avete accolto”, può piacerci o meno, però non può non interpellare le nostre coscienze.
Ci piace concludere con un brano tratto dall’esortazione apostolica di papa Francesco Gaudete et exultate:
"Spesso si sente dire che, di fronte al relativismo e ai limiti del mondo attuale, sarebbe un tema marginale la situazione dei migranti; alcuni cattolici affermano che è un tema secondario rispetto ai temi 'seri' della bioetica...". Ma, sottolinea il Papa, "che dica cose simili un politico preoccupato per i suoi successi si può comprendere; ma non un cristiano a cui si addice solo l'atteggiamento di mettersi nei panni di quel fratello che rischia la vita per dare un futuro ai suoi figli". Il santo padre ricorda che "non si tratta dell'invenzione di un Papa o di un delirio passeggero...".
Tiziana Tiziano, Paola Pesci, Lidia Rosso, Michaela Magagnin , Paolo Traso, Maria Nosengo, Stefano Leccese, Lucia Sabato, Giampiero Castellano, Davide Rosso, Matteo Rosso, Vincenzo Musso
insieme a un gruppo di altri laici credenti delle Parrocchie di Settimo Torinese
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