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17 Maggio 2018 - 16:01
Un momento della serata trascorsa con i profughi
Clima ideale per la serata dedicata ai profughi organizzata per lo scorso venerdì 11 maggio, all’esterno della struttura “Città dei ragazzi”. L’idea della responsabile Valeria Sainato è stata quella di far conoscere, a chi non vive in prima persona la struttura, quelle che sono le attività che i ragazzi stanno svolgendo, condividere una cena etnica, preparata dal cuoco Moamed, e far vivere ai ragazzi minori un momento di socialità diverso dalla consuetudine. All’invito hanno aderito anche il sindaco Marco Bongiovanni, il parroco don Tonino ed il diacono Roberto. Era presente anche Padre Melodius, proveniente dalla Tanzania, che sta trascorrendo il mese di maggio a San Mauro, piacevolmente colpito dall ‘ottima organizzazione della“Città dei ragazzi”.
“E’ improbabile che i miei connazionali fuggano da una terra a cui sono molto legati, ricca di parchi nazionali con un dislivello che va dal mare ai 2000 m d’altitudine, dove la politica è determinante nel funzionamento della nazione”, ha raccontato Padre Melodius.
Sono stati esposti dei piccoli lavori di falegnameria eseguiti dai ragazzi, il laboratorio si svolge all’interno della casa sotto la direzione di Eros.
Inoltre i ragazzi frequentano il circo”Casa circostanza fondazione Uci ( Uniti crescere insieme) e la compagnia teatrale“Assai Asai”, il loro primo spettacolo si svolgerà a Torino il prossimo 15 giugno. Lo studio della lingua italiana è costante e fondamentale per il loro inserimento, alcuni frequentano laboratori di meccanica o altro, hanno formato un piccolo complesso musicale e stanno anche iniziando a ripulire i boschi circostanti e a ripristinare l’orto.
Le cipolle stanno crescendo e venerdì scorso sono state interrate piantine di pomodoro.
In un breve momento che si è svolto all’interno della casa, i ragazzi si sono esibiti in una canzone esprimendo le parole con la lingua dei segni.”Se tutti si conoscessero la lingua dei segni non ci sarebbero più barriere”è stato detto.
La serata si è conclusa quando le luci delle città di Torino e San Mauro hanno trasformato il paesaggio circostante in un quadro stupendo.
“Dobbiamo accogliere i lebbrosi del nostro tempo”, diceva Papa Francesco e San Mauro con le tre case per i profughi e la famiglia curda ne sta accogliendo un centinaio.
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