Cerca

Attualità

"Padella Piemontese": la nuova paella di Mencagli, nata dalla Vuelta e lanciata alla conquista del Piemonte (VIDEO)

Un piatto che unisce la paella valenciana e le eccellenze del Piemonte. Fabrizio Mencagli: «Un’idea che avevo da tempo, la Vuelta mi ha dato l’occasione giusta»

Domenica 7 settembre non è stata una domenica come le altre. Al Ristorante Mencagli di Monteu da Po si è respirata un’atmosfera che andava oltre il semplice pranzo: era la celebrazione di un’idea diventata realtà, il debutto ufficiale della Padella Piemontese. Non una variazione della paella, ma un nuovo piatto capace di unire l’anima iberica alla forza e all’identità del Piemonte. Una creazione che porta la firma dello chef Fabrizio Mencagli, custode di una tradizione familiare che dal 1981 riempie di profumi e sapori il locale incastonato tra le colline chivassesi sulla provinciale 590 della Valle Cerrina.

L’occasione era speciale e il pubblico all’altezza: amministratori, sindaci dei paesi vicini, assessori regionali, consiglieri, sommelier, cuochi, critici gastronomici e amici. C’erano volti noti come Andrea Tronzano, assessore regionale, Gianna Pentenero, consigliera, i sindaci di Lauriano, Monteu da Po, Cavagnolo e San Sebastiano da Po, Carlo Nicosia presidente dell’Ascom di Chivasso, i cuochi dell’associazione Cuochi della Mole, e produttori simbolo del territorio come Giuliano Bosio, custode del Baratuciat, e Piero Rondolino, inventore del riso Acquerello. C'erano i rappresentanti dell'associazione provinciale Cuochi della Mole.

In sala, le note del sax di Carlo Bellani hanno dato ritmo e colore, trasformando il pranzo in un’esperienza collettiva di quelle che restano impresse.

Mencagli con i sindaci del territorio

A dare il via alla giornata è stato un brindisi che profumava di Piemonte: il Sangretto, interpretazione locale della sangria. Nel bicchiere, infatti, non c’erano solo vino e frutta, ma un intreccio di sapori che raccontano il territorio: il Brachetto, il Vermouth torinese, il Ratafià di amarene biellese, le pesche di Borgo d’Ale, insieme ad agrumi e foglie di menta. Subito dopo, le Tapas sabaude: robiola di Cocconato con olio di Almese, tortilla di patate, crema di formaggio con nocciola IGP, pizzette e perfino ostriche. Un antipasto che sapeva di dialogo, di apertura, di incontro tra due mondi.

Poi, l’attesa protagonista. Quando la Padella Piemontese è arrivata in sala, si è capito che non si trattava di un esperimento, ma di un vero atto d’amore verso il Piemonte. Il Carnaroli Acquerello di Rondolino si è fatto abbracciare da ingredienti che più piemontesi non si può: il coniglio grigio di Carmagnola, i fagiolini, le rane delle risaie vercellesi, i gamberi di fiume, la salsiccia di Bra e i peperoni di Carmagnola. Il tutto legato dalla bagna caoda, che ha dato forza e profondità al piatto, mentre i ciuffi di salsiccia cruda hanno regalato un colpo di autenticità. Una ricetta che si rifà alla paella valenciana solo per la cottura e per il tegame tipico, ma che per il resto è Piemonte puro. «La padella piemontese in poche parole è un’idea che avevo già da tempo – ha spiegato Fabrizio Mencagli –. Ho sempre pensato che la paella potesse dialogare con i nostri prodotti. La Vuelta mi ha dato l’occasione giusta per portarla alla luce, per darle visibilità. A Torino, ai Giardini Reali, durante la presentazione delle squadre, ho potuto cucinarla per la prima volta davanti a tanti ospiti. Da lì ho capito che era arrivato il momento di portarla anche a casa, nel mio ristorante».

In effetti, la storia di questo piatto nasce proprio dalla Vuelta a España 2025, che il 23 agosto è partita da Torino. Non un evento sportivo qualsiasi, ma una vetrina internazionale che ha portato il Piemonte sotto i riflettori di mezzo mondo. Per l’occasione, la Regione e l’Unione Regionale Cuochi Piemontesi hanno creato un menù speciale che unisse Spagna e Piemonte. Mencagli è stato il coordinatore della brigata di chef che il 21 agosto, ai Giardini Reali, ha servito un aperitivo per trecento invitati durante il galà di presentazione delle squadre. Lì, per la prima volta, ha presentato la sua Padella Piemontese. Domenica 7 settembre, quindi, non era solo un pranzo: era il coronamento di un percorso iniziato sotto i riflettori della Vuelta e riportato nella sua Monteu. «La paella valenciana è un grande piatto, ma io volevo fare qualcosa che ci rappresentasse davvero – ha aggiunto Mencagli –. L’unico legame con la versione spagnola è il tegame e i peperoni. Tutto il resto viene dal nostro territorio: i piselli di Casalborgone, i gamberi di fiume, le rane, il coniglio grigio, la salsiccia di Bra, la bagna caoda. È un piatto che racconta chi siamo. E che oggi entra ufficialmente nel menù del ristorante accanto alla paella, la nostra tradizione di famiglia».

Mencagli con il figlio Manuel, Tronzano e Palena

Ma non c’è stata solo la padella. In tavola è arrivata anche la Pluma iberica, il taglio pregiato di pata negra marinato nel Nebbiolo con miele e spezie, trasformato in una tagliata servita con purea di timo e uva caramellata. A equilibrare ogni portata, i calici scelti con cura: il Baratuciat di Giuliano Bosio, la Barbera Policalpo di Cascina Castlèt, il Moscato d’Asti. Ogni vino ha fatto il suo lavoro: accompagnare senza mai coprire.

Il gran finale è stato dolce e sorprendente: i churros di meliga con gelato al Passito di Caluso. Due mondi che si sono incontrati di nuovo, chiudendo il cerchio con leggerezza e gusto. Una conclusione che ha lasciato il segno, perché non era solo un dolce, ma un simbolo dell’intero percorso.

Il pranzo del 7 settembre ha segnato l’inizio di una nuova fase per il Ristorante Mencagli. La Padella Piemontese da oggi non è più solo un’idea, un piatto speciale per una ricorrenza. È entrata nel menù accanto alla paella, diventando parte dell’identità della casa. «La nostra famiglia porta avanti questo ristorante da più di quarant’anni – ha detto Mencagli –. Io cucino da quando avevo 14 anni e oggi continuo insieme a mio figlio Manuel. C’è la tradizione, ma c’è anche la voglia di migliorarsi, di creare qualcosa di nuovo che resti. La padella piemontese è questo: un simbolo di continuità e innovazione».

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori